Man mano che avanza la campagna di vaccinazione a livello internazionale, Governi, università, imprese di trasporti o dello spettacolo..., tutti cercano di trovare misure per superare definitivamente le restrizioni imposte dal virus Covid-19.
In questo contesto, vari Governi stanno promuovendo l'introduzione di un passaporto di immunizzazione che permetterebbe ai cittadini di viaggiare o di accedere a determinati servizi.
In Florida (Stati Uniti), il governatore Ron DeSantis ha minacciato la compagnia di navi da crociera Norwegian, la terza più grande al mondo, di proibire l'utilizzo dei porti del suo Stato se imporrà il vaccino a clienti ed equipaggio.
Anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità si è mostrata contraria a imporre le prove di vaccinazione per i viaggi.
“Considerando che esiste un numero limitato di dosi di vaccini, la vaccinazione obbligatoria dei viaggiatori porterebbe a una mancanza di disponibilità di vaccini per fasce prioritarie considerate ad alto rischio”, sostiene.
Alcune università degli Stati Uniti, anche cattoliche, hanno annunciato che gli allievi che vorranno immatricolarsi il prossimo anno accademico dovranno mostrare il certificato di vaccinazione.
Protesta dei leader religiosi britannici
In questo contesto, suscita interesse la lettera aperta indirizzata al Primo Ministro britannico Boris Johnson firmata da 1.533 leader e rappresentanti religiosi del Regno Unito di diverse confessioni cristiane, inclusi alcuni cattolici. In essa ci si oppone a quello che viene chiamato erroneamente “passaporto vaccinale”, lì noto anche come “freedom pass” (passaporto della libertà).
Nel testo si legge che “l'introduzione di passaporti vaccinali costituirebbe una forma immorale di coercizione e di violazione del principio del consenso informato”.
“La gente può avere vari motivi per non poter o non voler ricevere vaccini disponibili, incluse, nel caso di alcuni cristiani, serie questioni di coscienza legate all'etica della produzione o dei test dei vaccini”, aggiungono.
“Si rischia di creare due livelli di società: un apartheid medico, in cui una sottoclasse di persone che ha rifiutato i vaccini viene esclusa da aree significative della vita pubblica”.
“Questo schema potrebbe porre fine alla democrazia liberale come oggi la conosciamo, e creare uno stato di controllo in cui il Governo utilizza la tecnologia per controllare aspetti della vita dei cittadini”, affermano i leader religiosi.
Dibattito nelle università cattoliche
Dall'altro lato dell'oceano, il dibattito è arrivato nel mondo cattolico a seguito della decisione di alcune università.
Importanti università cattoliche degli Stati Uniti, come il Boston College, la University of Notre Dame e la Loyola University Chicago, si sono unite alle università laiche del Paese esigendo un certificato di vaccinazione come condizione affinché gli allievi si possano immatricolare il prossimo autunno.
In questo momento, secondo il Chronicle of Higher Education 237 università del Paese hanno emesso questa disposizione.
Il vescovo di Springfield (Illinois), monsignor Thomas Paprocki, che è anche docente presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Notre Dame, ha scritto una lettera aperta firmata anche da Gerard Bradley, docente presso la stessa facoltà, in cui si chiede al preside dell'università, il sacerdote John Jenkins, di trovare soluzioni per far sì che si rispetti la libertà di coscienza degli allievi che si oppongono ai vaccini per ragioni morali o per timore degli effetti collaterali.
Altre università cattoliche, come la Catholic University of America, con sede a Washington e dipendente dalla Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti, hanno deciso di non seguire questo passo per rispettare la libertà di coscienza dei loro allievi.
In base a uno studio di quell'università, l'80-85% dei suoi allievi concluderà volontariamente il processo di vaccinazione per l'inizio dell'anno accademico, il che permetterà di avvicinarsi all'“immunità di gregge”, superando così il problema.
Bisogna constatare che l'esatta percentuale di vaccinati per raggiungere l'“immunità di gruppo” nel caso del coronavirus Covid-19 non è stata ancora verificata dalle autorità sanitarie.
Orientamenti della Santa Sede
Cosa dice la Chiesa cattolica sui passaporti vaccinali?
La Santa Sede non si è pronunciata sulla questione. La Nota sulla moralità di alcuni vaccini anti-Covid-19, pubblicata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il 21 dicembre 2020, offre orientamenti fondamentali al riguardo.
Il documento stabilisce da un lato che la vaccinazione “non è, di norma, un obbligo morale e che, perciò, deve essere volontaria”, dall'altro che chi non vuole vaccinarsi deve sottoporsi ad altre misure per evitare che l'epidemia possa diffondersi.
“Dal punto di vista etico, la moralità della vaccinazione dipende non soltanto dal dovere di tutela della propria salute, ma anche da quello del perseguimento del bene comune” - un dovere che coinvolge anche le autorità sanitarie.
Ciò significa che “coloro che, comunque, per motivi di coscienza, rifiutano i vaccini prodotti con linee cellulari procedenti da feti abortiti, devono adoperarsi per evitare, con altri mezzi profilattici e comportamenti idonei, di divenire veicoli di trasmissione dell’agente infettivo”.
“In modo particolare, essi devono evitare ogni rischio per la salute di coloro che non possono essere vaccinati per motivi clinici, o di altra natura, e che sono le persone più vulnerabili”.
Per questo motivo, se le autorità vogliono rispettare l'obiezione di coscienza o i timori di effetti collaterali dei vaccini, non possono prendere questi ultimi come unico criterio di accesso a certi servizi nel momento attuale.
Alla ricerca della formula ideale
Per questi motivi, il certificato Covid del Regno Unito, o “green certificate”, com'è noto in Europa,
tiene conto non solo del vaccino, ma anche di due requisiti alternativi: che si sia realizzato un test con risultato negativo o che ci si sia ripresi dal Covid-19 negli ultimi sei mesi.
Sono necessari altri criteri alternativi? Sono sufficienti per rispondere all'emergenza sanitaria e allo stesso tempo rispettare la libertà di coscienza o i diritti di chi ha paura degli effetti collaterali?
La risposta non è solo un impegno da parte delle autorità, ma anche una responsabilità dei diretti interessati.
di Jesús Colina per il Consorzio Internazionale dei Media Cattolici sui Vaccini contro il Covid-19