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Benigni e l’amore a eterna vista per la moglie: “Il Leone d’oro è tuo”

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Ekaterina Chesnokova / Sputnik / Sputnik via AFP

Annalisa Teggi - pubblicato il 02/09/21

Ricevendo il premio alla carriera si è preso qualche minuto per ricordare il legame eterno con sua moglie Nicoletta Braschi: "Abbiamo fatto tutto insieme e io conosco una sola maniera di misurare il tempo: con te e senza di te".

Il vestito più bello che abbiamo visto sfilare alla Mostra del Cinema di Venezia è quello che ha confezionato parola per parola Roberto Benigni per sua moglie Nicoletta Braschi. Nel ricevere il Leone d’Oro alla carriera si è preso un paio di minuti per parlare dal palco solo a lei, per rinnovarle l’amore che li lega da 40 anni.

La prima volta che ti ho conosciuta, mi ricordo, emanavi così tanta luce che ho pensato che Nostro Signore facendoti nascere avesse voluto adornare il cielo di un altro sole.

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C’è bisogno di Roberto Benigni

Si è aperta a Venezia la Mostra del Cinema numero 78 e lo potremmo intuire anche solo dai giornali che si riempiono di tante chiacchiere sui red carpet. Vestiti promossi, vestiti bocciati, pettegolezzi su attori e attrici e così via. Si percepisce che il mondo dello spettacolo vuole lasciarsi alle spalle i tempi cupi della pandemia, ma saranno queste sfilate sfarzose sui tappeti rossi a ridare nuovo slancio al settore? A quanto pare no.

E lo ha detto chiaramente la regista Jane Campion, motivando la scelta di dare il Leoned’oro alla carriera a Roberto Benigni.

In questo momento difficile per i registi, per le persone di tutto il mondo così come qui in Italia, c’è bisogno di Roberto Benigni. È un genio comico con un cuore e una sincerità che possono incarnare la gioia. Per favore, tutti voi al festival siate pronti a innamorarvi, se non di qualcun altro, allora di Roberto Benigni. Sua moglie Nicoletta Braschi è la sua Beatrice, la sua guida, la sua bellezza scandalosa, il suo pari artistico, il suo pensiero libero, la mente aperta, il profondo stupore poetico, il suo miracolo. E il leone sarà il loro animale domestico condiviso.

C’è già qui l’intuizione che la gioia non si misuri in paillettes, griffe e acconciature, ma sia possibile custodirla e raccontarla al mondo solo dentro uno spazio affettivo autentico. Benigni è il suo sorriso, ancora meglio la sua risata. E mani che gesticolano e corpo effervescente. E voce che passa dalla battuta salace dei toscani ai versi del Paradiso dantesco. Da Dante Benigni ha imparato che la vita è una commedia (cioé una storia e lieto fine) e lo si scopre prendendo sul serio l’amore per una donna.

“Il Leone d’oro è tuo, Nicoletta”

È salito sul palco e ha fatto quello che gli riesce meglio, essere allegramente se stesso. Roberto Benigni ha parlato per 8 minuti sul palco di Venezia, tenendo una mano sul Leone d’oro e puntualissimo nello smorzare le sue parole con l’ironia quando il discorso poteva precipitare nel serio e distaccato. La sa lunga, e sa che potenza disarmante sia il mostrarsi ridicolo: “Ho ballato nudo la rumba quando ho saputo di aver vinto questo premio“.

Nudo è rimasto anche quando, terminati i ringraziamenti dovuti ad amici e collaboratori, si è concesso il lusso (e ci ha concesso il dono) di fare l’innamorato. Con l’occhio e il cuore del regista esperto ha scelto l’inquadratura giusta e ha spostato la scena: i riflettori erano su di lui, ma lui ha fatto in modo che tutti guardassero sua moglie. Le ha parlato per due minuti come fossero soli in sala:

Concedetemi qualche momento per dire qualcosa della persona che è nell’apice dei miei pensieri, che come dice Dante ‘mparadisa la mia mente, ed è qui in sala stasera: la mia attrice prediletta, Nicoletta Braschi. Non le posso nemmeno dedicare questo premio, perché è suo. Ti appartiene, lo sai, e quindi lo dedicherai tu a chi vorrai. […] Abbiamo fatto tutto insieme per 40 anni, produzione, interpretazione e ideazione dei film. Quanti film abbiamo fatto! Che poi, come si fa a misurare il tempo in film? Io conosco una sola maniera di misurare il tempo: con te e senza di te.

