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Perché le ricerche online sul tema “preghiera” hanno battuto ogni record in 90 Paesi nel 2020?

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Mangostar | Shutterstock

Francisco Vêneto - pubblicato il 17/06/21

Non sempre le persone trovano chi dia loro risposte soddisfacenti

Le ricerche online sul tema “Preghiera” hanno battuto i record in 90 Paesi durante il 2020. Perché?

Un indizio della risposta può derivare da un’altra ricerca sulle manifestazioni di fede nello stesso anno, segnato dalla pandemia di Covid-19: secondo l’istituto Pew Research, il 24% degli adulti statunitensi afferma che la sua fede si è rafforzata in quest’anno difficile.

Scenari simili sono stati verificati anche in altri Paesi: in Gran Bretagna, l’impresa di consulenza di ricerche Savanta ComRes ha constatato che 2,6 milioni di Britannici hanno detto di aver pregato per la prima volta nella vita dopo l’emergenza provocata dal coronavirus. 5 milioni hanno dichiarato che prima non partecipavano alle cerimonie religiose, ma hanno cominciato a seguirle attraverso i mezzi di comunicazione, come nel caso delle Messe trasmesse via Internet.

Sul sito The Conversation, la teologa e docente Danielle Tumminio Hansen, di Austin (Texas, Stati Uniti), ha commentato la situazione ricordando che eventi traumatici implicano crisi di significato, che portano le persone a interrogarsi sulla propria vita e sulle proprie convinzioni. La pandemia di Covid-19, sostiene, ha provocato molte esperienze traumatiche collegate all’isolamento, alla malattia, alla paura e alla morte.

Di fronte a questi traumi, è frequente che le persone mettano in discussione le proprie idee su chi è Dio, quale sia il proposito dell’esistenza o perché accadano cose negative alle brave persone.

Non sempre, però, trovano chi dia loro risposte soddisfacenti.

C’è ad esempio chi ben prima della pandemia aveva ereditato convinzioni su un Dio castigatore,e non comprendendo adeguatamente i concetti apparentemente contrapposti di giustizia e misericordia divina finiva per vivere un tipo “stressante” di fede religiosa, caratterizzato da dubbi, paure e angosce. Questo tipo di “stress religioso” si può manifestare con ancor più forza durante il lungo evento traumatico di questa pandemia.

Danielle Tumminio Hansen ricorda anche che esperti della salute mentale come Judith Herman sostengono che la cura di un trauma richiede il fatto di dare un significato all’evento traumatico. In ambito spirituale, la ricerca di questo significato passa per il riconoscimento del fatto che alcune delle proprie convinzioni vengono sfidate dal trauma, e proprio per questo devono essere comprese più chiaramente.

Nel tentativo di ottenere una migliore comprensione, fornita dalla ricerca di significato, l’individuo traumatizzato può ricorrere a preghiere, rituali e conversazioni con persone di riferimento, come sacerdoti, religiose, catechisti o direttori spirituali, nel caso dei cattolici. L’approfondimento dei perché della fede aiuta a gettare luce sui motivi della sofferenza permessa da Dio.

Visioni parziali o tendenziose delle spiegazioni dottrinali possono sottolineare in modo sproporzionato l’aspetto punitivo della sofferenza, aumentando il trauma e portando l’individuo a sperimentare ancora più angoscia, o provocare il rifiuto della fede in Dio, nel caso in cui si pensi che non abbia alcun senso credere in un Dio presumibilmente buono, ma che permette la sofferenza a livelli assurdi. In questo caso, sembrerebbe più ragionevole credere in un universo aleatorio e caotico, in cui non c’è un senso da cercare.

Nonostante il rischio della perdita o della deformazione della fede per via della mancanza di risposte dalle basi solide sul significato spirituale della sofferenza, Danielle Tumminio Hansen considera che gli eventi traumatici non distruggano necessariamente la fede, ma anzi, possano rafforzarla quando il trauma sfida le supposizioni delle persone e offre loro provocazioni e risorse significative per aiutarle a mettersi più a fondo in discussione sulla natura e la solidità delle proprie convinzioni.

La richiesta umana di significato è infinita, e apparentemente molta gente non riesce a trovarla né nel mondo fisico né in quello virtuale.

Il fatto che le ricerche online sul tema “preghiera” abbiano battuto ogni record in 90 Paesi nel 2020 è un buon segno, perché rivela un aumento della ricerca di significato spirituale. Dall’altro lato, è un fenomeno che solleva inquietudine: che tipo di risposte troveranno le persone su Internet?

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