Gli angeli dello storico brand di lingerie vengono sostituiti da un "collective" di donne dove non conta più la taglia: evviva la normalità, benvenute donne di ogni forma e colore, basta che non sia solo la solita storia di #femalewashing.
Quella volta che ho messo su Facebook la frase “sono un angelo di Victoria’s Secret, ma è talmente un segreto che nemmeno Victoria lo sa”, non pensavo davvero che un giorno, proprio lei, si sarebbe accorta di me, delle mie smagliature fotogeniche e del mio potenziale nel mondo beauty. Ebbene sì, gli angeli di Victoria diventano “collective” e siamo tutte un po’ più cool.
Poi poco importa che io calzi sempre la mia 46 e in comune con Lindsay Ellingson abbia solo la “i” come seconda lettera del nome (le somiglianze che contano). Proprio Victoria ha deciso che gli angeli devono finalmente darci dentro col cioccolato (era ora!) e che la lingerie di pizzo coi rotolini è (testuali parole) “la morte sua”.
Gli angeli di Victoria diventano “collective”
Le storiche ragazze immagine del brand di underwear conosciuto in tutto il mondo per…(…le sue ragazze immagine?) hanno appeso le ali al chiodo.
Sono state sostituite da un più sobrio (e molto più “liceo classico nel ’68”) “collettivo” di donne scelte non per le gambe o la taglia di seno, ma l’impegno sociale, i risultati lavorativi, la vita “inspiring”.
Tutto molto bello, a parole almeno, ma essere “normali” a livelli tipo tenere la contabilità part time o fare solo le madri di famiglia non credo sia ancora l’ultimo grido (speriamo di lavorarci).
Se avere lo stacco di coscia di Naomi (Campbell) era fuori portata, non è che nella calciatrice e attivista per i diritti LGBTQ+, Megan Rapinoe, nell’attrice e imprenditrice indiana Priyanka Chopra, nella fotografa e fondatrice della piattaforma digitale per donne #Girlgaze, Amanda de Cadenet e nella sciatrice freestyle cinese-americana di 17 anni Eileen Gu, io mi ci riveda poi molto.