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“Lo sfruttamento commerciale non è eticamente accettabile nel campo della medicina”

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Hans Lucas via AFP

Arthur Herlin - i.Media per Aleteia - pubblicato il 08/06/21

Intervista all’esperto in bioetica Antonio Gioacchino Spagnolo

Per il professor Antonio Gioacchino Spagnolo, docente di Bioetica, coordinatore della sezione di Bioetica e Medical Humanities dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma, Italia), i principi di giustizia, solidarietà e inclusione devono essere alla base di qualsiasi intervento specifico e concreto in risposta alla pandemia. Attraverso le numerose esortazioni a rendere accessibile il vaccino Covid, ma anche attraverso l’esempio che dà vaccinando i più poveri, questo è quanto Papa Francesco e la Santa-Sede stanno mettendo in pratica.

–La Santa Sede sostiene ovunque le campagne di vaccinazione contro il Covid-19. Pensa che questa posizione della Santa Sede sia quella giusta? Ha davvero contribuito a convincere le persone nel corso dei mesi secondo lei?

–La Santa Sede sostiene le campagne di vaccinazione contro il Covid-19 per tutti non perché, ritengo, voglia invadere il campo proprio delle organizzazioni internazionali che si occupano di sanità pubblica ma perché la prevenzione di malattie infettive, dagli esiti così drammatici, rappresenta una condotta positiva che va promossa e che esprime “un servizio alla fragilità dell’uomo, per la prevenzione e la cura delle malattie, l’alleviamento della sofferenza e l’estensione delle cure necessarie in misura equa a tutta l’umanità”. Afferma Papa Francesco che i vaccini, affinché «possano illuminare e portare speranza al mondo intero, devono stare a disposizione di tutti … specialmente per i più vulnerabili e bisognosi di tutte le regioni del Pianeta». Questo orientamento richiama i principi di giustizia, solidarietà e inclusione che devono essere alla base di ogni specifico e concreto intervento in risposta alla pandemia. E sono principi e valori che nel linguaggio della salute pubblica costituiscono i riferimenti condivisi nelle emergenze sanitarie, come riportato nella Nota della Commissione Vaticana Covid-19 “Vaccino per tutti” di dicembre 2020 : uguale rispetto delle persone, solidarietà verso chi va aiutato nella necessità o nella malattia, non discriminazione ed equa distribuzione di benefici e oneri. Ma questi sono anche i principi alla base della Dottrina sociale della Chiesa, inseriti in una visione integralmente umana della persona, da sempre considerati centrali nel Magistero della Chiesa (come richiamati ad es. nella Nuova Carta degli Operatori Sanitari). Ed è in relazione alla drammaticità di questa pandemia che Papa Francesco li ha voluti mettere al centro delle sue preoccupazioni ed esortazioni invocando un “internazionalismo dei vaccini”. 

Se questo abbia contribuito in questi mesi a convincere le persone, a rendere disponibili i vaccini e/o a farsi vaccinare, è difficile verificarlo, ma sono convinto che tutti gli interventi della Santa Sede in questa prospettiva non avevano il fine di convincere ma quello di mostrare le ragioni e i valori di riferimento affinché, come dice Pascal, ci si possa convincere meglio “con le ragioni trovate da sé stessi che non con quelle venute in mente ad altri”.  

-Papa Francesco sostiene la revoca dei brevetti sui vaccini Covid. È una soluzione realistica secondo lei?

´–Anche la questione della revoca dei brevetti deve essere collocata nel profondo significato della solidarietà umana, considerando che il solo obiettivo dello sfruttamento commerciale non è eticamente accettabile nel campo della medicina e della cura della salute. Certamente è innegabile l’importanza di tutelare con un brevetto la proprietà intellettuale, ma bisogna ricordare l’eccezionalità della attuale situazione pandemica e alcuni aspetti legati ai finanziamenti che le aziende farmaceutiche interessate hanno ricevuto. Bisogna ricordare, infatti, che nel caso del vaccino contro il coronavirus risulta che le aziende farmaceutiche sono state finanziate con ingenti somme di denaro pubblico. Quindi, pur riconoscendo il valore della proprietà intellettuale, di fronte alla morte di così tante persone, e in particolare nei Paesi poveri, non si dovrebbero rivendicare profitti per una produzione che è stata ampiamente sovvenzionata.

