Cinque anni dopo l’attentato terroristico a Saint-Étienne-du-Rouvray e l’assassinio di padre Hamel, l’istruttoria del dossier è terminata. Il settimanale francese La Vie ne rivela stamane le conclusioni.
Presto saranno cinque anni: il 26 luglio 2016 padre Jacques Hamel veniva sgozzato da due terroristi, Adel Kermiche e Abdel-Malik Petitjean, mentre celebrava la messa nella chiesa di Saint-Étienne-du-Rouvray (Seine Maritime). Ora che l’inchiesta è stata chiusa, il settimanale francese La Vie è tornato lungamente sui suoi esiti. Avanzata sulle prime, l’ipotesi del “lupo solitario” è stata esclusa: i due terroristi hanno risposto pedissequamente a direttive precise provenienti dalla Siria, e più precisamente da un uomo, il francese Rachid Kassim. È lui che ha chiesto ai due terroristi di perpetrare un attentato nella chiesa di Saint-Étienne-du-Rouvray.
«Prendi un coltello, entri in una chiesa e fai un massacro, magari tagli due o tre teste… e hai finito»
Nei documenti pubblicati dal settimanale si legge la ricostruzione delle comunicazioni fra il “committente” dell’attentato, Rachid Kassim, e Abdel-Malik Petitjean, uno dei due terroristi. Frasi agghiaccianti: «Prendi un coltello, entri in una chiesa e fai un massacro, magari tagli due o tre teste… e hai finito».
Per Me Mouhou, avvocato di Guy Coponet (il parrocchiano gravemente ferito), l’assassinio del padre Hamel si sarebbe potuto evitare. Egli sottolinea nel settimanale una
duplice colpa – dell’autorità giudiziaria e dei servizi d’informazione – e degli errori di valutazione che sono stati fatali.
Sul settimanale si sottolinea poi:
L’analisi del dossier, così come le conversazioni coi membri dei servizi d’informazione, confermano questa evidenza: mai Adel Kermiche [uno dei due terroristi, N.d.R.] si sarebbe dovuto trovare in libertà senza essere oggetto di sorveglianza speciale. Niente ha permesso di arginare la meccanica mortifera che egli ha avviato col complice Abdel-Malik Petitjean sotto la direzione di Rachid Kassim.
L’autorità giudiziaria, prosegue il giornale, ha la sua parte di responsabilità nell’aver sottovalutato la pericolosità di Adel Kermiche. L’altro errore fatale è consistito nell’assenza di sorveglianza di polizia. Adel Kermiche non è stato intercettato telefonicamente: «Neanche il giudice istruttorio aveva ordinato l’intercettazione delle sue comunicazioni informatiche [prima dell’attentato, N.d.R.]», sottolinea La Vie. «E allora siamo disarmati», ha dichiarato alla testata un ex agente della DGSI (i servizi segreti francesi):
Siamo eccellenti sul piano giudiziario ma, per pecca di mezzi umani e di tecniche adeguate, pecchiamo sul piano del puro orientamento.
Errori di valutazione, una mancanza da parte dell’autorità giudiziaria e scarsità di mezzi tra le forze di polizia, nonché di orientamento: questo ha portato, il 26 luglio 2016, all’assassinio del padre Hamel.


[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]