Il teologo Salutati: il ritardo si può considerare un peccato solo come atto di egoismo e mancanza di carità verso il prossimo
Una lettrice ci chiede: “Buongiorno, volevo sapere se c’è relazione tra il ritardo cronico e il peccato. Avete da offrire qualche contributo a riguardo?”.
Uno stratagemma
«La psicologia – spiega ad Aleteiadon Leonardo Salutati, teologo e docente di Morale sociale alla Facoltà teologica dell’Italia centrale di Firenze – ha studiato il fenomeno del ritardo cronico individuando varie origini inconsce a tale comportamento: può dipendere da distrazione, può essere un messaggio importante rivolto all’altro, può essere generato da un qualche disagio che viene negato anche a se stessi. In questo senso il ritardo è una specie di stratagemma utilizzato da una persona per affermare la propria personalità che si percepisce fragile e insicura. E che vuole sottolineare il proprio potere a se stesso e agli altri».

Ribellione o attenzione
Tra i significati impliciti che il ritardo può avere vi sono, secondo il teologo: «un atto inconscio di ribellione, una forma di protesta, il desiderio di attirare l’attenzione degli altri, mettere alla prova l’amore di amici e conoscenti. Ovviamente – prosegue don Leonardo – ci possono essere tante altre ragioni psicologiche per il ritardo cronico, legate alla storia personale di ciascuno: per questo motivo è importante che chi non riesce mai ad essere puntuale faccia un po’ di introspezione psicologica, magari facendosi aiutare».
Il ritardo e il peccato
Dal punto di vista psicologico pertanto, «avendo un’origine inconscia», il ritardo «non ha alcuna relazione col peccato che, per essere tale, richiede una piena avvertenza di peccato e una deliberata volontà di compierlo».
Debito di carità verso il prossimo
Diverso è il discorso se il ritardo cronico «dipende da una consapevole mancanza di attenzione all’altro». Infatti, sottolinea il teologo, «vi è un debito generale di carità verso il prossimo, che sta a fondamento del nostro vivere in società, che comprende il mettere a disposizione dell’altro ciò che possediamo di noi stessi, anche il nostro tempo».
Motivazioni e consapevolezza
In tal caso il ritardo può configurarsi come un peccato. «A maggior ragione se cronico, si configura – conclude don Leonardo – come una mancanza di carità, un atto di egoismo e dunque un peccato, che può essere più o meno grave in dipendenza dalle motivazioni e dal livello di consapevolezza, alla base della mancanza di carità verso l’altro».