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Papà soli e sotto la soglia di povertà: “la casa dei babbi” ridona spazio alla paternità

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Shutterstock | Di mae_chaba

Giovanna Binci - pubblicato il 25/08/21

Un progetto per aiutare i papà in difficoltà a ritrovare lo spazio per ricominciare e per costruire la relazione coi figli. Oggi molti papà soli vivono anche sotto la soglia di povertà. Oltre la crisi familiare, c'è una crisi di ruolo a cui dare spazio.

I metri quadrati non sono esagerati (circa tre stanze) , l’affitto è simbolico (il primo bando prevedeva 100€ al mese), ma quello che viene restituito a questi papà in termini di dignità e futuro non ha prezzo. 

Una casa per papà

Il progetto del comune di Firenze si chiama “la casa dei babbi” e dal 2017 ospita in cinque appartamenti indipendenti uomini soli e in difficoltà sia economica che psicologica. 

È di questi giorni la notizia che, dopo i primi 400mila euro stanziati quattro anni fa, si aggiungeranno cinque nuovi nuclei abitativi che andranno a bando questa estate. Una bella notizia, ma che dà anche tanto da pensare sulla crisi delle famiglie e di un ruolo di cui non possiamo restare orfani.

«E’ una situazione di transizione e le persone inserite”, 

spiega Sara Funaro, assessore al welfare di Firenze

“Iniziano un progetto che prevede un sostegno psicologico, un accompagnamento educativo, insomma un percorso per ritrovare stabilità non solo dal punto di vista economico. Per loro e per i figli minori. Non ci sono tempi definiti»

Uno dei primi papà aiutati quattro anni fa è già riuscito a ripartire da solo. 

Di solito sono reduci da separazioni e divorzi. Alle spalle storie simili, frutto di una legislazione forse obsoleta, male applicata e molto consuetudinaria quando si tratta di affido dei minori e diritto di mantenimento: questo denunciano molti padri e le sempre più numerose associazioni che nascono sul territorio per rispondere al loro grido di aiuto. 

Papà nuovi poveri

Tralasciando il problema puramente legislativo, dell’applicazione più o meno corretta della legge, del cosiddetto fenomeno del mobbing genitoriale (cioè dell’abuso del genitore collocatario, in genere la madre, della sua potestà che va dalla manipolazione dei figli al sabotaggio delle visite), c’è un problema di riconoscimento del “ruolo” dei papà e di conseguenza, una mancanza di tutela

Quando si deve dividere, anche i ruoli diventano dei beceri “doveri” da separare insieme ai divani e all’argenteria: le madri devono “esserci”, i padri devono “mantenere”.

Case da lasciare con mutui o affitti da continuare a pagare, nuove spese per trovare una sistemazione, assegni di mantenimento, spese indirette per i figli: molti padri si trovano ad affrontare un impoverimento economico e spesso, a vivere sotto la soglia di povertà mettendo a rischio anche il diritto di visita. 

“in molti casi, nonostante la situazione economica in cui ci si trova, risulta difficile chiedere un sostegno economico agli enti comunali/regionali perché il valore ISEE è alto non avendo più i figli nello stato di famiglia. La bigenitorialità, la responsabilità congiunta nell’educazione dei figli, è irrealizzabile quando il papà non ha una casa e vive in macchina creando poi un circolo vizioso, con il rischio anche che il Tribunale per i minorenni possa togliergli i figli”,

raccontano i portavoce di un altro gruppo di sostegno ai papà, l'”Unione padri separati” in un recente appello su BolognaToday

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Storie diverse dietro ai numeri

“La collocazione dei figli presso la madre risulta in oltre il 90% dei casi. La collocazione dei figli presso il padre invece avviene in casi residuali, quando la madre viene ritenuta non idonea e di pregiudizio per la loro crescita sana. Il che conferma quanto appena detto: il giudice prima verifica l’attitudine della donna e, se non dovesse sussistere tale presupposto, accerta le capacità dell’uomo, per poi collocare i minori presso di lui. La casa viene assegnata alla mamma nel 70% dei casi e l’assegno di mantenimento da parte dell’uomo arriva al 94%”,

continua l’intervista. 

Dietro a questi numeri tante storie diverse, ognuna con le sue criticità e le sue verità. 

Quando c’è la fine di un matrimonio o di un rapporto dove abbiamo mescolato sangue e soldi, non si può parlare di vittoria basandosi sul monte ore da strappare all’altro coniuge per stare con  la prole, da chi riesce a tenersi la casa o dalla cifra su un assegno.

Difficile dividere un sistema

Una famiglia non è una semplice sommatoria di ore, soldi e doveri, da cui si può facilmente sottrarre e mutando l’ordine degli addendi il risultato non cambia. Una famiglia è un sistema: ci sono due variabili che si definiscono insieme. Due equazioni separate unite da un uguale che fa quadrare tutto a fine giornata. Nel mezzo divisioni della spazzatura di buttare, potenze che elevano forze che certe mattine sembrano troppo poche anche per fare il caffè, parentesi tonde piene di priorità da sbrigare per prime, logaritmi di cui non ricordi bene la formula, ma in qualche modo devi risolvere e chi più ne ha più ne metta. 

Quando viene meno la relazione che fa stare in piedi tutto il sistema, diventa più difficile trovare una soluzione e, non sempre è facile trovarla col diviso

Si rischia, come dicono questi papà, di essere approssimativi e ridurre tutto a due parametri: tempo e soldi. La genitorialità è molto più di questo. E se le mamme sono, per ovvi e fisiologici motivi (ma nella società attuale nemmeno più tanto ovvi) una presenza fisica importante, soprattutto quando ci sono di mezzo bambini piccoli, i papà non possono solo “mantenere” la loro paternità

C’è una crisi di ruolo prima che una crisi familiare, a cui far fronte.

Non rinunciamo ai papà

“In tanti rinunciano ad essere genitori perché si vergognano delle loro condizioni, e per questo preferiscono allontanarsi dai figli piuttosto che farsi vedere come dei barboni“,

denunciano ancora su BolognaToday

Se stare con mamma sembra la ratio più seguita nel tutelare le esigenze dei bambini, è anche vero che non si può pensare a dei padri “parte time” o peggio quasi in versione “baby sitter” o modalita’ “bancomat”. Ogni caso è a sé, ogni storia familiare è diversa, certo, ma ogni relazione ha bisogno di tempo, attenzione e anche di un luogo, come ricorda il progetto “la casa dei babbi”, per crescere. Se questo viene garantito per una mamma, deve essere fatto anche per i papà. 

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