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Come le figure bibliche sono state tradite dal proprio cervello

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Antoine Mekary | ALETEIA

Aliénor Strentz - pubblicato il 24/06/21

Tutti noi siamo suscettibili a pregiudizi cognitivi, come dimostrano questi esempi della Bibbia

Albert Moukheiber, psicologo clinico e dottore in Neuroscienza cognitiva, è esperto di pensieri umani, giudizi e decision making, e spiega come nella vita quotidiana il nostro cervello ci “giochi dei brutti tiri” quando processa e filtra segnali dal mondo esterno.

Come un amico che desidera il nostro bene, il cervello mette in atto una “riduzione dell’ambiguità” – in altri termini, sceglie tra le varie opzioni che contiene. In questo modo, costruisce una visione globale del mondo, stabile e coerente per quanto possibile.

Errori di giudizio

Nella maggior parte dei casi, questa interpretazione della realtà è utile alla nostra sopravvivenza. Ci permette giudizi riflessivi che facilitano la nostra vita quotidiana (ad esempio, se vediamo dei nuvoloni neri nel cielo, pensiamo in automatico che probabilmente pioverà, piuttosto che considerarlo un segno della fine del mondo e indugiare in modo superfluo su questa probabilità).

Questa ri-creazione della realtà, però, ci porta anche a commettere errori di giudizio che possono essere dannosi per noi stessi e per gli altri. Queste deviazioni del pensiero sono state identificate con la definizione “errori cognitivi” dagli psicologi Daniel Kahneman e Amos Tversky all’inizio degli anni Settanta del Novecento. Sono parte integrante del nostro ragionamento, ed è quindi inutile cercare di sradicarli.

Può essere utile, però, identificarli, e comprendere come funzionano per non essere ingannati facilmente dal nostro cervello. È interessante vedere che questi errori cognitivi hanno interessato anche personaggi della Bibbia.

Quattro situazioni tipiche di pensiero basato sugli errori cognitivi

Finora sono state identificate centinaia di errori cognitivi. Consideriamo quattro situazioni tipiche in cui siamo inclini all’inganno e all’errore per via degli errori cognitivi.

1 L’apostolo Pietro e l’errore dell’eccessiva fiducia in se stessi

Se state iniziando a imparare qualcosa (una lingua straniera, uno sport…), siete probabilmente soggetti all’errore dell’eccessiva fiducia in voi stessi. Ogni apprendimento inizia con un’impennata di fiducia nella propria conoscenza del tema, che dà un senso di potere.

Questo errore si può attivare anche all’inizio di un ministero: pensate all’apostolo Pietro, che ha seguito Cristo per tre anni. Ha sovrastimato la sua forza e la sua fedeltà quando Cristo lo ha messo in guardia sulla sua imminente Passione, dicendo “Quand’anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò” (Mt 26, 35).

Dopo il suo triplice rinnegamento, Pietro ha attraversato una fase di scoraggiamento prima di ritornare sui suoi passi. Alla fine, lo Spirito Santo lo ha reso un apostolo molto coraggioso, ma ha dovuto prima passare per la prova del dubbio di sé e dell’umiltà.

2 Abramo e l’errore interpretativo

Quando avete paura di una situazione ignota e immaginate il peggio, siete soggetti a errori cognitivi interpretativi, inclusi un errore di drammatizzazione o di interpretazione negativa, la tendenza a etichettare una persona o un gruppo o la divinazione (quando vi convincete di sapere cosa stiano pensando gli altri senza considerare alternative più plausibili).

È quanto è accaduto ad Abramo (prima che diventasse “Abramo”). Una carestia lo costrinse ad andare in Egitto con la moglie Sara. Era una situazione ignota per lui, e temeva la reazione degli Egiziani di fronte alla grande bellezza di Sara, immaginando di essere ucciso se avesse rivelato che era sua moglie. Per questo, le chiese di passarsi per sua sorella.

La bellezza di Sara e il suo presunto status di single vennero riferiti al faraone, che la prese in moglie (Gn 12, 15-19). Venendo a sapere poco dopo la verità, il faraone cacciò Abramo e Sara dall’Egitto.

Di fronte a una situazione ignota, Abramo ha preferito immaginare il peggio piuttosto che prendere in considerazione altre alternative. La sua paura ha scatenato errori interpretativi che hanno avuto conseguenze negative sulle sue decisioni.

3 Il profeta Eli e l’errore di riferimento

Quando vi affrettate a giudicare, siete soggetti a errori di riferimento (che consistono nel concentrarsi su un unico elemento di informazione per giudicare una situazione) o a errori di rappresentatività (che ci fanno giudicare una persona sulla base di alcuni elementi informativi che riteniamo rappresentino quella persona).

Anche il profeta Eli ha commesso un errore di giudizio basandosi su un elemento: la vista di Anna che muoveva le labbra senza che si sentisse la sua voce. Ha rapidamente dedotto che fosse ubriaca, e le ha chiesto di mettere via il vino (1 Sam 1, 12-14).

Anna, addolorata, gli ha spiegato la situazione reale: era andata a pregare al Tempio e a sfogarsi con il Signore. Eli si è subito pentito del suo errore, e senza neanche sapere cosa lei avesse chiesto al Signore l’ha benedetta e le ha assicurato che Dio avrebbe esaudito la sua richiesta.

4 Ponzio Pilato e l’errore del conformismo sociale

Quando dovete prendere una decisione in un contesto stressante, potete essere soggetti al conformismo sociale, un atteggiamento che consiste nell’adottare lo stesso comportamento o la stessa opinione di un gruppo che vi influenza.

È quello che è accaduto a Ponzio Pilato quando ha dovuto giudicare Cristo di fronte a una folla intenzionata a far liberare Barabba. Ponzio Pilato era stato colpito dalla persona di Gesù e dal suo messaggio della “verità”, ma la pressione del gruppo era così forte che ha scelto di allinearsi con la folla e di ordinare la flagellazione e poi l’esecuzione di Gesù.

È forse proprio perché Pilato è una “vittima” di questo doppio errore cognitivo di conformismo sociale e dissonanza cognitiva (uno stato di estrema tensione dovuto a una discrepanza tra i nostri pensieri e le nostre azioni) che Cristo gli ha detto, alludendo a Erode: “Chi mi ha dato nelle tue mani, ha maggior colpa” (Gv 19, 11).

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