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Come risolvere il paradosso di essere sia un seguace che un leader?

RIO DE JANEIRO

CARL DE SOUZA | AFP

Chris Lowney - pubblicato il 18/06/21

Cosa significa seguire e al contempo guidare? Per scoprirlo basta leggere il Vangelo

Cosa significa essere cristiani?

La domanda, secondo il dizionario, è semplice e diretta. Un cristiano è qualcuno che segue gli insegnamenti di Gesù Cristo. Un cristiano è un seguace di Gesù. Chi potrebbe dissentire?

Beh… io.

Prima di considerarmi eretico, permettetemi di chiarire una cosa: i cristiani sono sicuramente seguaci di Gesù, ma la sequela è solo metà della storia. I cristiani sono anche leader: seguiamo e guidiamo, ogni giorno della nostra vita. Seguire e al contempo guidare può sembrare paradossale, perfino una contraddizione, ma se analizziamo il linguaggio associato alla nostra chiamata, coglieremo queste due dimensioni della vita cristiana.

Ogni cristiano, ad esempio, ha una “vocazione” e può considerarsi un “discepolo”. Entrambe queste parole rafforzano la nozione di sequela. La parola “vocazione” è radicata in un termine latino che significa “chiamare”. Se ti chiamo, tu vieni da me, come nella scena evangelica in cui Gesù dice a due pescatori, Pietro e Andrea, di seguirlo. I due lasciano subito le reti e Lo seguono.

Sulla stessa linea, la parola “discepolo” significa “colui che impara” o “allievo” – una descrizione idonea di tutti coloro che seguivano Gesù di villaggio in villaggio nel I secolo, applicabile anche a noi oggi.

Nella vita cristiana, però, c’è molto più della sequela. Considerate le altre due parole che descrivono la nostra missione: “chiamata” e “apostolo”. Questi termini hanno la connotazione esattamente opposta rispetto alle parole precedenti. Il termine latino “missio” significa “mando”, e se ti mando da qualche parte tu non stai seguendo, stai andando! Sei in prima linea, nozione ulteriormente rafforzata dalla parola “apostolo”, dal termine greco per dire “mandare”. Ricordiamo, ad esempio, l’iconica scena evangelica in cui Gesù invia i Dodici dicendo loro di “andare”.

E loro sono andati, non limitandosi a tallonare Gesù e ad ascoltare le parabole, ma andando a proclamare il Regno, a curare i malati e a proclamare la pace a tutti coloro che incontravano.

Tutto questo ci aiuta a capire che dobbiamo pensare a noi stessi come a dei “leader”. La maggior parte di noi associerà in modo stereotipato la leadership solo a chi ha posizioni di guida di istituzioni o organizzazioni. Potremmo ritenere leader Papi, cardinali e vescovi, ma non noi, e tuttavia una delle definizioni di leadership è “indicare una vita e influenzare gli altri al riguardo”. Quei primi cristiani stavano incarnando questa definizione di leadership: indicavano la via di Gesù e influenzavano gli altri ad abbracciare i Suoi valori. Ed è proprio questo che i cristiani moderni sono chiamati e inviati a fare.

E allora di cosa si tratta? Noi cristiani siamo soprattutto seguaci o leader? Siamo entrambi. In ugual misura. Ovviamente siamo entrambe le cose, come riassume un unico versetto del Vangelo di Marco, in cui Gesù “chiamò a sé i dodici e cominciò a mandarli a due a due” (Mc 6, 7). chiamati e mandati; sequela e guida.

Ci smarriamo ogni volta che trascuriamo una dimensione o l’altra di questa chiamata dinamica. Qualcosa manca se non ci intendiamo come “in missione”, mostrando leadership e abbracciando tutte le opportunità che la vita ci offre per “indicare la via”, nelle nostre famiglie e comunità e sul nostro posto di lavoro. E qualcosa è andato male quando la “via” che indichiamo risulta essere la nostra agenda egoistica. Siamo chiamati a indicare la via di Gesù, non la nostra.

E allora, la prossima volte che verrete descritti come “un seguace di Gesù”, dite a voi stessi “Sì, è così, ma sono anche un leader”.

Chris Lowney è autore di Heroic Leadership; seguitelo su Twitter, Facebook e www.chrislowney.com.

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