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Due nemici della Messa tridentina secondo un vescovo

TRIDENTINE MASS

Marko Vombergar | ALETEIA

Francisco Vêneto - pubblicato il 22/07/21

“La Messa antica non è abolita”. Le nuove norme vogliono evitare “confusioni e divisioni nella Chiesa”

Monsignor Fernando Arêas Rifan ha citato due nemici della Messa tridentina o “antica”: secondo il vescovo, questi nemici sono sia i “cosiddetti progressisti”, che i “cosiddetti tradizionalisti” che si comportano in modo radicale, “creando confusione nella Chiesa”, perché “usano la Messa per criticare il Concilio, il vescovo locale e tutta la Chiesa”.

Il vescovo dell’Amministrazione Apostolica San Giovanni Maria Vianney si è espresso sul recente motu proprioTraditionis custodes, attraverso il quale Papa Francesco ha stabilito nuove regole circa la celebrazione della Messa nota come tridentina, chiamata anche “Messa tradizionale” perché anteriore alle riforme introdotte dal Concilio Vaticano II.

Secondo monsignor Rifan, le nuove regole non influiscono sull’Amministrazione Apostolica, autorizzata a celebrare la Messa tridentina da quando è stata istituita da Papa San Giovanni Paolo II nel gennaio 2002. In un video, il vescovo riferisce che il permesso è stato esteso a tutta la Chiesa da Papa Benedetto XVI nel 2007:

“Nell’anno 2007, egli ha scritto il motu proprio Summorum Pontificum, permettendo la Messa [tridentina] in tutto il mondo: qualunque parroco poteva celebrare senza parlarne con il vescovo o altro. In molti luoghi è andata benissimo, ma non in tutti”.

Monsignor Rifan spiega che la Santa Sede gli ha chiesto di condividere la sua opinione su come la Messa tradizionale veniva celebrata con buoni frutti nella sua Amministrazione, mentre in altre diocesi c’erano resoconti di casi problematici legati principalmente a divisioni interne.

“Ho fatto questa considerazione”, ha affermato il vescovo raccontando ciò che ha riferito alla Santa Sede: “la Messa tradizionale qui non ha alcun problema, ma la Messa nella forma antica ha due nemici. Ci sono i cosiddetti progressisti, che non accettano la dottrina del Concilio di Trento sul santo sacrificio della Messa, e visto che la Messa nella forma antica rimarca molto questa dottrina, questi progressisti la detestano, non la sopportano. Gli altri nemici sono i cosiddetti tradizionalisti, che sono radicali, testardi, problematici, e finiscono per creare confusione perché usano la Messa per criticare il Concilio, criticare il vescovo locale, criticare tutta la Chiesa. Questo pregiudica anche la Messa tradizionale, perché finiscono per strumentalizzare la Messa per creare problemi nella Chiesa”.

Il presule ha anche riferito di una conversazione che ha avuto a Roma con Papa Francesco riguardo alla cosiddetta “Messa antica”. Il Pontefice ha detto al vescovo che era contro “la strumentalizzazione della Messa nella forma antica per attaccare la Chiesa, il Papa e il Concilio”, al che monsignor Rifan ha risposto:

“E anch’io (…) Noi consideriamo la Messa nella forma antica una ricchezza, come la nostra professione di fede nei dogmi eucaristici, ma non per combattere il Papa, il Concilio o chissà cos’altro”.

Il Papa ha concordato:

“È una ricchezza per la Chiesa”.

Questa opinione, ha proseguito monsignor Rifan, “non è purtroppo maggioritaria”, motivo per il quale vari vescovi italiani hanno chiesto che il Papa riformasse la Summorum Pontificum per impedire l’approfondimento delle divisioni. Per questo, le nuove norme esigono nuovamente che i sacerdoti chiedano l’autorizzazione del vescovo per celebrare nel rito tridentino.

A questo proposito, monsignor Rifan ha sottolineato che “la Messa antica non è abolita. I vescovi daranno il permesso ai sacerdoti per poterla celebrare”.

Si tratta quindi di una decisione che mira a “evitare confusioni e divisioni nella Chiesa”.

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