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Giobbe, il personaggio della Bibbia condannato a soffrire senza colpe

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Gonzalo Carrasco (1859 - 1936)-PD

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 20/05/21

Il male che si accanisce contro Giobbe, nell'ultimo libro di Massimo Recalcati, non può piú essere concepito come una punizione, poiché non ha commesso alcun delitto

Il Libro di Giobbe è composto da 42 capitoli che descrivono la storia del saggio Giobbe, la cui vita è provata da tribolazioni inspiegabili (tentazioni di Satana, problemi con moglie e figli, una malattia ripugnante), con ampie meditazioni contenute nei dialoghi con i tre suoi amici sul perché Dio permetta il male all’uomo giusto. 

“Perchè a me?”

Il libro affronta come è noto il grande tema della sofferenza umana, il suo senso e la sua inesorabilità. Ma non solo e, forse, non primariamente, riflette lo scrittore Massimo Recalcati nella sua ultime opera, “Il grido di Giobbe” (Einaudi).  

Il corpo di Giobbe e la sua anima sono lacerati dal male; «nudo e rasato», ricoperto di piaghe, cade nella cenere. La preghiera può prendere solo la forma acuta del grido rivolto a Dio: «perché a me? perché l’ingiustizia di tutto questo dolore?».

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Il profeta è simbolo di sofferenza.

Punizione senza commettere delitti

Il male che si accanisce contro Giobbe, secondo Recalcati, non può piú essere concepito come una punizione, poiché egli non ha commesso alcun delitto. Non può piú essere una vendetta, poiché egli non ha colpito nessuno. 

Nel trovarsi esposto alla violenza insensata della sofferenza Giobbe si trova immerso in una esperienza intraducibile. Resta solo il grido rivolto a Dio come il modo piú radicale della domanda. La stessa che egli porta nell’etimo del suo nome: Giobbe significa nella lingua ebraica «dov’è il padre?». 

Giobbe non è un uomo rassegnato

Domanda che sovrasta ogni possibile risposta. «Il dolore di Giobbe – come scrive Recalcati – non può essere ricondotto all’ordine del senso perché nessuna teologia, come nessuna altra forma di sapere, è in grado di spiegarne l’eccesso». Il grido di Giobbe accade quando le parole sono costrette al silenzio, spezzate dal trauma del male. Esso non è indice di rassegnazione ma di lotta e di resistenza(www.ibs.it).

L’innocente colpito dal male

«Esso affronta soprattutto lo scandalo dell’innocente colpito dal male – prosegue l’autore del volume “Il grido di Giobbe” – dell’uomo giusto afflitto dall’ingiustizia della sofferenza. Dunque, di conseguenza, solleva lo scandalo di una possibile responsabilità di Dio nella presenza del male nel mondo, di un limite della sua Legge a bonificare il male giustificandolo» (La Stampa, 19 maggio).

Dopo La notte del Getsemani e Il gesto di Caino, con Il grido di Giobbe continua l’intenso e sorprendente viaggio di Massimo Recalcati lettore della Bibbia, impegnato a rintracciare l’eredità piú profonda del pensiero psicoanalitico che si concluderà, a breve, con un’ampia e attesa opera. 

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