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Cos’è un vizio in materia sessuale e come si affronta?

SEXY TEACHER

Di Alina Cardiae Photography - Shutterstock

Catholic Link - pubblicato il 01/09/21

di Daniel Torres Cox

Giovanni Pico della Mirandola è stato un pensatore rinascimentale che ha riflettuto molto sulla dignità dell’essere umano. Diceva che l’essere umano era stato posto al centro dell’universo – sotto le creature spirituali, ma al di sopra di quelle terrene –, anche se senza un posto fisso.

Non aveva un luogo fisso perché, attento alla sua libertà, potesse scegliere il proprio posto. Era un camaleonte che poteva abbassarsi fino alla bestia più inferiore e diventare una di esse o elevarsi al livello degli angeli, e perfino diventare una cosa sola con la divinità.

Chiaramente Pico della Mirandola parlava in modo metaforico, perché l’essere umano non può abbandonare il suo posto e smettere di essere ciò che è per diventare un’altra cosa.

Qualunque cosa faccia, rimarrà un essere umano. Non per questo, però, è meno interessante il ruolo che questo pensatore attribuisce alla libertà, e qui c’è un’intuizione che vale la pena di sviluppare.

L’esercizio della mia libertà mi trasforma. Non cambia certamente la mia natura, perché qualunque cosa faccia non smetterò di essere umano, ma è in grado di modificare profondamente questa natura, perfezionandola o danneggiandola. È di questo che parleremo oggi.

1. Le mie azioni generano abitudini

Ogni azione libera che compio lascia un’impronta nella mia persona. All’inizio questa impronta è impercettibile, come quella che lascia chi attraversa un campo per la prima volta.

Man mano che l’azione si ripete, però, si crea un solco, un cammino, che fa sì che l’azione realizzata diventi sempre più semplice ed efficiente, e come accade con chi attraversa un campo – più si passa nello stesso punto, più si crea un cammino.

Dopo varie camminate si può vedere chiaramente che il campo è stato modificato. Non ha smesso di essere quello che è, un campo appunto, ma non è più uguale, c’è un cammino in cui è più facile passare. È questo che accade con le abitudini.

Le abitudini si acquisiscono mediante la ripetizione di atti liberi, e come accade con il campo, più ripeto l’atto, più si delinea in me un cammino. Grazie all’abitudine, la mia natura si è vista “qualificata” – nel bene o nel male.

Non invano gli antichi chiamavano le abitudini “seconda natura”, per esprimere come in qualche modo divento quello che faccio, anche senza arrivare agli estremi di cui parlava Pico della Mirandola.

Ad ogni modo, quello che voglio dire è che le abitudini ci modificano profondamente.

2. “Divento” quello che faccio

L’atto proprio della giustizia consiste nel dare a ciascuno ciò che gli spetta, e la persona che sostiene nel tempo questa azione acquisisce a poco a poco questa abitudine. Ciò che è interessante è che l’abitudine acquisita non viene considerata un possesso esterno o una sorta di capo d’abbigliamento.

La persona che ha l’abitudine della giustizia è giusta. Le azioni che compie – e sono diventate abitudine – l’hanno modificata interiormente, e così ha acquisito una nuova qualità che fa parte della sua persona.

Le abitudini modificano interiormente la persona, ma lo fanno allo scopo di realizzare atti concreti. Quali? Proprio quelli che hanno dato origine all’abitudine.

Per questo, una persona che ha acquisito l’abitudine della giustizia realizzerà atti di giustizia in modo sempre più (1) facile, (2) rapido ed efficiente, e (3) con un certo piacere.

Quando a furia di passare spesso nello stesso punto si crea un percorso in mezzo al campo, risulta più semplice – e quasi “naturale” – continuare a passare di lì.

Le tre caratteristiche segnalate sono comuni a tutte le abitudini, sia a quelle che perfezionano che a quelle che tolgono perfezione. Gli atti che ci perfezionano come esseri umani danno origine ad abitudini positive, chiamate virtù, mentre quelli che allontanano dalla perfezione danno origine ad abitudini negative, ovvero a vizi.

3. Una ferita nella nostra natura

Le virtù che acquisiamo ci portano inevitabilmente a spiccare. Attraverso di loro, la nostra natura si perfeziona sempre più, e diventiamo davvero la versione migliore di noi stessi.

