Contrariamente a un’idea largamente diffusa, gli sposi dichiarati santi, beati o venerabili non tralasciarono nella loro relazione coniugale la dimensione carnale. Padre Pascal Die, autore di Sacrés couples! (Edizioni Emmanuel) si è detto molto colpito dalla scoperta di questo amore incarnato:
Le lettere degli sposi beatificati nel 2001 da san Giovanni Paolo II «sono piene di questo amore erotico, eros, ancora scintillante di desiderio».
Un eros che non si riassume nella semplice attrazione sessuale, nella misura in cui invece fa parte di un tutto. La dimensione erotica fa parte integrante, insieme come l’amore-philia e con l’amore-agape, del matrimonio cristiano. Padre Stéphane Seminckx, specialista nel campo dell’enciclica Humanæ vitæ, utilizzava la metafora delle matrioske per illustrare le tre dimensioni dell’amore. L’amore d’attrazione (eros) porta a dire: «Ti percepisco come qualcosa di buono per me». È un amore interessato, che risponde a un bisogno (essere attratti dall’altro in vista di amarlo). Possiede una connotazione carnale ed è fonte di piacere. L’amore d’amicizia (philia) include e trascende il primo e porta a dire: «Ti percepisco come qualcuno: cerco il tuo bene». È un amore disinteressato, che risponde al bisogno di uscire da sé stessi. Esso possiede una connotazione spirituale ed è fonte di gioia. Infine l’amore coniugale (agape), che ingloba le due precedenti dimensioni, porta a dire: «Mi dono a te». È un dono totale, risponde a una vocazione ed è fonte di felicità.
Torniamo a questo amore incarnato, tanto presente nella corrispondenza dei coniugi Beltrame-Quattrocchi.
In buona parte delle lettere, specialmente in quelle che si scrissero da fidanzati nel 1905, Luigi e Maria si esprimevano spontaneamente in inglese quando la formulazione dei loro sentimenti sembrava loro troppo audace. “Un riflesso di pudore”, osserva Pascal Ide, utilizzato a più riprese:
Questo lo scrisse Maria. O ancora:
Maria e Luigi furono molto creativi nel modo di esprimere il loro amore:
Ad esempio è espressiva questa lettera di Maria a Luigi:
Capita che pongano materialmente baci sulla lettera, perché l’altro possa coglierli ricevendola. Luigi scrisse così:
E Maria a sua volta:
Il loro amore reciproco è un bisogno vitale: essi non esitano a usare metafore alludenti a bisogni fisiologici per evocare la mancanza generata dall’assenza (dell’altro o anche solo delle sue lettere): «La mia anima – scrisse Maria a Luigi – ha bisogno della tua anima per vivere» (Maria a Luigi, senza data ma 1905 Un’aureola per due, p. 161 [nel libro che contiene tutte le lettere, Dal campo base alla vetta. Lettere d’amore – volume 1, Città Nuova 2001, seconda edizione 2007, è a p. 41 e segue la lettera del 6 aprile 1905]). E quest’ultimo rispose a tono:
Più prosaicamente, essi misurano l’amore col metro della fame che esso provoca:
E anche dopo 17 anni di matrimonio, Maria scrisse:
Si evoca anche il registro della sete:
E ancora:
Rievocare i ricordi di piacere è anche un modo per ravvivare l’amorosa fiamma. Così Luigi evocò il giorno in cui desiderò baciare la sua promessa sposa:
[traduzione dal francese e commento musicale a cura di Giovanni Marcotullio. Si ringrazia particolarmente Emilia Flocchini per l’amichevole e competente consulenza bibliografica]