Abbiamo intervistato il nuovo nunzio in Papua Nuova Guinea, monsignor Fermín Sosa, secondo ambasciatore messicano della Santa Sede nella storia della Chiesa
Monsignor Fermín Sosa è messicano, ha viaggiato in tutto il mondo inviato dalla Santa Sede, è poliglotta, ciclista, secondo nunzio apostolico messicano nominato da un Papa, senza paura del martirio, ed è stato mandato ai confini del mondo per compiere una missione apostolica e missionaria.
Il presule dichiara: “In Papua Nuova Guinea una celebrazione eucaristica può durare due ore; mentre noi stiamo qui a lamentarci per il fatto che la Messa dura 45 minuti, lì gioiscono e vivono con allegria la celebrazione eucaristica”.
Monsignor Fermín Sosa Rodríguez, grazie per averci concesso questa intervista per Aleteia. Per favore, può dirci dov’è nato, dove vive e dove vivrà?
Sono nato il 12 aprile 1968 nella città di Izamal, a 75 km dalla città di Mérida, nello Stato messicano dello Yucatán. Questa città è molto nota ed è chiamata “la città delle tre culture”. È iniziata come una città maya, poi è stata degli Spagnoli, e infine si è sviluppata la cultura meticcia.
È una città molto bella visitata da Giovanni Paolo II nel 1993. Vi ha anche incontrato gli indigeni dell’America Latina. Quando sono arrivati gli Spagnoli si sono stabiliti i Francescani e hanno costruito un grande convento, imponente, molto bello, che contiene quello che è considerato il secondo atrio più grande al mondo dopo quello del Vaticano. È un atrio con arcate di stile moresco.

Sono nato lì, ho vissuto lì negli anni dell’infanzia, e poi i miei genitori si sono trasferiti a Mérida, la città capitale dello Yucatán. Siamo andati a vivere lì per motivi di lavoro. Ho seguito tutta la mia formazione a Mérida, anche la mia formazione vocazionale, in parrocchia. La mia parrocchia è dedicata a Maria Immacolata, ed è nel Fraccionamiento Campestre.
Quando siamo andati a vivere in questa zona, la parrocchia ancora non esisteva. Avevo 7 anni quando è iniziata la fondazione, e sono entrato come chierichetto per aiutare il parroco con un gruppo di bambini che erano lì.
Da chierichetto sono passato ad altri gruppi apostolici, che ho formato con compagni e amici; avevamo un parroco molto attivo anche nei confronti dei giovani. La parrocchia è cresciuta rapidamente. Il mio parroco era una persona molto nota, e molta gente generosa ha aiutato la costruzione del tempio come tale. È una parrocchia molto feconda, e vi nascono molte vocazioni.
Ero coinvolto in quella dinamica con i giovani ed è nata un’inclinazione nel cuore ad essere sacerdote; non l’ho mai espresso fino a quando non sono stato chiamato a entrare in seminario, ma per tutto quel tempo c’era quell’inclinazione e quel “tarlo” nel cuore.
Non lo avevo mai esternato, finché un giorno il parroco, attraverso il vicario, mi ha inviato a seguire i corsi vocazionali, che sono stati un momento molto interessante della mia vita perché è stato un cambiamento radicale; studiavo, e poi ho lasciato gli studi per entrare in seminario.