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Quali sono i nostri diritti quando la morte è ormai vicina?

PATIENT IN HOSPITAL BED
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Patricia Navas - pubblicato il 01/06/21
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4 chiavi per orientarsi nella fase finale della vita

I politici dibattono in vari paesi sull'eutanasia, e propongono leggi che modificherebbero i diritti dei malati terminali.

Le persone che sono ormai al momento finale della loro vita possono aver bisogno di molti trattamenti medici, che a volte potrebbero risultare sproporzionati.

Come garantire che tutti possano morire con dignità e allo stesso tempo ricevano il massimo rispetto che meritano come persone?

I vescovi spagnoli hanno offerto alcune risposte nel documento Sembradores de esperanza. Acoger, proteger y acompañar en la etapa final de esta vida (Seminatori di speranza. Accogliere, proteggere e accompagnare nella tappa finale di questa vita), presentato nel dicembre 2019:

Morire con dignità significa morire senza dolore o altri sintomi mal controllati; nel momento naturale, senza che la vita venga abbreviata o prolungata in modo superfluo; circondati dall'affetto della famiglia e degli amici; con la possibilità di essere stati informati adeguatamente, scegliendo, se è possibile, il luogo (ospedale o domicilio) e partecipando a tutte le decisioni importanti che riguardano la persona; morire con l'aiuto spirituale necessario”.

Il diritto di “morire con dignità” include il diritto della persona di:

non soffrire inutilmente;

veder rispettata la libertà di coscienza;

conoscere la verità della propria situazione;

partecipare alle decisioni circa gli interventi a cui si deve sottoporre;

mantenere un dialogo fiducioso con medici, familiari, amici e persone degli ambienti in cui ha sviluppato la propria vita;

rispetto della sua privacy e presenza e rapporto con i familiari;

risolvere le questioni che ritiene fondamentali per la sua vita;

ricevere assistenza spirituale”.

Nel documento si offrono 4 chiavi per orientarsi nella fase finale della vita:

“Nella loro natura ultima, il dolore e la morte racchiudono il mistero dell'essere umano, come anche il mistero della libertà e dell'amore, che sono realtà vive e intime, pur se intangibili, e che non trovano una spiegazione sufficiente nella fisica o nella chimica.

Il dolore e la morte non sono criteri adeguati per misurare la dignità umana, perché questa è propria di ogni essere umano semplicemente per il fatto di esserlo”.

“La vita umana non è solo un bene personale, ma anche un bene sociale, un bene per gli altri, e quindi attentare contro la vita influisce anche sulla giustizia dovuta agli altri”.

“Nella vita si verificano sempre limitazioni e problemi. Quello che cambia è il modo in cui le persone li assumono.

Questa diversità ha a che vedere con il chiedersi il motivo della vita, il senso che le si attribuisce, spesso in modo non del tutto consapevole.

La sofferenza è in genere più collegata al senso della vita che all'intensità dei problemi di salute (dolore, disabilità, sintomi fastidiosi...).

Nel contesto di vivere solo per divertirsi, le limitazioni vengono viste come l'aspetto più negativo e indesiderabile, contrario alla dignità umana.

Nelle visioni più riflessive sulla propria vita, però, è molto diverso. Quest'altra visione viene caratterizzata dalla domanda sul 'perché sono qui', o meglio 'per chi sto qui' (...).

Sei qui per Dio, senz'altro. Ma Lui ha voluto che fossi qui anche per gli altri, e ha posto in te molte qualità, inclinazioni, doni e carismi che non sono per te, ma per gli altri.

Se si accetta questo senso di una vita per gli altri, si affrontano con speranza le molestie e le sofferenze che può comportare la propria esistenza”.

“Chi soffre e si trova alla fine di questa vita ha bisogno di essere accompagnato, protetto e aiutato a rispondere alle domande fondamentali dell'esistenza, di affrontare con speranza la sua situazione, di ricevere le cure con competenza tecnica e qualità umana, di essere accompagnato dalla famiglia e dai propri cari e di ricevere consolazione spirituale e l'aiuto di Dio, fonte di amore e misericordia”.

“Di fronte al dolore fisico, il professionista sanitario offre l'analgesia; di fronte all'angoscia deve offrire consolazione e speranza, di fronte alla solitudine deve cercare di far sì che non manchi l'accompagnamento dei propri cari e l'attenzione dei professionisti della salute.

L'etica medica impone quindi i doveri positivi di alleviare la sofferenza fisica e morale del moribondo, di mantenere per quanto possibile la qualità della vita che declina, di essere custodi del rispetto della dignità di ogni essere umano”.

“Ogni essere umano merita il nostro rispetto e la nostra attenzione, perché, creati a immagine e somiglianza di Dio, siamo stati redenti dalla morte e resurrezione del Signore Gesù.

Egli dà pieno senso alla vita e alla morte, e apre la via dell'amore, della speranza e della misericordia”.

“L'uomo è chiamato alla pienezza di vita che va al di là delle dimensioni della sua esistenza terrena, visto che consiste nella partecipazione alla vita stessa di Dio.

L'aspetto sublime di questa vocazione soprannaturale manifesta la grandezza e il valore della vita umana anche nella sua fase temporale.

La vita nel tempo è infatti condizione di base, momento iniziale e parte integrante di tutto il processo unitario della vita umana.

Un processo che, in modo insperato e immeritato, viene illuminato dalla promessa e rinnovato dla dono della vita divina, che raggiungerà la sua piena realizzazione nell'eternità”.