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Giornata del Creato: la Chiesa chiede una transizione ecologica “autentica”

Croix du Lac d'Allos

© Michel Cavalier / Biosphoto / Biosphoto via AFP

Croix du Lac d'Allos

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 01/09/21

Da oggi, per trentaquattro giorni, i 2,2 miliardi di cristiani sparsi per il mondo si uniscono nella preghiera, nella riflessione e nell’impegno comune per rinnovare la propria relazione con Dio e la Creazione

Oggi si celebra in tutto il mondo la Giornata mondale del creato, che ha come tema “Una casa per tutti? Rinnovare l’oikos di Dio”, laddove oikos significa sia casa sia famiglia. Una giornata che è solo l’inizio di un periodo detto Tempo del creato che finisce il 4 ottobre, giorno in cui si commemora San Francesco

Quindi da oggi, per trentaquattro giorni, i 2,2 miliardi di cristiani sparsi per il mondo si uniscono nella preghiera, nella riflessione e nell’impegno comune per rinnovare la propria relazione con Dio e la Creazione.  

Laudato si’ e disastri ambientali

Un tema al centro del pensiero di Papa Francesco, a cui ha dedicato la splendida enciclica Laudato si’ (in cui per esempio nel capito VI parla di conversione ecologica), e che anche di recente ha messo l’accento sulla necessità di una visione integrale dell’uomo in rapporto con la natura. E i disastri ambientali che anche questa estate hanno devastato diversi angoli del nostro pianeta ci ricordano che l’uomo non può prescindere dal rispetto per la Terra (Famiglia Cristiana, 1 settembre).

NICARAGUA
Frane, uragani, mareggiate, alluvioni: il risultato dei cambiamenti climatici.

Padre Josh: opera palpitante di Dio

Padre Josh Kureethadam, coordinatore del settore Ecologia e creato del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, spiega ad Avvenire (1 settembre)

“La strada per attuare una transizione ecologica autentica, e non un semplice slogan, è quella indicata nella Laudato si’. Implica, per prima cosa, vedere crisi ambientale e crisi sociale come un’unica emergenza. Richiede, inoltre, uno sguardo contemplativo sulla realtà: non è semplice materia inerte ma opera palpitante di Dio. I Padri della Chiesa ci ricordavano che il Signore si rivela in due opere: il libro delle parole, ovvero le Scritture, e il libro delle opere, il Creato. A tal fine, è necessario che questi temi diventino parte integrante della formazione, della catechesi, degli studi. L’approccio deve poi essere comunitario. Non possiamo “appaltarlo” solo a politici ed esperti”. 

L’ecologia c’entra eccome con la fede

Eppure, ancora adesso molti cristiani, incluso tanti cattolici, si chiedono che cosa c’entri l’ecologia con la fede.

«È alquanto strano – replica Padre Josh – Il cristianesimo non è un vago spiritualismo, è la religione dell’Incarnazione. Il mondo ci riguarda. Le sofferenze dei poveri ci riguardano, perché Cristo si identifica con loro. E tra questi poveri, c’è la nostra casa comune, tanto ferita. Restare indifferenti a questo dolore, significa ignorare il dolore di Gesù».

BOTTLE
Differenziare i rifiuti, è una forma di rispetto nei confronti dell’ambiente.

Il “cambiamento” secondo i vescovi

«Il cambiamento – aggiungono i Vescovi italiani, in una nota sulla Giornata del Creato . si attiva solo se sappiamo costruirlo nella speranza, se sappiamo ricercarlo assieme: “Insieme è la parola chiave per costruire il futuro: è il noi che supera l’io per comprenderlo senza abbatterlo, è il patto tra le generazioni che viene ricostruito, è il bene comune che torna a essere realtà e non proclama, azione e non solo pensiero” (IL, n. 29). Il bene comune diventa bene comune globale perché abbraccia anche la cura della casa comune» (Avvenire, 7 giugno). 

La “spia” dei fuochi

L’intervento di don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Conferenza Episcopale Italiana, è durissimo: 

«I fuochi accendono una spia. Il Pianeta soffre. E l’uomo ha le sue colpe. I cambiamenti climatici creano condizioni favorevoli al sorgere di roghi. Quando un’area prende fuoco, la devastazione è totale. In qualche caso muoiono persone. Di sicuro vengono uccisi animali. Viene distrutta la biodiversità. Finiscono in cenere decenni di lavoro umano. In più, peggiora la qualità dell’aria e aumenta a dismisura la quantità di CO2 rilasciata in atmosfera».

«La desertificazione dei terreni è segno di una desertificazione più profonda, che è umana e morale».

Riconoscere il peccato ecologico e convertirsi

Dunque, incalza don Bruno, «c’è un’umanità che distrugge e degrada. Siamo capaci di bruttezza e di aridità se la vita non è rinnovata dalle relazioni con Dio, con i fratelli e con il Creato. Solo nella consapevolezza del peccato ecologico e degli ecocidi di cui siamo responsabili può nascere la conversione. C’è bisogno di una nuova mentalità. Chi invoca solo controlli, multe e inasprimento delle pene (necessarie!) non ha capito che la questione è anche educativa. È in gioco la nostra dignità» (Famiglia Cristiana, 1 settembre).

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