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Il corto con cui ho capito che nella battaglia contro il peccato non siamo soli

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yesHEis Latin America

frame of short film "Se Busca"

Catholic Link - pubblicato il 11/06/21

La vita spirituale è una battaglia costante, in cui i nemici dell'anima ci perseguitano e noi cerchiamo di sfuggire. Il problema è che ci basiamo solo sulle nostre forze

di Paulina Maria de la Cruz

Un video breve ma rivelatore mi ha fatto pensare alla mia vita spirituale, e mi sono vista fuggire da Dio e dal Suo amore.

Per essere onesta, non so bene perché sono fuggita per tanto tempo. Forse è stato per paura, per mancanza di conoscenza o per il fatto di non voler lasciar andare altri “amori” per abbracciare il Suo.

Il video inizia con un uomo che corre, come in una fuga costante. Sembra che si trovi in una battaglia in cui viene attaccato a colpi di freccia.

La vita spirituale è così, come una battaglia costante, in cui i nemici dell’anima ci perseguitano e noi cerchiamo di sfuggire dalle grinfie del peccato e della tentazione.

L’inconveniente è che per uscire dalle lotte che affrontiamo ci basiamo solo sulle nostre forze.

La tentazione ci perseguita

Lungo il cammino ci sono sempre dei feriti. Possiamo essere noi stessi, o come accade al protagonista di questa storia perdiamo compagni di cammino e dobbiamo vedere fratelli caduti nelle loro battaglie.

Veniamo cercati, vivi o morti, la nostra testa ha già un prezzo, che noi non potremmo pagare. Il nemico non vuole che arriviamo ad abbracciare Dio.

Cadiamo e ricadiamo nelle stesse tentazioni e nelle stesse miserie. La tentazione viene a noi in modo piacevole.

Dopo aver peccato ci sentiamo soli e abbandonati

Ciascuno di noi ha un peccato dominante, ma alla fine della tentazione, quando cadiamo in essa, la nostra anima si sente sola, fredda, abbandonata.

Come il paesaggio in cui si svolge questa storia, tra campi gelati, nella desolazione più assoluta, pieni di miseria, non siamo neanche capaci di alzare lo sguardo.

Cerchiamo di curarci, ancora una volta con le nostre forze e i nostri mezzi. Il protagonista, ad esempio, cerca di ricomporre la sua gamba rotta con il ramo di un albero per continuare a camminare.

Allo stesso modo, vogliamo lavare le nostre ferite e i nostri peccati con acqua sporca per continuare ad avanzare.

Che fare quando le riserve si esauriscono?

Quasi senza riserve d’acqua e di cibo, nel ghiaccio e con un piede rotto tutto può peggiorare. Ricomincia a nevicare, e si avvicina una tormenta.

Alla fine quest’uomo trova un ruscello e può bere e riempire la sua borraccia. Ma noi, da dove traiamo le forze per resistere nelle battaglie?

— Primo: dalla santa Eucaristia e dall’adorazione del Santissimo. In Lui troviamo fonti di acqua viva, consolazione e diletto per la nostra anima, di modo che quando verranno tenebre e aridità avremo dove nutrirci.

— Secondo: la preghiera costante, come modo per trattare amichevolmente Dio e mettere tutto nelle Sue mani provvidenti, ponendo alla Sua presenza anche le nostre miserie.

— Terzo: le Sacre Scritture. Lì è Dio stesso che ci parla al cuore, e ogni parola che vi è scritta porta il sigillo dello Spirito Santo, che è amore del Padre e del Figlio.

La Sacra Scrittura è una fonte inesauribile a cui possiamo alimentarci giorno dopo giorno. Sono i ruscelli che il Signore ci offre per non lasciarci morire.

Guardando il video con attenzione, vedrete che l’uomo beve acqua e mangia un lombrico o qualcosa di molto piccolo. Si sente esausto e non ha recuperato le forze, quando da lontano si sente ululare un lupo.

Questo ci ricorda che il nemico è sempre in agguato, e non vuole che rimaniamo vivi.

Dobbiamo essere coraggiosi per affrontare il peccato

Quando quest’uomo esausto riprende il cammino trova un animale, e quindi se ne ciba e custodisce la pelle per proteggersi.

È una piccola sosta in questa fredda battaglia a morte, finché non si scontra faccia a faccia con un lupo. Anche noi un giorno ci ritroviamo faccia a faccia con il nostro peccato, davanti al nemico.

Sappiamo che gira come un leone ruggente cercando chi divorare (1 Pt 5, 8). Stavolta non possiamo fare nulla, siamo consapevoli del fatto che le nostre forze sono limitate e da soli non ce la facciamo.

In questa fuga sfrenata si verifica uno scontro – per il protagonista contro un albero, che nella nostra vita si traduce in ostacoli e fallimenti, e ci sono confusione, dolore, delusione.

Ma non siamo soli in questa battaglia contro il male!

Quando alla fine ci svegliamo e siamo capaci di aprire gli occhi e il cuore, vediamo che c’è qualcuno al nostro fianco. È un vecchio amico, di cui distinguiamo appena la silhouette.

Essendo confusi vogliamo fuggire o attaccare, e l’uomo della storia voleva attaccare l’anziano con un pugnale. In pochi secondi, però, vede il fuoco, il cibo, nota la cura dell’anziano nei suoi confronti.

È stato questo anziano a lasciare l’animale perché si nutrisse e si coprisse, a mettere in fuga il lupo con il fuoco e a portarlo in un luogo sicuro.

In quella frazione di secondo in cui apriamo gli occhi possiamo vedere che Egli ci ha amati per primo. Quando cercavamo di curarci con i rami, le Sue ferite ci avevano già curato (1 Pt 2, 24).

Dio non ci lascia soli. Invia il fuoco del Suo spirito che ci difende fino alla fine perché giungiamo in vita alla meta finale del cammino e Lo abbracciamo.

Il Suo amore e la Sua dedizione sono più grandi di qualsiasi altra cosa

L’amore di Dio è così grande che ci nutre ogni giorno nella Santa Comunione. Vi troviamo riposo, forza e allegria, ed è in Gesù Cristo che si manifesta l’amore del Padre nei nostri confronti.

È in quello stesso momento che possiamo finalmente renderci conto del fatto che non possiamo fuggire dal Suo amore, come dice il Salmo: “Dove potrei andarmene lontano dal tuo Spirito,
dove fuggirò dalla tua presenza?”

E anche se avevamo un prezzo, che non avremmo mai potuto pagare, Egli lo ha pagato per noi. Possiamo allora concludere, tra cantici e lacrime di gioia, che l’amore di Dio ci ha aspettato.

E non ce ne eravamo resi conto! Di fronte a un amore così grande, dolce e perfetto non possiamo fare altro che arrenderci e dire come Sant’Agostino:

“Tardi ti ho amato,
bellezza così antica e così nuova,
tardi ti ho amato.
Tu eri dentro di me, e io fuori.
E là ti cercavo.
Deforme, mi gettavo
sulle belle forme delle tue creature.
Tu eri con me, ma io non ero con te.
Mi tenevano lontano da te
quelle creature che non esisterebbero
se non esistessero in te.
Mi hai chiamato,
e il tuo grido ha squarciato la mia sordità.
Hai mandato un baleno,
e il tuo splendore
ha dissipato la mia cecità.
Hai effuso il tuo profumo;
l’ho aspirato e ora anelo a te.
Ti ho gustato,
e ora ho fame e sete di te.
Mi hai toccato,
e ora ardo dal desiderio della tua pace”.

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link.

Tags:
cortometraggiodiopeccato
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