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Scarcerato il mandante dell’omicidio di Don Diana: protestano i familiari

Don Peppe Diana 2

© Diocesi di Aversa

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 02/08/21

Il camorrista Nunzio De Falco scarcerato per gravi motivi di salute. La dura reazione dei familiari di Don Diana: lui lo avrebbe perdonato, noi no

Scarcerato il mandante dell’omicidio di don Peppe Diana – il parroco anticamorra di Casal di Principe ucciso nel 1994 mentre si preparava a dire messa – perché in gravi condizioni di salute. 

Nunzio De Falco, 71 anni, condannato a due ergastoli, era detenuto nel carcere di massima sicurezza di Sassari. Ma il tribunale di sorveglianza ne ha autorizzato il rientro a casa, a Villa Literno, nel Casertano (Il Mattino, 31 luglio).

Lo sgomento e il duro commento di Marisa Diana

Della vicenda parla oggi il quotidiano La Repubblica, riferendo anche la reazione di Marisa Diana, la sorella di don Peppe. «Per quello che ha fatto – ha detto Marisa Diana – quell’uomo avrebbe dovuto morire in carcere. Io non ho potuto abbracciare mio fratello negli ultimi istanti, don Peppe non è morto circondato dall’affetto dei propri cari. Dunque nemmeno chi è stato condannato come mandante del suo omicidio dovrebbe avere questa possibilità» (La Repubblica Napoli, 30 luglio).

«Probabilmente mio fratello, da prete, avrebbe perdonato, ma io non sono un prete e non perdono un assassino come Nunzio De Falco. Doveva morire da solo in cella, come accadde a mio fratello», dice all’ANSAEmilio Diana, fratello del sacerdote ucciso dalla camorra.

Il Comitato: notizia sconcertante

«La notizia degli arresti domiciliari concessi a Nunzio De Falco, mandante di omicidi tra cui quello di don Giuseppe Diana, sebbene rientri nelle misure di legge, resta per noi sconcertante». Lo evidenzia il Comitato don Peppe Diana, in una nota.

«La sua scarcerazione nasce da specifiche regole ma risuona inevitabilmente come ingiustizia dinanzi alla memoria di don Diana e di tutte le vittime innocenti di camorra – prosegue la nota –. Soprattutto perché non c’è stata nessuna confessione, alcun pentimento, né richiesta di perdono alla famiglia». 

Certamente, «a tutti devono essere assicurate le cure mediche e riteniamo che anche all’assassino più efferato vada garantita una morte dignitosa, così come previsto dalla nostra Costituzione. È proprio per questo che riteniamo urgente e necessario che il sistema carcerario si doti di strutture e risorse in grado di gestire anche la fase terminale di detenuti con patologie gravi» (Agensir, 30 luglio).

Chi era Don Peppe Diana

Don Peppe Diana nacque proprio a Casal di Principe il 4 luglio del 1958, Si laureò in Filosofia e studi teologici a Napoli. Ma decise di tornare nella sua città natale, dove era stato assegnato alla parrocchia di San Nicola di Bari. 

Il sacerdote combattè in prima linea contro l’illegalità sul territorio, sul quale per anni è stato egemone il potente clan dei Casalesi. L’omicidio di don Peppe Diana si consumò il 19 marzo del 1994, giorno del suo onomastico, proprio in chiesa, mentre si preparava a dire messa. Intorno alle 7.20 di quella mattina, fu colpito da cinque proiettili, che non gli lasciarono scampo (Fan Page, 2 agosto).

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