Lo sport può essere un ottimo mezzo nel tentativo di crescere nella disciplina e nella devozione
Nel mondo di oggi, è difficile abbracciare lo sport senza che questo diventi il centro della propria vita, o addirittura di quella della famiglia. Giocatori e tifosi possono essere tentati di trovare la propria identità nella propria performance, o in quella della squadra preferita. I santi che erano anche atleti ci mostrano però che è possibile equilibrare l’amore per lo sport con una vita centrata sulla preghiera e sul sacrificio, e ci ricordano che anche le persone con hobby ordinari possono diventare santi, e che lo sport può essere un ottimo mezzo nel tentativo di crescere nella disciplina e nella devozione.
San Joseph Mukasa Balikuddembe (1860-1885) era nato nell’attuale Uganda e divenne paggio alla corte del re, dove si convertì al cattolicesimo e alla fine venne scelto come leader della comunità cattolica. Come San Carlo Lwanga (che gli successe come guida dei paggi cristiani), Balikuddembe era un lottatore di talento. Era anche noto per essere un corridore rapido e molto resistente, e spesso correva per una cinquantina di chilometri per andare dai catecumeni nelle località più remote. Quando obiettò alla decisione del re di far uccidere un vescovo anglicano, ottenne il permesso (il giorno dopo) di rincorrere gli aguzzini e fermare l’esecuzione. Arrivò però troppo tardi: non riuscì a fermare l’esecuzione, e presto venne ucciso anche lui.
La Serva di Dio Rosa Giovannetti (1896-1929) era una catechista e violoncellista di talento, che girava l’Italia offrendo concerti di beneficenza a sostegno dei migranti e dei rifugiati, che serviva. Suonava anche il piano e amava nuotare, fare immersioni e andare in barca, partecipando occasionalmente anche a delle gare. Poco dopo i 30 anni, Rosa sviluppò una malattia della pelle estremamente dolorosa che la uccise quando ne aveva appena 33.
Il beato Alberto Marvelli (1918-1946) era un giovane ingegnere italiano, eccellente nuotatore e calciatore; giocava anche a pallavolo e a ping pong, spiccando, però, soprattutto nel ciclismo. Leader dell’Azione Cattolica, raccoglieva cibo e abiti e poi distribuiva tutto ai poveri, arrivando a donare le proprie scarpe o la sua bicicletta se trovava dei bisognosi. Fu anche membro della Resistenza, e liberava quanti erano stati arrestati dai nazisti e destinati ai campi di concentramento aprendo i vagoni dei treni in cui erano stipati. Dopo la guerra, Alberto ricevette il compito di assegnare gli alloggi, e in seguito corse per un incarico politico. Stava andando in bicicletta a un incontro elettorale quando venne investito da un camion e ucciso; dopo la sua morte, venne eletto a quell’incarico.