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Il pericolo di vivere nell’autoinganno

MAN, PHONE, SELFIE

Dean Drobot | Shutterstock

Orfa Astorga - pubblicato il 20/07/21

Se sono tutto ciò che ho costruito con le menzogne e all'improvviso perdo tutto, chi sono alla fine?

Un giorno ho ricevuto una persona che era stata ricoverata in un ospedale psichiatrico dopo aver perso la coscienza e la ragione, ignorando la verità su se stessa ed entrando in una profonda depressione.

Nel nostro incontro, non ha parlato di senso di colpa o di pentimento. Secondo lei non aveva mai fatto niente di sbagliato, e se aveva commesso qualche errore era stato senza volerlo. Provava una profonda riprovazione nei confronti degli altri.

In storie come questa, la presa di coscienza delle azioni negative diminuisce. Si considera accettabile ciò che non lo è, o si sminuisce la gravità di ciò che è molto serio.

Sono storie con alla base ragionamenti come:

  • “Ho diritto a un po’ d’aria, non c’è bisogno che mia moglie lo sappia”
  • “Ho sviato del denaro, ma solo un po’”
  • “Mento, ma lo fanno tutti”
  • “Ammetto che non era giusto, ma…”

E infine, queste persone smettono di preoccuparsi di qualsiasi considerazione morale, perché “chi non vive come pensa finisce per pensare come vive”.

Gravità

Quando questi individui si trovano in una condizione simile, evitano tutto ciò che può farli riflettere o sentire il bisogno di fare appello alle forze spirituali per trovare la verità, interessandosi solo di muoversi sulla superficie delle cose. Hanno la codardia di non volersi affrontare.

In questo modo, si sentono liberi di costruire la propria coscienza, rendendo l’autoinganno uno stile di vita, mentendo, ascoltando e credendo a se stessi, perché secondo loro è così che funzionano le cose.

Diventano dunque sovrane del proprio regno di miseria, essendo infedeli al coniuge, nel dovere di genitori, di amico, figlio, fratello, lavoratore, cittadino… Hanno certi limiti stabiliti non dalla loro prudenza, ma dall’astuzia per mantenere le apparenze.

E quando si sentono scoperti, in genere sono aggressivi.

Quando alla fine il destino li colpisce inevitabilmente, il castello che hanno costruito sulla sabbia crolla, spesso senza che si riconoscano pessimi costruttori, a causa della loro arroganza.

Sono persone il cui epitaffio potrebbe essere benissimo: “Qui giace il falso io di coloro che hanno vissuto tutta l’esistenza fuori dalla realtà di se stessi e degli altri”.

È così, perché nel dramma dell’autoinganno la prima cosa che si perde è la coscienza, e quindi la testa, la comprensione del reale, per arrivare al disastro morale e a un’abbondanza di catastrofi in tutti gli aspetti della vita.

Molte di queste persone hanno la propria chance quando la coscienza è ancora capace di avvertirle del fatto che vivono nell’autoinganno. Momenti in cui la loro sensibilità e intelligenza sono ancora presenti, e se decidono di ascoltarle hanno la speranza di lottare per recuperare qualcosa, o perfino tutta la verità di loro stessi.

E in questo caso, meglio tardi che mai.

L’intendimento è la consapevolezza della verità, e chi la perde tra le menzogne della sua vita è come se perdesse se stesso, perché non si troverà o non si conoscerà mai, e diventerà un’altra menzogna in cui alla fine della vita non resterà nulla del suo vero io.

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