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Dopo la sconfitta dell’Inghilterra e gli insulti, un bambino scrive a Marcus Rashford

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Shutterstock |MDI

Giovanna Binci - pubblicato il 14/07/21

Dexter, 9 anni, scrive una lettera al giocatore Marcus Rashford dopo gli insulti razzisti per i rigori sbagliati alla finale dell'europeo. Nel condannare il razzismo, siamo tutti della stessa squadra.

E’ vero, non si sono comportati bene con noi l’altra sera a Wembley. Non sono stati sportivi né i giocatori né i tifosi della nazionale inglese a lasciare il campo prima della premiazione, a fischiare, a togliersi la medaglia e tutto il resto. Comunque i tifosi della squadra dei “tre leoni” si sono dimostrati soprattutto “leoni da tastiera”, anche contro i loro beniamini. Qualche “mea culpa” a sangue freddo e bocce ferme (anche se forse è il caso di dire palloni) fa comunque bene a tutti. Che forse, qualche commento e battutina compiaciuta su quei tre rigori sbagliati e il colore della pelle dei giocatori della nazionale inglese, potrebbe essere scappati anche in italiano (se sbaglio, “mi corrigerete“).

Davanti al male non c’è giustificazione

Lo dico sempre a mia figlia di tre anni: non importa quanto male si comportino gli altri, questo non ti giustifica a fare altrettanto. Vale se qualcuno ti ha trattato male, ma nemmeno la rabbia può essere usata come scusa. E gli inglesi, questa sconfitta, non l’hanno presa proprio benissimo a giudicare dalla pioggia di insulti rivolta a Rashford, Sancho e Saka che hanno battuto, sbagliandoli, tre dei rigori alla finale.

Nonostante qualche tirata di maglietta di troppo ormai diventata storia (…o forse “meme”, vero Chiellini?!), se il web ci ha fatto fare grasse risate stemperando l’ansia di questo Europeo 2021 con resoconti poco ortodossi delle partite, è anche vero che, sempre il web, ha dato il peggio di sé. Che da fan a hater, certe volte il passo è breve e su questo campo, purtroppo siamo tutti allenatissimi al giorno d’oggi.

Leoni solo sul campo, non da tastiera, please

Dopo i rigori sbagliati, una pioggia di insulti è esplosa sui social sul colore della pelle di Rashford, Sancho e Saka che, a quanto pare sarebbe la causa diretta di quegli sbagli imperdonabili davanti alla porta di Donnarumma. Io non ne capisco molto di calcio. Mi interessano di più le patatine e i pop corn che fanno rima con “stasera partita” caso mai, ma non mi risulta che l’origine o il colore della pelle abbiano mai fatto una gran differenza nella performance. Mi costa dirlo e a pensarci bene nemmeno troppo perché davanti al razzismo non devono esserci squadre o dubbi, siamo tutti dei perdenti, ma sono nel “team UK” questa volta, con le parole di Boris Johnsonlette su “La Stampa”:

I responsabili di questi terrificanti insulti dovrebbero vergognarsi di se stessi.

Per fortuna ci pensano i bambini

E’ stato un bambino , come sempre, a farmi riacquistare fiducia nell’umanità. Il piccolo Dexter Rosier ha scritto una lettera al suo giocatore preferito, Marcus Rashford:

Spero che non resterai triste troppo a lungo, perché sei una brava persona. Lo scorso anno mi hai ispirato ad aiutare i meno fortunati. L’altra sera mi hai ispirato di nuovo, a essere coraggioso. Sono fiero di te, sarai sempre il mio eroe.

https://publish.twitter.com/?url=https://twitter.com/MarcusRashford/status/1414672590468227074

Ecco, nove anni sono pochi, ma abbastanza per capire le cose che contano davvero nella vita. E tra queste non c’è il colore della pelle.

Il razzismo si può vincere anche fuori dal campo

Marcus nello specifico ha molto a cuore i bambini. E’ autore del libro motivazionale “You are a champion” e promuove la lettura tra i più piccoli, oltre che l’amore per il calcio. Con questo obiettivo e soprattutto, con l’intenzione di aiutare i bimbi di famiglie in difficoltà, l’attaccante ha creato anche il suo Club del libro. I libri possono aprire mondi infiniti e aiutare a vincere tante paure tra cui, quella del diverso: che si è terrorizzati solo da ciò che non si conosce in fondo e allora, Marcus, la sua battaglia contro il razzismo la sta vincendo fuori dal campo da calcio.

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