Le virtù modificano la nostra natura rendendola piena, sempre migliore, più efficiente, più perfetta. I vizi, invece, fanno il contrario.

Un vizio è come attraversare il campo nel punto sbagliato. Strappo arbusti, calpesto fiori, spavento la fauna. Insomma, danneggio il campo. Lo stesso accade con la nostra natura.

I vizi mi spingono a continuare a compiere gli atti propri di quel vizio. Si tratta di atti che ci tolgono perfezione proprio perché ci danneggiano. Pensiamo al vizio di mentire, di consumare droghe, di rubare, di masturbarsi, di visionare materiale pornografico o di relazionarsi agli altri cercando di massimizzare il proprio piacere.

Sono tutti atti autodistruttivi, che ci danneggiano. E più li compio nel tempo, più mi danneggio.

4. Una ferita che non mi permette di avanzare

Come ogni abitudine, i vizi mi modificano profondamente, anche se in senso negativo. Chi ha un vizio, ha in realtà una ferita nella sua natura. Come accade con le ferite del corpo, i vizi richiedono tempo per guarire.

Tener conto di questo è importante per non scoraggiarsi quando si accetta la coraggiosa – e necessaria – sfida di abbandonare i propri vizi. “Perché continuo a guardare materiale pornografico pur sapendo che è sbagliato?”, “Perché, pur essendo consapevole del male che mi fa, sento di non poter smettere?”

Un vizio è come un taglio su una gamba. Più ripeto l’atto, più il coltello affonda nella pelle, tagliando muscoli e arrivando fino all’osso.

“Dottore, tra quanto potrò tornare a correre?” Dipende dalla profondità della ferita, dai medicinali che si assumono, dalla capacità di rigenerazione della persona…

“Perché mi confesso e torno a consumare materiale pornografico?”, “Perché continuo a farlo pur sapendo che influisce negativamente sulla mia relazione?”, “Forse non amo Dio?”, “Non amo il mio partner?”

A volte il problema non è la mancanza d’amore, ma la profondità della ferita. Per quanto ami davvero – e con grande intensità –, la cosa più probabile è che se ho i muscoli della gamba danneggiati non potrò correre.

Se sono consapevole del fatto di avere una ferita, sarà più facile continuare a perseverare di fronte alle cadute che si verificano spesso nel cammino di guarigione, come accade con tutti i vizi.

5. Il mondo della sessualità: il potere curativo dell’amore

Tutti i vizi che si possono acquisire in materia di sessualità si originano a partire da atti contrari all’amore, amore inteso come la decisione di cercare il bene e il meglio per l’altra persona.

Per questo i vizi in materia di sessualità passano per una strumentalizzazione dell’altra persona per cercare il proprio bene. Parliamo del fatto di usare l’altra persona, il che è l’opposto di amarla.

Due contrari non possono coesistere. Per questo, un modo di indebolire un’abitudine è compiere atti contrari ad essa, il che fa sì che quell’abitudine a poco a poco perda forza e al suo posto appaia l’abitudine contraria. Per questo, ad esempio, la virtù della castità perde forza quando si visiona materiale pornografico.

Allo stesso modo, il vizio di visionare materiale pornografico perde forza nella misura in cui si sostiene nei confronti degli altri un atteggiamento d’amore, e questo si applica a tutti i vizi che si possono avere in materia di sessualità.

Ciò che voglio dire con questo è che l’amore ha un grande potere curativo. Alcune ferite non si curano con il passare del tempo, richiedendo un trattamento. Per questo, a volte non basta semplicemente “smettere di visionare materiale pornografico”, o qualunque cosa si sia fatto.

Nell’ambito della sessualità, questo trattamento implica il fatto di realizzare atti concreti d’amore che si possano sostenere nel tempo, atti che in materia di sessualità configurano la virtù della castità.

In questo articolo, parlando di come curare i vizi in materia di sessualità, mi sono concentrato solo su un approccio naturale, ma da un punto di vista soprannaturale, la grazia – che si riceve ordinariamente grazie al sacramento della Confessione e alla Comunione frequente – rappresenta un aiuto insostituibile.

Il nostro autore ha anche un blog, www.amafuerte.com, dove potrete trovare altri contenuti su questo tema.

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link.

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