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7 cose da non dire a chi sta discernendo una vocazione religiosa

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Catholic Link - pubblicato il 22/06/21

di p. Michael Zimmerman

Qui padre Michael Zimmerman, direttore assistente di Vocations Boston. Probabilmente ho detto qualcosa di questa lista, e ne ho ricevute molte di più, ma come possiamo incoraggiare il discernimento di una vocazione senza sembrare sciocchi e facendo attenzione a non provocare danni o confusione?

La libertà è essenziale per la questione della vocazione. Abbiamo bisogno di libertà interiore – libertà dalle influenze indebite di paure e attaccamenti – per poter dire “Sì” alla volontà di Dio. Il nostro libero arbitrio è quello che fa sì che il nostro “Sì” sia un atto d’amore e meritorio per la nostra salvezza. Senza libertà, non possiamo offrire la nostra vita nell’amore, a Dio o a un coniuge. La nostra regola generale circa le cose da non dire sarà quindi evitare qualsiasi cosa possa interferire con la libertà interiore di qualcuno.

Le fotografie per ciascun punto derivano dalla mia serie di video per il discernimentoScivias, un utile strumento per aiutarvi a crescere nella libertà interiore per rispondere alla vostra vocazione.

Come discernere la vostra vocazione | Scivias con padre Michael Zimmerman

7 cose da non dire a qualcuno che sta discernendo una vocazione religiosa

Visto che il contesto conta, menzionerò esattamente chi potrebbe essere tentato di dire le cose che non dovrebbe dire.

1. “Ma io voglio dei nipotini!” – I genitori al figlio o alla figlia in discernimento

Uno degli ostacoli più grandi a una vocazione religiosa sono spesso i genitori. Questi ultimi vogliono naturalmente il meglio per i propri figli, e che siano felici. A volte, però, la loro visione del “meglio” si concentra sul guadagno materiale o naturale in questo mondo, e non riconosce che “il Padre lo sa meglio”, intendendo Dio Padre. Genitori, non cercate di vivere indirettamente attraverso i vostri figli – lasciate che vivano la loro vita. Il che si collega al prossimo punto…

2. “Non posso farlo, non sono abbastanza buono o abbastanza santo” – A se stessi

Dio ha un progetto per la vostra vita: che siate una persona santa e felice. Tutti noi abbiamo questa chiamata universale alla santità, che è la nostra vocazione di base. Ovviamente va oltre le nostre possibilità, ma è per questo che abbiamo un salvatore in Gesù Cristo. E allora, se vi ritrovate a dire “Non ce la faccio”, riconoscete queste parole come il tentativo di Satana di farvi perdere la fede in Dio.

Ci sono sicuramente degli standard oggettivi per diventare un sacerdote o un religioso (come possono esserci impedimenti a un matrimonio valido). Ad esempio, bisogna dimostrare almeno due anni di vita casta prima di poter essere ammessi in seminario, e almeno due anni in cui si è stati cattolici confermati. E ci sono qualifiche accademiche e di vari altri tipi, ma il punto è questo: non cercate di sminuirvi. Parlate con un direttore vocazionale.

Come il matrimonio implica il discernimento da entrambe le parti, una vocazione religiosa dev’essere riconosciuta sia da voi che da un’autorità competente nella Chiesa. È per questo che esistono un direttore vocazionale, un processo di ammissione e valutazioni annuali mentre si è in fase di formazione. Non ditevi che non riuscite, e permettete che la Chiesa vi aiuti a discernere se è la via che fa per voi.

3. “Sto discernendo una vocazione alla vita religiosa e non mi importa chi lo sa!” – Se stessi al mondo intero.

Le osservazioni della gente sulla vostra vocazione possono aiutarvi a discernere, ma non andate a dire a mezzo mondo “Sono in discernimento!” Sarebbe come annunciare: “Penso di avere un appuntamento con qualcuno!” Lo rende strano. Non siate strani.

Dicendolo a tutti otterrete i consigli di tutti, che in realtà non contano e rendono solo più difficile riconoscere la voce di Dio. Quando “partite”, tenete la cosa tra voi e Dio, con un direttore spirituale e il direttore vocazionale per aiutarvi a sentire la Sua voce in modo più chiaro. Se le cose vanno avanti, allora sarà appropriato dirlo a familiari, amici…

Potete riconoscere la necessità di smettere di uscire con qualcuno per promuovere il vostro discernimento e concentrarvi sul vostro rapporto con il Signore. Ancora una volta, non dovete spiegare alla gente perché non siete aperti agli appuntamenti, ma dire solo che non è il momento adatto per voi.

4. “Pensi che tornerai indietro?” – A qualcuno che lascia il seminario o la formazione religiosa.

A livello nazionale, circa il 50% degli uomini che fanno discernimento lascia il seminario in qualche stadio della formazione, e le percentuali per gli ordini religiosi sono probabilmente simili. È una parte naturale del discernimento, ma quando un vostro amico abbandona la formazione è difficile non chiedersi se stia abbandonando il progetto di Dio. Se vi chiede consiglio è una cosa, ma probabilmente non è qualcosa su cui dovete intervenire.

