Oggi è giorno di polemica sul green pass… polemica all’italiana, s’intende, che prevedibilmente si smorzerà quando «le regine del “tua culpa” / affolleranno i parrucchieri», ossia quando gli italiani realizzeranno che veramente dal 6 agosto non potranno andare in pizzeria al chiuso senza l’odiato passe-partout… e allora l’auspicato problema sarà gestire (in agosto) il flusso crescente di prenotazioni per il vaccino – perché la libertà è sacra, ma la pizza non si tocca.
In un certo senso si può valutare positivamente questo prevedibile esito: non si tratta tanto di “incoerenza” o di “debolezza”, infatti, bensì della presenza di un vero complesso di valori. Quando le verità e i valori vanno a comporre un edificio in cui più dimensioni si equilibrano, di solito si genera su più livelli lo spazio per una qualche ragionevolezza (al di là delle dichiarazioni estemporanee e del colore da social): il problema si pone invece quando i valori (come anche le verità) vengono affermati in modo monomaniacale e senza porli in un contesto gerarchico.
Qualcosa del genere accade sovente in Francia: giorni fa su Twitter una commentatrice canadese osservava di non aver constatato paesi più no-vax della Francia… e non a caso il presidente Macron si è visto costretto ad assumere per primo in Europa il green pass e i suoi corollarî coercitivi (malgrado ciò significhi per lui un suicidio politico). Sì, perché anche il motto triadico “libertà-uguaglianza-fraternità” si consuma quasi sempre e quasi tutto nel primo membro – liberté! –, di modo che nulla resti per l’uguaglianza e (figuriamoci!) per la fraternità. Quando un francese si sente minato nella sua libertà (o nel libero arbitrio che sovente egli confonde con quella) non c’è più molto che sia disposto ad ascoltare e che possa riportarlo a una considerazione più ampia.
Assai indicativa di ciò risulterà una sconcertante polemica che da diversi giorni – e non a livelli di bega social – impegna i cugini d’Oltralpe: diverse personalità pubbliche hanno infatti preteso che l’obbligo vaccinale de facto fosse assimilabile alla stella gialla che ha puntellato le più fosche pagine della recente storia europea. Dopo qualche giorno di siffatto sordo starnazzare, ieri la Conferenza Episcopale Francese ha preso posizione in merito, con un comunicato che non sarà inutile tradurre:
In Italia non abbiamo (ancora) assistito alla pulcinellesca replica di questa polemica – grottesca già in originale – ma faremmo bene a ritenere il monito della Conferenza Episcopale Francese come se provenisse dall’omologa italiana. Del resto, è stato ben scritto in un commento sui social: