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Qual è il modo cristiano di donare?

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Por Selezneva Olga | Shutterstock

padre Carlos Padilla - pubblicato il 28/07/21

Dio può fare tutto, e io devo solo donare quello che ho: i miei pani e i miei pesci

Quando tocco l’impossibilità è il momento in cui Gesù mi chiede di fare quello che posso. Di non angosciarmi e di non perdere la pace.

Dice così il profeta al servo nel Vangelo: “Danne alla gente perché mangi; infatti così dice il Signore: Mangeranno, e ne avanzerà”.

Lo dice anche Gesù ai Suoi discepoli: “Date loro voi stessi da mangiare”. Quelli obbediscono e si mettono in cammino.

Così faccio anch’io, mi metto in cammino. So cosa possiedo e cosa posso dare. So cosa c’è nella mia anima e tutto quello che manca.

Conosco il cammino percorso e vedo quanto ancora non ho potuto camminare, quello che mi resta.

E non mi angoscio, non perdo la speranza, non mi dispero nella mia solitudine. Dio può fare tutto. Io devo solo donare quello che ho – i miei pani, i miei pesci.

Ma da soli possiamo fare poco

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Sono ossessionato dal fatto di controllare i passi che compio. Voglio dare da mangiare alla gente con i miei pani, le mie capacità, i miei doni naturali, la mia intelligenza e la mia capacità.

E guardo Gesù e Gli dico: “Mi hai chiamato perché so fare questo e quello, vero?”

E Gesù mi guarda divertito e mi risponde: “Ma non vedi che io ho tutto? Ti ho chiamato per quello che c’è in te, nel profondo, la tua povertà”. E io non comprendo.

Mi sento capace di certe cose e credo che sia in esse, nel mio potenziale, che Gesù ha bisogno di me per fare grandi cose.

Quello di cui ha bisogno Gesù

Ma quello di cui ha bisogno Gesù sono i pani di un bambino, pochi e piccoli. La povertà di chi non ha troppo per vivere.

Ha bisogno della verità di chi non sa come affrontare il cammino. Il mio sorriso che non costa troppo, perché chi sorride illumina il mondo.

Il mio cuore capace di emozionarsi delle cose umane che vede davanti ai suoi occhi. Basta questo. E mi chiede solo, come dice San Paolo, di costruire partendo dal bene che c’è dentro di me:

“Io dunque, il prigioniero del Signore, vi esorto a comportarvi in modo degno della vocazione che vi è stata rivolta, con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri con amore, sforzandovi di conservare l’unità dello Spirito con il vincolo della pace”.

Dio compie il miracolo

Ho bisogno di alzare alte torri senza forza né capacità, perché è Dio che lo fa. Egli porta la sovrabbondanza. Porta l’amore e compie miracoli immensi che non posso riuscire a vedere.

Il miracolo della vita è quello che spero di vedere ogni giorno:

“Così egli mise quelle provviste davanti alla gente, che mangiò e ne lasciò d’avanzo, secondo la parola del Signore”.

E Gesù ha benedetto i pani e i pesci e li ha distribuiti. Ed è avanzato molto, al punto che sono rimasti sorpresi.

La sovrabbondanza sorprende sempre. Dio mi sazia nella sete interiore che ho: “Tu apri la tua mano e sazi”.

Egli dà molto di più

Penso alla donna samaritana che non voleva dover tornare al pozzo ogni giorno per placare la sede. E Gesù le dice che ha un’acqua che la placherà per sempre. Lei si sorprende.

Quando mi danno più di quanto chiedo resto sorpreso. È sempre così. Chiedo qualcosa a Dio e mi dà molto di più. E guardo attonito quello che ricevo. È troppo.

Quando penso alla mia vita con Dio, è molto più quello che ho ricevuto di quello che ho donato. Penso quasi che la maggior parte delle volte mi sia donato col contagocce.

Ho dato sperando di ricevere di più. Ho misurato la mia generosità per non eccedere. E ho sentito che dovevo dare senza fine donando tutto senza ricevere nulla in cambio.

Sono diventato egoista, tenendo per me le cose che ricevevo, senza dare niente, aspettando tutto.

Persone generose

L’amore che trabocca mi sorprende. Mi stupisco di fronte a chi dà senza mai aspettarsi qualcosa. Si dona e non tiene niente per sé. Si dona e non è egoista.

Mi colpiscono le persone che sono sempre attente a vedere quello che serve, dove sono necessarie, cosa devono fare.

Sono quei figli di Dio innamorati che hanno donato tutta la loro vita e non vivono guardandosi alle spalle.

Mi piacciono quelli che donano senza aspettarsi compensi. Quelli che pensano più agli altri che a se stessi.

Che non si mettono al primo posto raccontando le proprie storie, e che non vivono concentrati sui loro problemi aspettando che qualcuno si fermi a placare la loro sete.

Mi stupisco dei malati che aiutano altri malati. Quelli che rischiano di perdere la vita e non ci pensano due volte prima di gettarsi in mare per salvare chi sta affondando.

Mi piacciono quelli che non misurano il loro amore, donando senza misura. Non si aspettano dagli altri un amore che diventa esigenza.

Quelli che ringraziano di tutto ciò che ricevono senza tenere i conti. Quelli che non si paragonano a chi riceve di più o ha più successo nella vita.

Non smetto mai di ammirare chi si seppellisce nel silenzio sapendo che il suo seme morendo un giorno darà vita.

Hanno lo stesso atteggiamento di Gesù. Donano ringraziando, si offrono senza aspettarsi nulla in cambio. Amano senza tener conto dell’amore che donano, e men che meno di quello che ricevono.

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