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Sapevate che anche i santi erano grandi atleti?

SAINTS

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Meg Hunter-Kilmer - pubblicato il 29/06/21

Lo sport può essere un ottimo mezzo nel tentativo di crescere nella disciplina e nella devozione

Nel mondo di oggi, è difficile abbracciare lo sport senza che questo diventi il centro della propria vita, o addirittura di quella della famiglia. Giocatori e tifosi possono essere tentati di trovare la propria identità nella propria performance, o in quella della squadra preferita. I santi che erano anche atleti ci mostrano però che è possibile equilibrare l’amore per lo sport con una vita centrata sulla preghiera e sul sacrificio, e ci ricordano che anche le persone con hobby ordinari possono diventare santi, e che lo sport può essere un ottimo mezzo nel tentativo di crescere nella disciplina e nella devozione.

San Joseph Mukasa Balikuddembe (1860-1885) era nato nell’attuale Uganda e divenne paggio alla corte del re, dove si convertì al cattolicesimo e alla fine venne scelto come leader della comunità cattolica. Come San Carlo Lwanga (che gli successe come guida dei paggi cristiani), Balikuddembe era un lottatore di talento. Era anche noto per essere un corridore rapido e molto resistente, e spesso correva per una cinquantina di chilometri per andare dai catecumeni nelle località più remote. Quando obiettò alla decisione del re di far uccidere un vescovo anglicano, ottenne il permesso (il giorno dopo) di rincorrere gli aguzzini e fermare l’esecuzione. Arrivò però troppo tardi: non riuscì a fermare l’esecuzione, e presto venne ucciso anche lui.

La Serva di Dio Rosa Giovannetti (1896-1929) era una catechista e violoncellista di talento, che girava l’Italia offrendo concerti di beneficenza a sostegno dei migranti e dei rifugiati, che serviva. Suonava anche il piano e amava nuotare, fare immersioni e andare in barca, partecipando occasionalmente anche a delle gare. Poco dopo i 30 anni, Rosa sviluppò una malattia della pelle estremamente dolorosa che la uccise quando ne aveva appena 33.

Il beato Alberto Marvelli (1918-1946) era un giovane ingegnere italiano, eccellente nuotatore e calciatore; giocava anche a pallavolo e a ping pong, spiccando, però, soprattutto nel ciclismo. Leader dell’Azione Cattolica, raccoglieva cibo e abiti e poi distribuiva tutto ai poveri, arrivando a donare le proprie scarpe o la sua bicicletta se trovava dei bisognosi. Fu anche membro della Resistenza, e liberava quanti erano stati arrestati dai nazisti e destinati ai campi di concentramento aprendo i vagoni dei treni in cui erano stipati. Dopo la guerra, Alberto ricevette il compito di assegnare gli alloggi, e in seguito corse per un incarico politico. Stava andando in bicicletta a un incontro elettorale quando venne investito da un camion e ucciso; dopo la sua morte, venne eletto a quell’incarico.

La venerabile Maria Orsola Bussone (1954-1970) era un’adolescente italiana che suonava la chitarra e amava lo sport, soprattutto pattinare, sciare, nuotare e andare in bicicletta. Membro del Movimento dei Focolari, Maria Orsola era coinvolta nell’evangelizzazione, e sviluppò un forte senso della bellezza della sofferenza quando è unita alla Croce. È rimasta fulminata mentre si asciugava i capelli ad appena 15 anni.

Santa Dulce Pontes (1914-1992) era una suora brasiliana nominata al Premio Nobel per il suo operato a favore dei poveri. Tifosa della squadra di calcio dell’Ypiranga, la giovane Dulce andava allo stadio per tifare ogni domenica insieme al padre. Amava il calcio e non si limitava a guardarlo, praticandolo anche, sia da bambina che una volta entrata nella vita religiosa, giocando con i bambini in strada per portare un po’ di gioia nella loro vita difficile. Suor Dulce ha anche costruito ospedali e organizzato mense per i poveri, e suonava la fisarmonica per allietare i lavoratori.

Il Servo di Dio Guido Schäffer (1974-2009) era un medico e seminarista brasiliano che trascorreva il suo tempo facendo visita ai poveri e offrendo loro assistenza medica, organizzando gruppi di preghiera per i suoi amici e andando in surf vicino casa sua a Copacabana. Secondo un amico, Guido disse che fare surf era “l’esperienza perfetta” perché era “come essere abbracciati da Dio”. Aveva quasi concluso il seminario quando è andato con alcuni amici a fare surf come una sorta di addio al celibato per un amico che si sposava il giorno dopo. Hanno pregato insieme prima di entrare in acqua, ma Guido è caduto poco dopo dalla tavola, che gli è finita sul collo e lo ha lasciato incosciente; è annegato prima che i suoi amici potessero riportarlo a riva.

Il venerabile Matteo Farina (1990-2009) era un giovane atleta e musicista che suonava la chitarra e amava la chimica. Sperava di diventare ingegnere ambientale, ma a 13 anni gli è stato diagnosticato un tumore al cervello ed è morto sei anni dopo. Durante la sua malattia, ha sofferto con gioia e ha continuato ad abbracciare Gesù come un adolescente come tanti, tra le prove del suo gruppo e gli appuntamenti con la sua ragazza. Nel corso degli anni aveva praticato karate, basket, ginnastica, calcio, tennis e pallavolo.

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