Rispettate la sua libertà e la sua competenza, e presumete che quella decisione sia il risultato di un discernimento diligente. Potreste chiedergli se sia in pace con quella decisione, o se il periodo della formazione sia stato fruttuoso. Promettete di “pregare perché accadano grandi cose nel prossimo passo che Dio ha pensato per te”. Se tornerà indietro, riguarderà i tempi di Dio e la sua risposta.

5. “Quando diventi sacerdote/religioso, allora [inserire-come-la-Chiesa-verrà-salvata-qui]” – A chiunque è in formazione.

No. È sbagliato a tanti livelli. Nella maggior parte dei casi, c’è semplicemente qualcuno che cerca di imporre la sua ideologia particolare (“So che dirai solo Messe in latino” o “Permetterai i matrimoni omosessuali”…). Non dite a qualcuno come essere il sacerdote o il religioso che volete che sia, o cosa debba fare. Permettete che segua Gesù. Voi realizzate il progetto che Dio ha per voi.

Collegato a questo c’è il fatto di mettere seminaristi e novizi su un piedistallo. Una persona in formazione non è automaticamente più santa di chiunque altro. È bene trattare con rispetto una persona che indossa un abito religioso, ma bisogna ricordare che non smette di essere umano.

Per questo non sono un grande fan della frase “Grazie per la tua vocazione”. Penso che questo mi renda un orco. So che deriva dal desiderio di mostrare apprezzamento per il dono del sacerdozio e della vita religiosa e per il coraggio e la generosità di quella persona, ma una vocazione viene da Dio, e quindi ringraziate innanzitutto Lui.

Dire “Grazie per il tuo ‘Sì’” è più appropriato, ma ho comunque delle riserve, perché temo che sia in atto qualche teologia della sostituzione. Gesù Cristo non ha sofferto e non è morto sulla croce perché non doveste offrire la vostra vita. Vi ha salvati dalla morte eterna, ma questo non sostituisce il vostro morire a voi stessi. Piuttosto, la vostra morte diventa una partecipazione alla morte di Gesù, perché possiate condividere la Sua Resurrezione e la Sua gloria. Il “Sì” di un sacerdote o di un religioso è una cosa splendida, ma non sostituisce l’importanza del vostro “Sì” a qualsiasi vocazione a cui Dio vi stia chiamando, che se è il matrimonio è anche più difficile (cfr. 1 Cor 7).

6. “Oh, ma saresti un marito e un padre (una moglie e una madre) così bravo” – A qualcuno che entra o è in formazione

Sarebbe auspicabile che nessuno diventasse sacerdote o religioso se non è in grado di essere un bravo coniuge o un buon padre/una buona madre. Dopo tutto, la grazia costruisce la virtù. Non abbiamo decisamente bisogno di sacerdoti che sarebbero stati cattivi padri.

Ancora peggio quando si dice qualcosa su come le ragazze o i ragazzi ci rimarrranno male per questa tragica perdita a livello di possibili appuntamenti. Ci sono letteralmente miliardi di altre perosne su questo pianeta che non perseguono il celibato. Penso che nella Provvidenza di Dio, Egli troverà un modo per prendersi cura di loro.

7. “Dovresti pensarte di diventare sacerdote/religioso” – A un giovane qualsiasi nella Messa quotidiana

Penso che sia una cosa molto importante da dire, ma solo una volta che avete conosciuto quella persona, e non soltanto perché è la più giovane a frequentare la Messa quotidiana.

Ricordate, rispondere a una vocazione richiede libertà, e dire cose come queste probabilmente non farà che innescare le paure delle persone nei confronti del discernimento. Anche se le spinge a perseguire una vocazione, lo fa con una mancanza di libertà. Constatare una forte vita di preghiera in qualcuno potrebbe essere l’indicazione di una vocazione religiosa, ma magari invitatelo prima per un caffè e ascoltare le sue speranze, i suoi sogni e le sue paure prima di buttar lì quella frase. E poi se e quando la dite avrà un significato molto superiore.

Alla fine, comunque, se avete detto qualcosa che non avreste dovuto dire non ve la prendete troppo. Dio scrive dritto anche sulle linee storte. Facciamo però del nostro meglio per ascoltare la Sua voce per la nostra vita e come ci chiama a parlare e a sostenere gli altri nel loro discernimento.

Altre risorse per aiutarvi a discernere la vostra vocazione

SCIVIAS: KNOW THE WAYS OF THE LORD

Scivias: Know the Ways of the Lordè una serie di video che funge da guida al discernimento vocazionale per uomini che prendono in considerazione il sacerdozio. La serie è narrata da padre Michael Zimmerman, dell’Ufficio per le Vocazioni dell’Arcidiocesi di Boston. È accessibile attraverso il canale di YouTube e la pagina Facebook di Vocations Boston dal 13 aprile 2021, Scivias mira ad aiutare i giovani a riconoscere come perseguire il progetto di Dio per la loro vita realizzerà i loro più grandi desideri.

Per accedere a tutti i video di Scivias e scaricare la guida che li accompagna, visitate il sito https://vocationsboston.org/parish-vocation-resources#sciviasForm

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link.

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