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Come spiegare a un giovane di oggi che Dio esiste?

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Shutterstock|Di Zoran Zeremski

Alvaro Real - pubblicato il 15/06/21

“Credo in Dio. Ragioni a prova di bomba per giovani scettici”

Javier Arias Artacho è uno scrittore e ha pubblicato vari romanzi: Nadie sabrá de mi, La tierra del Viento, El General Maldito o Eitana, la esclava judía, ma è anche professore di religione alle scuole superiori. È abituato a parlare ai giovani, e ha voluto mettere nero su bianco alcune delle inquietudini che ha affrontato e delle cose che ha imparato.

DIOS EXISTE. Razones a prueba de bombas para jóvenes escépticos (Credo in Dio. Ragioni a prova di bomba per giovani scettici, ndt). Bel titolo. Ho iniziato a leggerlo e ho pensato “Ma tu guarda in che pasticcio si sta mettendo il buon Javier”. Perché lo hai fatto?

Era il programma che seguivo nelle mie lezioni di Religione alle superiori, e ho pensato che potesse essere utile per qualsiasi persona sia in cerca di risposte. L’anno scorso, durante l’isolamento, è stato un buon momento per fermarmi e organizzare le idee e la bibliografia che avevo in mente. Nasce dal profondo convincimento del fatto che i giovani cerchino risposte ragionevoli per poter avere fede e io le ho cercate, documentate e poste sul tavolo. Ci sono ragioni forti. È stato un esercizio che mi ha aiutato anche personalmente. C’era la premessa per cui dovevo essere chiaro e divertente – in questo ho attinto al mio lavoro di romanziere –, ben documentato e breve. Con breve voglio dire che dovevo andare all’essenziale. Volevo che per poco tempo chiunque potesse avere alla sua portata motivi sufficienti per avere speranza.

Alla fine del libro, credo di non svelare nulla, dici: “Queste pagine hanno l’intenzione di bussare alla porta degli scettici, di quelli che si trovano alla frontiera della fede o lontani da essa. La mia missione non è mettermi in cattedra, ma riflettere e aiutare a riflettere su quella verità che resta nascosta ma esiste”. La domanda d’oro… Come si parla di fede con chi è lontano?

Il mondo è cambiato, e non si può più dare per scontato che siano evangelizzati, o che si debbano evangelizzare come hanno fatto con noi i nostri genitori o i nostri nonni. La verità brilla quando mettiamo sul tavolo la ragione, anche se sembra paradossale. I giovani ne sono colpiti, perché vivono in un mondo razionale e credono che la fede sia solo per creduloni o ingenui. Il mondo di oggi gioca con le armi della ragione, e credo che vadano utilizzate le stesse armi per smentire alcune affermazioni false. Le ricette della tradizione non servono più. Ad alcune persone sì, ovviamente, ma alla maggior parte no.

Guidi il lettore per mano e inizi parlando di storia. Il Gesù storico è facile da mostrare. Nessuno dubita della Sua esistenza, ma è giusto non dare niente per scontato. Cosa sono i Vangeli, quando vengono scritti… Senza questa base storica i giovani non arriveranno a Dio.

Dai per scontato che i giovani al giorno d’oggi non dubitino dell’esistenza di Gesù. Io direi che non si può dare nulla per scontato. L’ignoranza è a volte molto presente, ma per me la cosa più importante è collegare l’antichità dei Vangeli alla testimonianza coerente e impegnata dei testimoni della Resurrezione. Perché la Resurrezione è credibile anche se non la comprendo? Per me era fondamentale portare il lettore di fronte a quel momento della nostra storia, fino a quel momento inverosimile che noi cristiani assicuriamo e che i non credenti temono.

Parli delle conseguenze, della fede, e c’è un capitolo con un titolo che mi piace molto perché mi ci ritrovo un po’. Dici con affetto: “Gli apostoli, quel branco di pazzi”. Pensiamo sempre agli apostoli come a signori anziani, saggi, e lì invece appaiono più come giovani lottatori, anticonformisti, che scoprono qualcosa… Si possono vedere così anche i giovani d’oggi?

Sarò sincero, sapevo ben poco di loro. In realtà sono grandi sconosciuti, perché di alcuni si sa poco o niente. Per me la cosa più importante è delineare chiaramente il loro volto e come hanno sacrificato la propria esistenza per qualcosa che avevano vissuto e ha cambiato la loro vita. Erano uomini con eroismo, coraggio e umanità straordinari. Credo che i giovani lo comprendano meglio rispetto a dire semplicemente che sono stati santi.

Nel libro si nota la tua esperienza come professore. Ad esempio, racconti che un’allieva si è mostrata sorpresa che fossi intelligente e formato e che nel XXI secolo credessi in Dio. Com’è sttao quel momento? Accade spesso?

In genere sono molto vicino ai miei allievi, e quel giorno, con molto affetto – quasi con commiserazione –, un’allieva si è sorpresa del fatto che avessi fede nel XXI secolo. Questo libro è dedicato a persone come lei. Magari non ricorda il suo commento – ormai è una donna –, ma mi ha aiutato a comprendere che le persone che abbiamo davanti e che non hanno ricevuto una formazione dalla famiglia e dalla parrocchia hanno un grande bisogno di risposte chiare, quantomeno il più chiare possibile. Mi è successo solo una volta. So che molti giovani lo pensano ma non hanno il coraggio di dirlo. Credo anche, però, che con i miei anni di docenza sono sempre più convincente, o almeno mi sembra che sia così. Ho argomentazioni autentiche e a cui è difficile ribattere. Il segreto del libro è questo.

C’è una parte in cui unisci scienza e fede, parli della ragione, del cervello, degli ultimi studi sulle esperienze di vicinanza alla morte. I giovani pensano alla morte?

Con me sì! Le lezioni di Religione sono quasi l’unico ambito in cui si menziona la morte. Quando lo facciamo, restano sempre in silenzio, commossi. Hanno bisogno di parlarne, di condividere, di ascoltare… La maggior parte di loro non tratta questo tema nella sua vita sociale, e ho l’impressione che non lo faccia neanche in quella personale. Viviamo pieni di rumore e circondati da ciò che è materiale. Provano piuttosto a eludere questo tema.

Un’ultima domanda, più personale. Dici che ci sono molte vie per cercare di comprendere che esiste qualcosa di più e che questo libro è semplicemente il tuo cammino. Perché credi in Dio? Chi è? Com’è Dio per te?

La risposta è nel libro. È la sua colonna vertebrale. Credo profondamente nel fatto che gli apostoli abbiano visto Gesù risorto. Non so in che modo, ma è accaduto. Credo nella loro testimonianza di vita. Credo perché ne vedo i frutti in altre persone, perché alcune di loro hanno vissuto esperienze di vicinanza alla morte, e questi testimoni sono così chiari e onesti che è molto difficile dubitare di loro. Credo perché per quanto ci si soffermi poco a pensarci ci si rende conto che c’è qualcosa, e la scienza dà moltissimi indizi su questa realtà diversa dalla nostra, ma reale. Credo che Dio sia autentico. Non importa il Suo nome, né cosa sia. Ma quest’altra realtà esiste. La conosciamo per tradizione cristiana, e la spieghiamo con parole e strumenti umani, ma sono convinto che anche in altre culture possano conoscerlo, anche se in un altro modo. Alla fin fine, si tratta di un linguaggio umano.

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