Il video è a disposizione di tutti e qui siamo al minuto 6.42. Lo dico da moglie che ha già fatto guardare al marito questo passaggio due o tre volte. Sì, vale come corso di recupero di elementi essenziali di romanticismo.

Ma fuori dall’ironia spicciola, c’è di più. Mio marito infatti ha commentato con un’intuzione apprezzabile: Benigni se lo può permettere, grazie a Dio. E intedeva dire che in un mondo in cui i discorsi pubblici sull’amore devono essere sempre più ripuliti dalle evidenze primarie, ecco di nuovo un marito che si prende la scena per dire quelle cose che toccano il cuore di ogni moglie. Abbiamo bisogno di sentirci dire le solite vecchie cose sull’amore perché mostrano la fragilità delle ultime trovate sull’affetto generico, asessuato, libero, fluido. Il tempo di un matrimonio si misura in coppia, e per quanto suoni poetico dire : “Conosco una sola maniera di misurare il tempo: con te e senza di te”, qui c’è anche l’ipotesi coraggiosa della fiducia e dell’affidamento.

E’ l’opposto di chi ama dicendo: “Questo è il mio spazio e questo è il tuo spazio”. Il mio tempo siamo noi, ed è una bella avventura. Nicoletta, silenziosa tra il pubblico, annuisce. Protagonista, senza dire una parola.

La coda e le ali

Il passo indietro di un uomo è un gesto ancora apprezzabile? Viene da chiederselo leggendo e ascoltando certe esasperazioni in tema di parità di genere. Alla cerimonia di premiazione che ha visto protagonista Roberto Benigni c’è stato un marito applaudito a scena aperta e una moglie seduta in platea, in disparte. Poi c’è stato un discorso in cui quello stesso marito si è messo in disparte per illuminare la moglie. Credo che entrambe le scene possano aver turbato certe quote rosa che si lamentano sia degli uomini sempre in prima linea, sia degli uomini che fanno un passo indietro per lodare le compagne.

Benigni ha mostrato il volto più tradizionale e sfacciato dell’amore, quello che usa l’iperbole spinta e che osa parlare di bellezza ed eternità senza ricorrere a sinonimi più neutri:

Non ti posso dedicare il premio, però possiamo dividercelo. Io mi prendo la coda, per manifestarti la mia gioia, per farti vedere la mia allegria. E il resto è tuo, le ali soprattutto. Se qualche volta nel lavoro che ho fatto qualcosa ha preso il volo è grazie a te, al tuo talento, al tuo mistero, al tuo fascino, alla tua bellezza, al tuo talento di attrice. Quante cose ho imparato ascoltandoti recitare sul set. […]. Le donne si sa hanno qualcosa che noi uomini non comprendiamo, è veramente un mistero senza fine e bello. Aveva ragione Groucho Marx quando diceva: “Gli uomini sono donne che non ce l’hanno fatta”. Ed è così. Io non ce l’ho fatta ad essere come te, Nicoletta.

Ho fatto tutto grazie alla tua luce. Se qualcosa di bello e buono ho fatto nella mia vita è stato sempre attraversato dalla tua luce. Quanta luce emani. La prima volta che ti ho conosciuta, mi ricordo, emanavi così tanta luce che ho pensato che Nostro Signore facendoti nascere avesse voluto adornare il cielo di un altro sole. Guarda, è stato proprio quello che si dice un amore a prima vista. Anzi a ultima vista. Anzi a eterna vista.

Applausi e sipario. L’attore deve pronunciare parole pensate, capaci di suscitare una reazione viva nel pubblico. Benigni lo sa bene, sa di aver pronunciato una lode pubblica della sua amata, con la stessa premura con cui Dante mostrò al mondo intero la sua Beatrice.

Forse tra le pareti domestiche il loro amore avrà parole diverse, incomprensibili al pubblico e care a chi le ha imparate negli anni. Ma il punto è un altro. In questo gesto pubblico abbiamo visto il vecchio eterno ritratto dell’amore tra un uomo e una donna. L’incanto dell’innamoramento, la quotidianità dell’opera che è il matrimonio e l’ipotesi di camminare insieme fino all’eternità. Avrà mica ancora qualcosa da dirci?

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