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Vizi nelle reti sociali

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Rawpixel.com | Shutterstock

Aline Rodrigues - pubblicato il 15/07/21

La questione si amplifica e si potenzia quando la quantità di tempo, i “Mi piace”, i commenti e gli applausi non bastano più a generare piacere

Viviamo in un’epoca molto favorevole, di grandi progressi, e tutto questo grazie alle innovazioni tecnologiche. Le macchine facilitano i lavori domestici e quelli specializzati. La tecnologia ci ha portato un ampliamento dello sguardo e della conoscenza mai immaginato, e Internet ci ha collegati a tutto questo, avvicinandoci anche a persone già “dimenticate” nella nostra memoria.

È interessante pensare che oggi, con una ricerca, si può ritrovare un amico d’infanzia, un compagno delle elementari, e che insieme si può ricordare quel periodo, il tutto online. Un altro grande beneficio è la possibilità di lavoro, di divulgazione di un prodotto o di un servizio personale, di ampliare il proprio campo d’azione, interazione e conoscenza. È grazie alle reti, del resto, che state leggendo questo testo!

Internet e i media ci hanno portato tutto questo, il che è decisamente positivo, ma resta una domanda: come vi relazionate a queste tecnologie? Quanto tempo investite o sprecate davanti allo schermo del computer o dello smartphone? Qual è la prima cosa che avete fatto alzandovi dal letto? Avete constatato che negli ultimi anni vi alzate già col cellulare in mano? Non riuscite a dormire con quel piccolo apparecchio lontano dalla vostra portata, ponendo come scusa il fatto che ne avete bisogno per via della sveglia?

Durante tutta la giornata, il cellulare vi accompagna come un’ombra, sempre con una scusa diversa: “Devo rispondere ai messaggi Whatsapp, sto lavorando, sto cercando una cosa importante da comprare, sto risolvendo un problema… Sono dipendente da questa cosa e non me ne sono reso conto”.

Questo rapporto è così serio da aver richiamato l’attenzione di molti, al punto che sono nate anche nuove malattie psicologiche, che credo dovrebbero entrare nella prossima edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. E questo perché nel sistema cerebrale viene azionato un meccanismo di ricompensa che genera piacere durante il tempo trascorso in quelle operazioni. Alla fine, cerchiamo, ascoltiamo, guardiamo, seguiamo e ci relazioniamo solo con chi la pensa come noi e ci “applaude” con i suoi commenti e “Mi piace”.

La questione si amplifica e si potenzia quando la quantità di tempo, i “Mi piace”, i commenti e gli applausi non bastano più a generare piacere, e allora bisogna cercarne sempre di più. La posa migliore, la frase migliore, l’informazione più scottante…, e così si aziona un nuovo meccanismo: l’ansia!

Si è verificato un aumento significativo del disturbo dell’ansia, soprattutto del disturbo da ansia generalizzata, ovvero per tutto! Tutto mi crea ansia, anche la reazione non immediata al messaggio che ho inviato, alla foto che ho postato, alla ricerca che ho realizzato, all’acquisto che ho fatto. Il dito è sempre lì che scorre su uno schermo.

La domanda da porsi è come una cosa così positiva possa diventare tanto dannosa da generare una malattia psicologica. Era l’intenzione di chi ha avviato quei progetti, soprattutto i social media? La questione è stata sollevata nel documentario Dilema das Redes, che mostra tutto l’effetto delle reti sociali sul comportamento dell’essere umano e ci fa interrogare sul nostro rapporto con loro. Vale la pena di rivedere la nostra posizione al riguardo. Le risorse tecnologiche sono positive, ma vanno usate con moderazione!

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