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La comunione “miracolosa”: casi di angeli che portano l’eucaristia ai mistici

PADRE OTTY
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 04/08/21
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Da San Bonaventura a Sant’Agnese da Montepulciano: le testimonianze degli episodi di eucaristia che arriva direttamente dalle mani dei messaggeri di Dio

Non solo grazie: ai mistici gli angeli custodi hanno concesso il dono della “comunione miracolosa”. Cosa significa? Che in circostanza non ordinarie, secondo testimonianze raccolte anche nei processi canonici, gli angeli sarebbero apparsi con l’eucaristia e l’avrebbero consegnata a questi mistici. Vediamo i casi più clamorosi nella storia della Chiesa, riportati nel nuovo libro di Marcello Stanzione “Ricevere la santa comunione in ginocchio.e in bocca” (edizioni Segno)

Le fonti dei primi secoli del cristianesimo e gli Acta Sanctorum menzionano diversi esempi di queste comunioni angeliche. Il monaco Marco, eremita nel deserto di Scete, riceveva così l’eucarestia dal ministero degli angeli, come pure sant’Onofrio, eremita nella stessa epoca (IV secolo) nel deserto della Tebaide – egli si comunicava miracolosamente il sabato o la domenica. 

ONOFRIO

Il loro contemporaneo Nilo l’Anziano: amante della solitudine e del silenzio, questo vecchio cortigiano di Bisanzio si era ritirato nel Sinai con suo figlio Teodulo, che condivideva il suo ideale. Teodulo fu preso da dei briganti e ridotto in schiavitù. Poi, avendo potuto evadere, egli venne a ritrovare suo padre, e finirono col farsi sacerdoti. Prima della loro ordinazione sacerdotale, i due uomini ricevettero più d’una volta l’eucarestia dalla mano di un angelo. Più tardi, Nilo si legò d’amicizia con san Giovanni Crisostomo. E fu nominato vescovo di Ancira, dove morì verso il 430.

San Bonaventura si sarebbe comunicato dalla mano del suo angelo custode prima della sua ordinazione sacerdotale, ma questa è una leggenda. I santi Stanislao Kostka e Gerardo Maiella, e alcune pie donne come Emilia Bicchieri in Italia, Ida di Louvain in Fiandra e, in un’epoca più recente suor Bertine Bouquillon (1800-1850), religiosa ospedaliera francese, hanno conosciuto simile favore, sia una sola volta, sia frequentemente. La lista, fino ai nostri giorni, potrebbe essere facilmente allungata, ma basta citare alcuni casi particolari degni di attenzione.

Santa Agnese da Montepulciano (1268-1317) ricevette la comunione dalla mano di un angelo, perché, essendo in estasi, ella non poteva strapparvisi per andare a messa: Qui, il lato meraviglioso dell’evento ha il sopravvento sul senso ecclesiale: la preferenza è data alle dolcezze dell’estasi e non alla partecipazione alla celebrazione liturgica.

Il fenomeno si riprodusse dieci volte, sempre per lo stesso motivo. È vero che il Cielo sembrava compiacersi nell’esaudire i capricci di quella pia monaca, chiamata d’altronde ad una vita di austerità e di sacrifici poco comuni. Occorrevano bene di quelle compensazioni per incoraggiarla!

Rifugiata in Italia dopo la tragica morte di suo marito, potente dell’isola di Chios, Maria Raggi (1552-1600) entrò nel terz’ordine domenicano e visse i suoi ultimi anni a Roma. Molto mortificata, vivendo poveramente, consacrando le sue giornate all’orazione e alle cure dei malati, ella ricevette le stigmate nel 1593, sette anni prima della sua morte. Quando si recava a comunicarsi, due angeli la accompagnavano. E, se accadeva ch’ella non potesse recarsi in chiesa, a causa dei mali di cui soffriva, il suo angelo custode veniva a portarle l’eucaristia, a meno che non fosse invece san Tommaso d’Aquino o san Vincenzo Ferreri.

La beata domenicana francese Agnese De Jesus Galand (1602-1634), detta comunemente Agnès de Langeac, fu un giorno messa alla prova dal suo confessore, che le vietò di comunicarsi. Dopo la messa, il sacerdote constatò che un’ostia mancava nel ciborio. E Madre Agnese a dirle sorridendo che, per comunicarla, il suo angelo custode aveva ben dovuto prendere le sacre specie là dove esse si trovavano! Il sacerdote comprese la lezione e non importunò mai più la pia monaca con tali proibizioni.

Più originale è la comunione mistica di Anna Maria Gallo (1715-1791), terziaria alcantarina a Napoli sotto il nome di Maria Francesca delle Cinque Piaghe e canonizzata nel 1867. Malferma, ella non poteva recarsi in chiesa, e si univa col cuore e con lo spirito alla messa che celebrava il suo confessore: 

L’angelo – il più spesso san Raffaele, talvolta il suo angelo custode – la comunicava a distanza al sangue di Cristo. “In realtà - riporta il suo confessore, san Francesco Saverio Bianchi (egli le sopravvisse di più di vent’anni e fu canonizzato nel 1951) - l’arcangelo Raffaele, dopo la consacrazione o, in ogni caso, prima della mia comunione, le portava il calice dell’altare e le permetteva di bere nel mentre ch’ella era inginocchiata a casa sua”.

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