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Amber Heard, mamma single con surrogata. E sarebbe progresso?

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Shutterstock | Ilona Ignatova

Giovanna Binci - pubblicato il 08/07/21

L'attrice Amber Heard, che molti conoscono per la storia di violenza con Johnny Depp, ha dato alla luce la sua prima figlia con la surrogata. Oggi "non serve un anello per avere una culla", ma se decidiamo di bastare a noi stesse, non sarà solo la maternità a essere un viaggio solitario.

La gente si stanca di aspettare quello giusto. Io mi spazientisco ad aspettare il 23 che ha sempre dieci minuti di ritardo fissi, figurati quando devo aspettare non si sa chi e non si sa quando. Poi magari si presenta pure senza uno straccio di fiore.

Forse, quattro anni fa, quando ha deciso che sarebbe diventata mamma “alle sue condizioni”, come ha scritto in un post sul suo profilo Ig dove annuncia la nascita della sua bambina, anche l’attrice Amber Heard era di questo avviso.

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Mamma single per scelta…e per possibilità

Una storia naufragata con l’attore Johnny Depp alle spalle, data in pasto alla stampa che non si è risparmiata. Accuse di violenza domestica all’ex, dichiarazioni che sono rimbalzate per mesi sui social e su tutte le prime pagine di cronaca e gossip, tribunali, una bagarre legale ancora in atto.

In realtà pare che Amber sia in una relazione con la cineasta Bianca Butti ora, ma la piccola Oonagh Paige avuta lo scorso 8 aprile con la surrogata e di cui la mamma ha dato la notizia di recente sui social, risulta legalmente solo “sua” (come tutte le cose che scegli e ti paghi coi tuoi soldi, d’altronde).

Molti sono d’accordo con Amber che quello della maternità vissuta da single sia un grande passo avanti:

“spero arriveremo al punto in cui sia normale non volere un anello per avere una culla”,

scrive ancora la Heard.

Non serve un anello ma l’utero di un’altra donna sì

Il traguardo di una civiltà dove non c’è da chiedere il permesso a nessuno per comprare quella gioia formato bambino con odore di borotalco in omaggio. Che qui tutti vogliono scegliere la felicità anche se poi, dietro c’è una madre surrogata che non ha molta scelta in realtà, se non la povertà e le clausole contrattuali dove ha messo la crocetta su “acconsento”. Tutti pensano di sapere cosa sia meglio per loro stessi, fagocitando coi loro desideri anche gli altri e ritrovandosi con un bambino in braccio magari, ma più soli di prima.

E’ vero Amber, le relazioni possono fare male

Certo, essere in una relazione non è sempre tutto rose e fiori (anzi, sui fiori nel senso letterale del termine, si può sempre fare meglio e di più). E comunque, senza arrivare alla violenza domestica (sempre da condannare, senza se e senza ma), in tutte le storie arriva il momento in cui il coltello del pane che sta nel primo cassetto con tutti gli amichetti coltelli da quando abbiamo deciso che quello è il loro posto ce lo troviamo tra le padelle.

Allora ci chiediamo se non saremmo stati meglio da soli. Noi, e i nostri coltelli ben stipati al posto giusto dove possiamo sempre trovarli. Invece le relazioni ti incasinano la vita ed è tutto un cercare di abbozzare, lanciare frecciatine e dire “non importa” e ingoiare il rospo e urlare e tornare a chiedersi scusa e pure decidere che i coltelli vanno bene in qualunque cassetto, da oggi.

Amber non ha trovato quello/a giusto/a per condividere questa esperienza (se un figlio possiamo chiamarlo così, insomma, come due notti in tenda sul Gran Sasso senza bagno) e afferma che non è affare di nessuno (forse, di quel bimbo un po’ sì, pero’) tanto da decidere che era meglio averlo da sola (poi “farlo” da sola invece è un altro paio di maniche).

Bastare a sé stessi

Non abbiamo bisogno di nessuno per essere madri. Almeno non oggi che abbiamo l’imbarazzo della scelta tra fecondazione assistita, utero in affitto e compagnia ci servono solo dei soldi.

Non abbiamo bisogno di un anello o di una promessa. Troppo film d’amore in seconda serata e nessuna garanzia che duri.

Però abbiamo bisogno di non crederci autosufficienti. Ed è a quel punto che cominciamo a trovarli, l’uomo e la donna giusta. Altrimenti anche se ci si palesassero davanti noi saremmo comunque troppo impegnati a bastare a noi stessi per accorgercene.

L’uomo o la donna giusta non capitano: si incontrano forse, per strada o come in uno di quei film di Nicolas Sparks, ma poi è tutto da costruire. È fatica, è gioia, è “ordino un’insalata al primo appuntamento”, è tutto meno che facile in ogni caso.

Possiamo contare su noi soli, ma meritiamo di più

Non lasciamo che le storie finite male, quelle che si sono rivelate un buco nell’acqua e avremmo volentieri cancellato, come magari è successo ad Amber, ci impediscano di credere di nuovo che ne valga la pena, di credere di nuovo in questa cosa complessa e bellissima che chiamiamo “relazione”.

Altrimenti avranno vinto la violenza, lo sconforto, la tristezza, la rassegnazione, l’egoismo e questo davvero non ce lo meritiamo (e non lo merita nemmeno quel bambino).

L’uomo e la donna giusta non sono quelli con cui faremmo un figlio: sono anche quello, in seconda battuta, ma prima di tutto sono coloro con cui vogliamo metterci in discussione, mettere a nudo ciò che siamo davvero, condividere sogni e arrabbiature, nel bene e nel male, decidere dove va messo il coltello del pane.

Il rischio è che non sarà solo la maternità a essere un viaggio solitario. 

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