Volto noto della TV al fianco di Antonella Clerici, Sergio Barzetti si definisce 'bruciapadelle' più che cuoco. A Malnate (Varese) nel suo ristorante la cucina nasce dalla terra, dalla curiosità che ama il prodotto fin dalla sua origine e investe sui piccoli produttori che preservano le qualità migliori del territorio.
Ho imparato da lui a usare l’alloro a tutto campo, mi diverte seguire le sue ricette a La prova del cuoco (oggi E’ sempre mezzogiorno) perché si intuisce immediatamente che non è lo chef egocentrico e dallo sguardo severo e fulminante. Adesso su Instagram attendo con ansia i racconti di Ocaido, la sua oca da cortile. Sto parlando di Sergio Barzetti che tanti di voi avranno visto in TV e ai fornelli al fianco di Antonella Clerici.
Sapevo anche che era sposato con Laura – affettuosamente chiamata la Signora Alloro – ma non credevo fosse proprio lei, quando mi ha scritto due righe per commentare un pezzo che avevo scritto qui su Aleteia. Da allora è cominciato qualche veloce scambio tra noi sulla famiglia, su Santa Teresa. Non ci siamo mai viste, eppure la sento fraternamente vicina.
A distanza ho seguito gli aggiornamenti su Sergio, che ha preso il Covid ed è guarito (in tempo per assistere alla Cresima di sua figlia), e sulla riapertura del ristorante, la Cucina Barzetti a Malnate (Varese). Mi sono permessa di bussare alla loro porta per chiedere al bruciapadelle – a breve capirete cosa intendo – se avesse una «gemma» da servirci sul piatto.
I media ci hanno abituato a un’immagine strabiliante dello chef, quasi un mito o semi-dio, che vive in una bolla di ricette e impiattamenti da applaudire e riverire. Il mondo della cucina mi pare lontano da questa narrazione main-stream. Il cibo parla di legami e di esperienze condivise, è un mondo plurale di rapporti e non di singole divinità.
Ringrazio quindi Sergio e Laura, la cui famiglia e il cui impegno sul lavoro parlano di una passione che nasce lì dove le cose si seminano, poi sbocciano, poi maturano, poi si gustano. E’ bello sapere che il cuoco gode nel far crescere la sua insalata più di quando è applaudito per aver scomposto e ricomposto l’ultima versione di tiramisù. Una volta di più incontriamo qualcuno che ci ricorda che c’è una grande speranza proprio all’origine di tutto, proprio quando il seme si pianta.
Di Sergio Barzetti
Chi sono oggi? Direi che sono quello di sempre, la mia testa è quella e – mannaggia! – non la cambio. Però nell’ultimo anno un certo cambiamento c’è stato, soprattutto pensando che prima della pandemia si correva tanto, quasi sempre senza una meta. Adesso cerco di dosare le energie per usarle al meglio, perché prima il ritmo era davvero forsennato, come dentro una ruota. E quando la ruota si è fermata un po’ tutti ci siamo chiesti: “Correvo, correvo, ma per dove?”.
Ora il ristorante ha riaperto, ma la situazione non è facile. Questa pausa forzata mi aveva fatto ripromettere di guardare con più attenzione ai miei spazi personali, di trattenere un po’ più di tempo per la famiglia e meno per il lavoro. Da un certo punto di vista ci siamo abituati bene sotto il lockdown, il suo aspetto positivo è stato quello di permetterci di godere delle presenze familiari come prima non ci concedevamo di fare.
E adesso che la ruota si è rimessa in moto, mi accorgo che sto incappando di nuovo nel rischio della rincorsa: la pressione aumenta, devi recuperare. Alcuni dicono che ‘siamo ripartiti’ in maniera diversa, ma non è così. Soprattutto nel nostro mondo, quando la ruota si rimette a girare o sei su o sei giù.