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Durarono una settimana: le esperienze angeliche di Giovanni il “nano”

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 18/08/21
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Un giorno, disse Giovanni il "nano" a suo fratello maggiore, con il quale faceva vita anacoretica: "Voglio essere libero da tutte le preoccupazioni, come lo sono gli angeli”

Le esperienze angeliche dell’Abba Giovanni Colobos detto “nano” per la sua bassa statura. Egli fu uno dei più rinomati asceti che illustrarono i deserti dell'Egitto. Ma, prima di raggiungere questo grado di perfezione monastica, anche Giovanni detto “il nano”, fu giovane e inesperto nei cammini del cielo. 

A questa prima epoca della sua vita appartiene un aneddoto che ci ha conservato la collezione greca Apotegmas Patrum (Massime dei Padri). Un giorno, disse Giovanni a suo fratello maggiore, con il quale faceva vita anacoretica: "Voglio essere libero da tutte le preoccupazioni, come lo sono gli angeli, i quali senza lavorare servono costantemente Dio". E togliendosi il mantello, si addentrò nel deserto. 

REIMS CATHEDRAL

L'esperienze angeliche di Giovanni il Nano non durarono più di una settimana. Una notte chiamarono alla porta della cella che occupava Giovanni con suo fratello. "Chi è?" domandò questi. "Sono tuo fratello Giovanni", replicò una voce molto conosciuta. "Però se Giovanni si è trasformato in angelo già non abita più fra gli uomini!", replicò il fratello monaco da dentro. Giovanni continuò a pregare che lo aprisse: "Sono io" assicurava ripetutamente. 

La sua insistenza fu inutile. Suo fratello era deciso a dargli una di quelle lezioni pratiche a cui tanto si mostravano affezionati i Padri del deserto, egli desiderò che si stancasse aspettando fino al giorno dopo. Alla fine gli aprì la porta, e allo stesso tempo lo avvertì: "Vedo che sei uomo. Dovrai tornare a lavorare per guadagnarti il sostentamento”. Giovanni fece una profonda riverenza e disse: "Perdonami".

I monaci non sono angeli: sono uomini. Essi lo sapevano perfettamente. E la sottile ironia dei Padri del deserto non perdonava chiunque l'avesse dimenticato. Tuttavia la lezione del confronto suggeriva riferimenti, punti di somiglianza tra la vita dei monaci e la vita angelica. I testi su questo punto sono innumerevoli. Testi dei santi Padri, di Dottori della Chiesa, di storici, di autori asceti, di concili, della liturgia, affermano espressamente che la vita dei monaci è un'esistenza di angeli. 

La tradizione è unanime, in Oriente e Occidente. "Tu che ami appassionatamente l'ideale celeste della vita angelica”, diceva San Basilio di Cesarea a un candidato alla vita monastica, "entra coraggiosamente nella società dei monaci". I monaci formano una "milizia celeste e angelica" "costituiscono un ordine angelico"; "vivono tuttavia sulla terra come gli angeli del cielo".

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