A chi non è capitato, specialmente in fasi di disorientamento e/o di faticoso discernimento, di invidiare quelli che sembrano (ogni vita poi va vista da dentro, eh…) avere chiarissima in mente e nel cuore la propria vocazione?
Ricordo ad esempio quel monaco che incontrai a Casalbordino:
Io sono nato nella casa qui di fronte, dall’altro lato della piazza. Venivo sempre a messa qui con mia madre e mia nonna. Quando ho compiuto nove anni sono entrato in monastero e da allora vivo da questo lato della piazza.
Ecco, fine del racconto: restano delusi quelli che amano le “testimonianze vocazionali” con grandi peccati e grandi redenzioni, ma questa è una deformazione post-romantica – la verità è che per buona parte le vocazioni crescono silenziosamente e per vie che, almeno a posteriori, assumono un che di armonioso.
E chi non ha mai pensato – davanti a una santa Rita o a un sant’Agostino o a un (quasi-) san Charles de Foucauld – che forse fatica a trovare la propria vocazione perché qualcuno ne aveva fatto smodata incetta al buffet? Ci sono infatti persone che, se pure non mostrano facilità nello scegliere lo stato di vita, ne abbracciano poi perfino più di uno, e con tanto ardore che sembrano fatte apposta per ciascuno di quelli.