Certamente non è l’unica soluzione, ma non si possono mettere le leggi del mercato e dei brevetti di invenzione sopra le leggi dell’amore e della salute dell’umanità. Se si interpreta il vaccino come un bene a cui tutti possano aver accesso, senza discriminazioni, secondo il principio della destinazione universale dei beni, è necessario che ci siano quantomeno iniziative che permettano di realizzare accordi internazionali per gestire i brevetti in modo da favorire l’accesso di tutti ai vaccini. In questa prospettiva potrebbe avere un ruolo decisivo l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). Agli organismi internazionali è rivolto l’invito a contribuire ad assicurare una giusta ed equa distribuzione delle risorse finanziarie che possa corrispondere alle oggettive esigenze di tutti i cittadini del mondo, secondo il principio di solidarietà e di sussidiarietà. 

-Quasi 2 miliardi di persone sono state vaccinate contro il Covid. Alcuni temono gli effetti sulla salute degli individui (sterilità, trombosi…) Dobbiamo davvero aspettarci effetti collaterali sulle popolazioni nei prossimi mesi o anni?

–Gli effetti collaterali fanno parte degli eventi attesi quando si somministrano dei farmaci. E’ chiaro che dei nuovi farmaci possiamo sapere gli effetti collaterali che si manifestano nel gruppo di soggetti che hanno partecipato alla sperimentazione e che sono stati attentamente monitorati ed è proprio il rapporto tra i rischi e i benefici relativamente a quei soggetti che viene valutato dalle agenzie regolatorie per autorizzarne l’immissione in commercio. Ma è altrettanto chiaro che la vera “sperimentazione” comincia quando i farmaci – tutti i farmaci – cominciano ad essere messi in commercio e utilizzati su larga scala nella popolazione, su soggetti che non saranno più solo quelli selezionati secondo criteri di inclusione ed esclusione ben definiti dai protocolli (limiti di età, assenza di altre patologie, non assunzione di altri farmaci, ecc.). La somministrazione che è avvenuta indistintamente su milioni di persona rende inevitabilmente manifesti – e dunque dobbiamo aspettarci – effetti collaterali mai rilevati prima, durante la sperimentazione controllata. Ma questo è quello che succede per tutti i farmaci, non solo per i vaccini anti-Covid-19. Si tratta di capire sul piano statistico se c’è una significatività statistica che rende eventualmente non più accettabile il rapporto tra i rischi e i benefici. Quello che dovremmo accettare sul piano culturale è che i cittadini non sono cavie ma devono sentirsi partner dei ricercatori. C’è infatti un presupposto paritetico che rende eticamente accettabile la sperimentazione: è una persona lo sperimentatore, è la persona (il suo benessere, la sua salute) il fine che deve perseguire la sperimentazione, ed è la persona del cittadino/paziente il mezzo attraverso il quale la sperimentazione può portare ai risultati sperati. Dunque, sperimentare con l’uomo e non sperimentazione su l’uomo.

-È possibile che gli individui debbano essere vaccinati ogni anno? Non sarebbe un’altra ragione per gli scettici di farsi vaccinare?

La vaccinazione periodica non è una novità legata ai vaccini per il Covid-19 : da tempo siamo ormai abituati a farci ogni anno, in autunno, il vaccino anti-influenzale e l’influenza ha conseguenze meno gravi dell’infezione da virus Sars Cov-2, anche se la vaccinazione annuale contro l’influenza ha ridotto la mortalità che pure questa malattia determina. Ora, se siamo disposti a questo piccolo disagio per l’influenza perché non dovremmo farlo anche per prevenire il Covid-19? Peraltro, anche per la vaccinazione anti-influenzale ci sono gli scettici e dunque si tratta di uno scetticismo nei confronti di tutti i vaccini non specificamente per quello contro il Covid-19.

Si tratta di un fenomeno, quello dell’esitazione vaccinale o di vera e propria riluttanza nei confronti dei vaccini, che deve essere considerato nella prospettiva del rischio che può costituire per gli altri, nell’ordine del rapporto tra salute personale e salute pubblica, che è di stretta interdipendenza. Per contrastare questo fenomeno, è fondamentale una pianificazione mirata caso per caso che utilizzi non solo una comunicazione incisiva ed efficace, in grado di dissipare le paure, affrontare le preoccupazioni e promuovere la vaccinazione come prezioso e benefico strumento di tutela della salute, ma anche un intervento pro-attivo da parte degli operatori sanitari (purtroppo essi stessi sono talora esitanti!) senza che questo rappresenti un ritorno al paternalismo ma che anzi serva ad implementare l’autonomia dei cittadini.

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