Liberalizzare i brevetti dei vaccini anti Covid. Fare in modo che siano accessibili a tutta la popolazione mondiale e non solo a Stati Uniti, Europa, e pochi “eletti”. I gesuiti alzano la voce contro le difficoltà a reperire vaccini degli Stati più poveri. Un problema di cui si ne parla troppo poco. L’autorevole rivista La Civiltà Cattolica, in un editoriale del padre gesuita Fernando de la Iglesia Viguiristi S.I., evidenzia:
La Civiltà Cattolica fa notare che l’intera produzione di Moderna e più del 96% di quella di Pfizer BioNTech sono state acquistate da Paesi sviluppati, e la distribuzione del vaccino di AstraZeneca è andata prevalentemente all’Europa.
La produzione di vaccini è stata limitata dal rifiuto delle case farmaceutiche di condividere conoscenze e tecnologia. Nonostante esse abbiano incassato importanti sussidi pubblici per la ricerca. Secondo la piattaforma multimediale per la comunità di sviluppo globale, 37.700 milioni di dollari alla ricerca, allo sviluppo, alla distribuzione e all’applicazione di vaccini.
Mentre il settore privato vi ha investito un quarto di quell’ammontare: 9.500 milioni. Questo fa comprendere anche la rapida realizzazione dei vaccini stessi.
La rivista dei gesuiti sottolinea il pressing del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, per ottenere la sospensione dei diritti di proprietà intellettuale (Dpi) sulla produzione dei vaccini. Contro la linea adottata da Biden, si schierano intellettuali e alcuni governi, secondo cui i costi sono troppo alti per consentirne l’accesso ai Paesi più poveri.
I critici del “brevetto libero” ritengono che i governi debbano finanziare direttamente tutta l’innovazione e ricevere i prodotti al costo di fabbricazione. Il punto chiave, tuttavia, è la tesi dice La Civiltà Cattolica, è che il pagamento dei costi di ricerca e sviluppo è distinto dalla somministrazione dei prodotti.
Pertanto i brevetti, secondo i gesuiti, non dovrebbero significare prezzi universalmente alti. Dovremmo aspettarci prezzi diversificati o scaglionati. I costi di ricerca e sviluppo si recuperano dai Paesi più ricchi che pagano prezzi più alti in base alla considerazione della salute dei loro cittadini. I Paesi più poveri ottengono prezzi prossimi o uguali ai costi di fabbricazione.
In definitiva, la posizione del polo farmaceutico è chiara, ma la realtà è un’altra cosa. E l'accesso universali ai vaccini è palesemente frenato dalle loro posizioni di oligopolio.
Ci troviamo in mezzo a una catastrofe, conclude l’analisi de La Civiltà Cattolica, e sarebbe una sventura per tutti se la Ue e gli Usa non fossero all’altezza della situazione e non si adoperassero per risolverla al meglio. Non è sostenibile, da nessun punto di vista, che non si favorisca una vaccinazione universale.