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Coppie in crisi: come approfittare della situazione per crescere

KŁÓTNIA MAŁŻEŃSKA

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Felipe Aquino - pubblicato il 15/07/21

È nelle crisi che la coppia impara a superare gli ostacoli, e ogni crisi è un'occasione per crescere

Tutte le famiglie e tutte le coppie affrontano qualche tipo di crisi, che fa parte della loro realità e perfino della loro bellezza. Alla fin fin, la cosa più bella nella vita di una coppia è la crescita che si verifica anche nelle crisi. È in questo cammino che la coppia trova la maturità del suo amore e la felicità duratura. È nelle crisi che impara a superare gli ostacoli, e ogni crisi è un’occasione per crescere.

È importante che le coppie esperte siano disposte ad accompagnare quelle in crisi, perché non si spaventino e non prendano decisioni precipitose o non fuggano dal problema, negandone l’importanza fino all’estremo di desistere dal matrimonio. È importante non rimandare la soluzione perché la situazione non si aggravi, generando isolamento, rottura dell’intimità e della comunicazione della coppia, fino ad arrivare a vedere nell’altro un estraneo.

Per affrontare una crisi bisogna vincere l’isolamento, il silenzio e la fuga dai problemi. Bisogna riscoprire le cause nel cuore degli sposi e affrontarle.

Tipi di crisi

Esistono crisi comuni che si verificano all’interno di molti matrimoni, come quella all’inizio della vita coniugale per via delle differenze, il distacco dai genitori, l’arrivo dei figli e la loro educazione, che altera le abitudini della coppia, la crisi di adolescenza del figlio, quella provocata dall’invecchiamento dei genitori dei coniugi, ecc.. Sono situazioni che spesso provocano malintesi, depressioni o disagi che possono influire sull’unione.

Oltre a ciò, possono sorgere le crisi personali collegate a difficoltà economiche, professionali, emotive, affettive, sociali e spirituali. In queste situazioni, servono il perdono e l’umiltà per giungere alla soluzione dei problemi. Saper perdonare e sentirsi perdonati è un’esperienza fondamentale nella vita familiare. La riconciliazione, che richiede la grazia di Dio, ha anche bisogno dell’aiuto di parenti e amici e di un professionista.

A volte, quando un coniuge sente di non ricevere ciò che desidera o non si realizza quello che sognava, può voler porre fine al matrimonio, e in questo modo non ci sarà matrimonio che duri. In certi casi, per decidere che è finito tutto basta una delusione, l’assenza dell’altro, l’orgoglio ferito o un timore indefinito. Ci sono situazioni nel matrimonio in cui una persona può non sentirsi completamente corrisposta, essere vittima di gelosia, provare attrazione per altre persone, non prendere bene i cambiamenti fisici del coniuge e molti altri aspetti che devono essere affrontati con calma e maturità.

Come affrontare queste situazioni?

Le coppie, soprattutto quelle in crisi, devono esercitare un atteggiamento di apertura costante per affrontare le situazioni difficili. In questo senso, l’esortazione apostolica Amoris Laetitia chiede urgentemente un ministero dedicato a coloro il cui rapporto matrimoniale si è spezzato, avendo come obiettivo la riconciliazione della coppia. Un problema che influisce sul rapporto di coppia è la vita passata di ciascuno. Un’infanzia e un’adolescenza mal vissute, con carenza d’amore da parte dei genitori, può provocare problemi coniugali come egocentrismo, richieste eccessive, confronti, critiche acide, mania di incolpare gli altri, fantasie… È soprattutto un rapporto mal vissuto con i genitori che può provocare difficoltà. Ciascuno deve allora conoscersi, accettare le proprie mancanze e cercare di liberarsi dai suoi mali per giungere alla maturità.

Ci sono situazioni in cui la separazione fisica della coppia è necessaria, in casi estremi, quando si arriva al punto di distruggersi a vicenza, specialmente per proteggere il coniuge più debole e i figli. La separazione fisica non spezza il vincolo matrimoniale, e per questo entrambi non possono unirsi ad altre persone senza che ci sia una dichiarazione di nullità del matrimonio.

È necessario un adeguato accompagnamento pastorale ai separati, ai divorziati e a quanti sono stati abbandonati. Le coppie in seconda unione non devono essere discriminate; è importante che sentano di far parte della Chiesa, di non essere scomunicate. Prendersi cura di queste persone non significa indebolire l’indissolubilità del matrimonio. La Chiesa si preoccupa di rendere più accessibili, agili e possibilmente gratuiti i processi per il riconoscimento dei casi nullità.

E quando si verifica la separazione di fatto?

Nel caso della separazione della coppia, si deve fare particolare attenzione ai figli. Il Papa chiede ai genitori separati: “Mai, mai e poi mai prendere il figlio come ostaggio!”

I matrimoni misti – tra un coniuge cattolico e un altro battezzato non cattolico – meritano un’attenzione speciale, come anche quelli con disparità di culto – tra un coniuge cattolico e un altro non battezzato. Questi casi richiedono un’attenzione particolare per quanto riguarda il mantenimento della fede del coniuge cattolico e la fede dei figli. In entrambi i casi sarà necessaria l’autorizzazione ecclesiale, che chiede ai coniugi di educare i figli nella fede della Chiesa perché stanno ricevendo il sacramento del matrimonio.

La pratica omosessuale

Quanto alle persone con tendenze omosessuali, la famiglia deve assicurare loro un accompagnamento rispettoso, perché possano disporre degli ausili necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita, vivendo la castità (cfr. Catechismo, n. 2357s). Non è peccato avere una tendenza omosessuale, lo è vivere la pratica omosessuale. La Chiesa non accetta di celebrare il matrimonio tra due persone dello stesso sesso.

L’esortazione apostolica del Papa dice chiaramente che “è inaccettabile che le Chiese locali subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il ‘matrimonio’ fra persone dello stesso sesso”.

La morte di uno dei coniugi

Per varie ragioni, al giorno d’oggi ci sono molte famiglie monogenitoriali. Quando si verifica la morte di uno dei coniugi, quello che rimane in vita dev’essere aiutato dalla Chiesa a superare il trauma della morte, soprattutto nella fede.

Un modo di aiutare le persone care che sono venute a mancare è pregare per loro. La Bibbia dice che pregare per i defunti è una cosa santa e pia, e il nostro Catechismo che “la nostra preghiera per loro può non solo aiutarli, ma anche rendere efficace la loro intercessione in nostro favore” (n. 958).

Alcuni santi, prima di morire, consolavano i propri cari promettendo che sarebbero stati loro vicini e li avrebbero aiutati. San Domenico affermava all’ora della morte che sarebbe stato “più utile da morto, più in grado di ottenere grazie”. Santa Teresina del Bambin Gesù disse che “avrebbe passato il cielo qui sulla terra” facendo il bene.

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