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L’unica cosa che rende davvero culto a Dio è l’amore

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CC7 | Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 03/06/21

Dio non lo si gestisce con il commercio di meriti ma facendo funzionare pienamente il cuore

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio».
E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. (Mc 12,28b-34)

La domanda dello scriba del Vangelo di oggi è una domanda che non tramonta mai:

Si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».

Anche se abbiamo letto e riletto tante volte questa pagina del Vangelo, si ha sempre bisogno di ridire bene e ad alta voce qual è la prima cosa che conta, la cosa più essenziale.

Amare Dio e amare il prossimo

Gesù risponde citando parola per parola la Scrittura, ma alla citazione cambia l’ortografia, aggiunge una nuova punteggiatura, mette un “e” congiunzione, e trasforma il punto in virgola.

Così al comandamento di amare Dio “con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”, Gesù ci aggiunge l’amore al prossimo:

E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questi.

Gesù riconcilia i due rischi che corriamo costantemente

Attraverso questa “unione” Gesù riconcilia i due rischi che corriamo costantemente quando pensiamo alla fede e alla nostra vita: amare Dio fino a disinteressarci degli altri, o amare gli altri fino a dimenticare Dio.

Le due cose devono stare sempre unite e parzializzarle significa cadere giocoforza in errore.

Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».

L’unica cosa che rende davvero e pienamente culto a Dio è l’amore

Vivere invece una religione fatta solo di olocausti e sacrifici significa dimenticare che l’unica cosa che rende davvero e pienamente culto a Dio è l’amore.

Tornano così alla mente le parole che Dio pronuncia attraverso il profeta Osea:

Misericordia io voglio, non sacrificio

(Os 6,6)

Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Infatti capire che Dio non lo si gestisce con il commercio di meriti ma facendo funzionare pienamente il cuore non solo non è lontano dalla meta ma ha quella stessa meta dentro.

Mc 12,28b-34

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