Su Whatsapp sta circolando un articolo secondo il quale “le persone che hanno ricevuto due dosi del vaccino contro il Covid-19 hanno una percentuale dell'885,7% in più di morire per la variante Delta rispetto a quelle che non sono state vaccinate”.
È un dato fuorviante, ricorda Catholic Factchecking.com.
In primo luogo sarebbe in realtà l'862,5%, ma in ogni caso il testo non tiene conto della probabilità di morire nei gruppi di età vaccinati, che sono anche quelli più anziani, rispetto a quelli non vaccinati, composti perlopiù da persone giovani.
“Questi dati, pubblicati dal Servizio Sanitario Pubblico in Inghilterra, mostrano che le persone che hanno ricevuto due dosi del vaccino contro il Covid-19 hanno una percentuale dell'885,7% in più di morire per la variante Delta rispetto a quelle che non sono state vaccinate”.
Il link segnalato da alcuni sottolinea una serie di dati pubblicati in precedenza dal Servizio Sanitario Pubblico (tabella 4), che mostrano che dei 53.822 casi confermati di infezione da Covid con variante Delta (più contagiosa delle altre, ma non necessariamente più letale) nelle persone non vaccinate ne sono morte 44. “Ciò rappresenta lo 0,07% dei casi confermati in persone non vaccinate”, nota il documento. In realtà sarebbe lo 0,08%, se si svolgesse l'operazione matematica in modo corretto.
Subito dopo, si passa allo stesso rapporto ma rispetto alle persone che hanno completato il processo di vaccinazione: “Dei 7.235 casi confermati di infezione da Covid-19 con variante Delta, […] 50 sono morte. Ciò rappresenta lo 0,69% dei casi confermati nelle persone che hanno completato il ciclo di vaccinazione”. Si conclude quindi che “le persone che hanno ricevuto due dosi del vaccino contro il Covid-19 hanno l'885,7% di possibilità in più di morire per via della variante Delta rispetto a quelle non vaccinatte”.
Questo dato è poco accurato e fuorviante: dividendo 0,69 per 0,08 e moltiplicandolo per 100 si ottiene 862,5%.
Nonostante il rapporto sia vero se si paragonano le due percentuali, si ignorano poi elementi decisivi come l'età delle persone vaccinate: “Effettivamente, la percentuale di decessi per la variante Delta tra le persone vaccinate è più elevata rispetto a quella dei decessi tra persone non vaccinate”, ha affermato Adelaida Sarukhan, immunologa e autrice scientifica presso l'Istituto per la Salute Globale (ISGlobal, in Catalano) di Barcellona, a Verificat.
L'immunologa ha tuttavia ricordato che “la priorità nelle vaccinazioni è stata data alle persone con una salute più fragile (anziani e chi presenta comorbidità)”. Per questo, ha aggiunto, “le persone che hanno concluso il ciclo di vaccinazioni nel Regno Unito includono le fasce di popolazione più vulnerabili”. L'esperta ha anche sottolineato che tutti i 50 decessi di persone vaccinate sono avvenuti tra individui con più di 50 anni.
Il 7 luglio 2021, il 50% della popolazione britannica aveva completato il ciclo di vaccinazione. Ciò significa che l'altra metà della popolazione non lo ha ancora fatto, e si tratta perlopiù delle fasce più giovani, che hanno anche un rischio più basso di morire di Covid o di una delle sue varianti.
Un altro aspetto su cui essere chiari, conclude l'immunologa, è che “per semplice probabilità, più ci sono persone vaccinate in una popolazione, più ci si aspetta che si verifichino infezioni e morti nel gruppo vaccinato rispetto a quello non vaccinato, perché nessun vaccino è efficace al 100%.
Dal documento britannico si possono trarre conclusioni come il fatto che i vaccini sono efficaci anche sulla variante individuata per la prima volta in India: “Se ci si concentra sugli altri numeri della tabella – infezioni, ricoveri o terapia intensiva –, è ovvio che i vaccini stiano lavorando molto bene contro la variante Delta”, indica l'immunologa.
Ad esempio, nel Regno Unito quasi 9 infezioni su 10 (l'88%) si sono verificate in persone non vaccinate, e “solo il 5% delle persone vaccinate è finito in terapia intensiva (contro il 23% di quelle non vaccinate”.