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La lettera di Giulia al Papa: “sentivo la tua preghiera quando stavo male”

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Bambino Gesù @bambinogesu | Twitter

Giovanna Binci - pubblicato il 09/07/21

Il Santo Padre, ricoverato al Gemelli in questi giorni, ha ricevuto molti messaggi di affetto e vicinanza, ma uno di questi è davvero speciale...e colorato!

“Caro papa Francesco, senti la mia preghiera. Io sentivo la tua quando stavo male”.

La preghiera non si dice, si sente

A leggere la lettera che Giulia ha indirizzato a Papa Francesco, ricoverato in questi giorni al Gemelli dopo aver subito un intervento per stenosi diverticolare, mi è sembrata una specie di gigante (di certo, molto più grande di me nella fede), anche se in realtà non so quanti anni abbia.
Gigante perché ha già capito tutto, del dolore e della preghiera.

Una gigante anche del disegno artistico per quanto mi riguarda: che c’è del surrealismo vero nel Papa nel suo letto d’ospedale con l’inconfondibile outfit total white, papalina compresa.
Gigante perché solo una bimba che in quel letto di ospedale ci è già stata può riuscire a disegnarti la sofferenza con un sorriso sul volto: il suo, mentre tiene la mano del Santo Padre, e quello dello stesso Francesco.

Sorrisi, preghiere: doni gratuiti, ma inestimabili

Un sorriso che non è un mero placebo, che non annulla di certo la sofferenza, ma è la chiave di volta di un mistero davanti al quale lo stesso Papa, nell’udienza del 2016 dedicata proprio alla comunità di malati e personale dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù, ha ammesso che non ci sono risposte, aggiungendo:

Vivendo in mezzo a noi, non ci ha spiegato perché si soffre. Gesù, invece, ci ha mostrato la via per dare senso anche a questa esperienza umana: non ha spiegato perché si soffre, ma sopportando con amore la sofferenza ci ha mostrato per chi si offre. Non perché, ma per chi.

Spesso, da quel letto, Dio non riusciamo a vederlo, a sentirlo e allora ci sono loro, gli amici, i parenti, gli infermieri, persino gli sconosciuti che solo con la vicinanza, con un sorriso, una mano sulla fronte, una scatola di latta coi biscotti al burro o una semplice preghiera (che tutti sappiamo quanto preziosa sia, dato che io non riesco a infilare una decina di fila da non so quanto tempo per me, figurati per qualcun altro) ci ricordano che Lui è lì.

Loro sono il Suo riflesso in un momento in cui ci sembra lontano e non ci accorgiamo che invece è proprio accanto a noi.

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Lui l’ha accompagnata, ora tocca a lei!

Nonostante ora sia il Papa a non essere troppo in forma, anche se il decorso post operatorio è regolare, come hanno confermato i medici, il suo pensiero è sempre ai piccoli: quelli del vicino reparto oncologico ad esempio, a cui non ha fatto mancare un affettuoso saluto.

E i bambini, anche quelli del “suo” Bambin Gesù rispondono a Francesco con tutti i colori e l’affetto di cui sono capaci:

Lui, che è sempre stato dalla loro parte e ha sempre avuto a cuore i bambini, soprattutto quelli malati:


Accompagnare un bambino che soffre è tanto difficile: soltanto carezze, vicinanza, il pianto, piangere con lui, con lei, soltanto questo.

Ibidem

Giulia deve aver preso alla lettera questa promessa del papa e adesso che è il Santo Padre ad avere bisogno di cure e preghiere, ha voluto fargli sapere che non è solo. Che anche la sua camera è piena di cuori.
Sono certa, che il cuore del Santo Padre lo abbia riempito!

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