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Quando Dio tace: l’esperienza della fatica nella preghiera

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Di Pilot96|Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 04/08/21

Tace e ti lascia senza soddisfazione immediata. Ed è perché Egli è sempre più grande di ogni nostra aspettativa e ci permette, col suo silenzio, di emergere nel rapporto con Lui nella nostra più profonda autenticità.

In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne.
Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio».
Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i discepoli gli si accostarono implorando: «Esaudiscila, vedi come ci grida dietro».
Ma egli rispose: «Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele».
Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: «Signore, aiutami!».
Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini».
«È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita. (Mt 15, 21-28
)

Il silenzio di Dio

Esiste un’esperienza terribile nella fede, ed è quella del silenzio di Dio. Questa esperienza terribile diventa un abisso di mistero quando poi ha a che fare con persone che vivono drammi dolorosissimi nella loro vita.

Il Vangelo di oggi mette in scena questo tipo di dramma: “Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio».

Ma egli non le rivolse neppure una parola.

L’esperienza della vera preghiera

Come si può accettare e vivere un’esperienza simile? Dobbiamo iniziare con il dire che la preghiera vera è sempre un’esperienza deludente.

La preghiera che dà immediatamente soddisfazione potrebbe anche essere un nostro escamotage psicologico per stare meglio, mentre la preghiera vera è vedere che Dio è sempre più grande di quello che ci aspettiamo da Lui.

E proprio perché più grande, innanzitutto demolisce le nostre aspettative. Ma per capirlo bisogna non scappare via dalla preghiera.

Attraversare l’apparente distacco del Signore

Bisogna attraversare questo silenzio, questa sensazione di indifferenza da parte Sua, esattamente come fa questa donna: “Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, – disse la donna – eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».

«Donna, grande è la tua fede!»

Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita”. Dio tace non per mancanza di amore, ma tace perché tu possa emergere nella tua più profonda autenticità. Se tu ci tieni a qualcosa ciò lo si vede da quanto sei ostinato.

Se lasci perdere significa che non ci tieni per davvero. L’esperienza della preghiera è l’esperienza di una fatica che ci costringe a capire davvero chi siamo e che cosa vogliamo davvero. La fede non la si vede da quello che si prova, ma da quanto si crede nonostante non si provi a volte nulla. Ecco il miracolo.

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