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Lotte tra generazioni, i farisei siamo noi?

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Lucandrea Massaro - pubblicato il 25/08/21

Violenza verso i genitori, figli che si rivolgono ai giudici per ottenere i soldi di famiglia, ma che cos'è se non un malcelato senso di superiorità?

Il Vangelo di oggi è una parola strana, parla di una generazione – coeva a quella di Gesù – i farisei, che con violenza si scagliano contro i padri, contro chi è venuto prima. Si sentono superiori, ma sono ipocriti ed è per questo che Gesù li accusa pubblicamente:

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità. 

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».

Mt 23,27-32

E’ una parola strana, non immediatamente comprensibile, almeno per me, fino a quando non mi sono imbattuto in una notizia riportata il giorno prima sul blog di Concita De Gregorio, su Repubblica. L’ex direttrice de L’Unità raccontava di una conversazione avuta con un avvocato che le ha svelato un trend molto particolare: i figli fanno sempre più spesso causa ai genitori. Riporta la De Gregorio:

“E’ un fenomeno molto diffuso, tra colleghi noto, ma se ne parla pochissimo: sa, i figli sono figli, il buon nome della famiglia, la vergogna, lo stigma sociale. Spesso sono persone della media o alta borghesia: preferiscono che non si sappia. Poi certo, alcuni casi finiscono in cronaca, esplode la violenza, dei fatti di sangue parlano i giornali. Ma mi creda: è capillare. I figli che pretendono dai genitori soldi, beni, che chiedono l’amministratore di sostegno per controllare le loro spese e contestarle. Arrivano a pretendere l’interdizione. I genitori arrivano spesso insieme, piangono. Specialmente le madri: in qualche modo li giustificano, sono pur sempre i loro figli, ma capiscono che si devono difendere e lo fanno”.

Invece Concita

Forse è un paragone errato, forse è perfino tirato, tuttavia questa notizia, questa violenza – psicologica, a volte fisica – dei figli verso i genitori, mi sembrava la stessa dei farisei. Gli uni si credevano puri, meritevoli della benevolenza del Signore, i figli moderni si sentono meritevoli delle sostanze dei loro genitori (torna alla mente la parabola del Figliol Prodigo che si fa dare la sua parte di eredità) senza accettare il peso dell’eredità: la morte. Godere della ricchezza (grande o piccola) senza passare per il crogiolo del dolore, prendere senza farsi prendere dal lutto, in pratica “rubare”.

Dunque la questione è questa: famiglie benestanti, non necessariamente ricche. Figli adulti, più che maggiorenni, a volte anche trenta-quarantenni, che con determinazione, rabbia, con violenza se non fisica senz’altro psicologica rivendicano il loro diritto ad essere mantenuti, a ereditare in vita dei padri, ad avere case, cose, denaro. “Colpisce la sicurezza con cui i giovani si sentono autorizzati ad avere quello che credono spetti loro: io penso che debba trattarsi anche di un’abitudine ad essere accuditi, la nostra generazione si è preoccupata troppo di eliminare le difficoltà che avrebbero potuto incontrare e così facendo li ha indeboliti. Infine, sono diventati violenti. Ma non è solo questo” [grassetto nostro, ndr]. Non può essere, dice l’avvocato, solo questo.

Tuttavia alla mentalità farisaica le Sacre Scritture contrappongono la missione di Elia e di Giovanni Battista, che deve tornare a “ricondurre il cuore dei padri verso i figli e quello dei figli verso i padri”. Ognuno di noi è figlio dei propri genitori, accusarli di qualche mancanza senza esercitare il perdono e la riconciliazione, non fa altro che accusarci di iniquità a nostra volta. Vale per i farisei del tempo di Gesù, e vale per le generazioni di oggi pronte ad accusare i genitori e le generazioni precedenti di ogni errore e di ogni nefandezza senza però avere il coraggio di porgere una mano e dire: “avete sbagliato, rimediamo insieme, come una famiglia”. Ecco – forse – qual è il problema che l’avvocato non ha capito…

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