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Benedetto XVI lo ha definito “uno dei santi più particolari”

BENOIT JOSEPH LABRE

Wikipedia

Larry Peterson - pubblicato il 20/05/21

Benedetto Giuseppe Labre non aveva una salute che gli permettesse di vivere come monaco. Ha visto il mondo esterno come il suo chiostro

In occasione del suo 85° compleanno, nel 2012, Papa Benedetto XVI ha ricordato un santo la cui festa si celebra proprio in quel giorno, il 16 aprile, Benedetto Giuseppe Labre. Secondo il Pontefice, è “uno dei santi più particolari della storia della Chiesa”.

Ecco la sua storia.

Benedetto Giuseppe Labre nacque nella provincia dell’Artois, nella Francia settentrionale, nel 1748. Suo padre, Jean-Baptiste Labre, era un agiato negoziante che ebbe 15 figli con la moglie, Anne Grandsire. Benedetto era il primo.

Benedetto aveva uno zio parroco. Anche se viveva piuttosto distante da casa sua, lo zio acconsentì a prendere il ragazzo e a educarlo con l’obiettivo che diventasse sacerdote.

Quando Benedetto aveva 16 anni, chiese a suo zio se poteva diventare monaco trappista. Lui e lo zio parlarono con i suoi genitori di questo, ma loro pensavano che fosse troppo giovane e gli chiesero di aspettare, cosa che fece. Le cose, però, assunsero una piega inaspettata quando scoppiò in città un’epidemia di peste. Suo zio iniziò immediatamente a prendersi cura dei malati e dei morenti, e Benedetto si incaricò di prendersi cura del gregge, pulire le stalle e nutrire gli animali. Tra gli ultimi a morire ci fu proprio lo zio del ragazzo, che si era speso al massimo per i suoi fedeli.

Benedetto partì per l’abbazia trappista sperando di unirsi all’ordine, ma era troppo giovane e fragile, e carente di raccomandazioni. Venne respinto anche dai Certosini e dai Cistercensi, non soddisfacendo i rigidi requisiti che chiedevano. Riuscì ad essere ammesso nell’abbazia cistercense di Sep-fonts, ma dopo sei settimane ebbe dei problemi di salute e dovette abbandonarla. Si rese conto allora che la sua chiamata era a servire da qualche altra parte.

Il breve periodo trascorso in monastero lo aiutò a capire quale fosse la sua vera vocazione. Aveva dovuto comprendere che anche se si sentiva chiamato alla vita monastica non poteva vivere in quel modo. Non era come gli altri e non poteva vivere confinato. Comprese che il mondo esterno sarebbe stato il suo chiostro, e che sarebbe stato “il più solo tra i soli”. Sarebbe stato un vagabondo, un pover’uomo di Dio che viveva di ciò che gli davano gli altri; un povero pellegrino che avrebbe servito Dio per il resto della sua vita. Aveva 25 anni.

Benedetto Giuseppe Labre sapeva di essere stato chiamato da Dio, ed era ispirato da Sant’Alessio. Decise di diventar emembro del Terz’Ordine francescano. Era anche deciso ad abbandonare genitori, fratelli, Paese e qualsiasi altra cosa potesse offrire piacere e soddisfazione nel mondo. Progettando di condurre una vita di dolore e penitenza, partì e visitò i santuari della devozione cristiana.

Benedetto si unì al Terz’Ordine e iniziò una vita di povertà e pellegrinaggio. Si diresse a Roma a piedi, sostenendosi con l’elemosina. Pur perdendo peso e sentendosi sempre più debole, visitò la maggior parte dei grandi santuari europei: Loreto, Assisi, Napoli, Paray-le-Monial e Santiago de Compostela. Viaggiava sempre a piedi, e nella maggior parte dei casi dormiva all’addiaccio. In rare occasioni trovava un angolo in una stanza in cui riposare. Una volta si fermò nella fattoria di Mathieu e Marie Vianney, che sarebbero diventati i genitori del Curato d’Ars.

Benedetto aveva una profonda spiritualità, e sveniva quando pensava alla corona di spine di Gesù. Iniziò a levitare e a bilocarsi, e anche a guarire alcuni senzatetto malati, come si dice anche che abbia moltiplicato del pane. Durante gli ultimi anni della sua vita viveva vicino alle rovine del Colosseo, allontanandosi solo una volta all’anno per compiere un pellegrinaggio a Loreto. Era così devoto alla Santa Eucaristia che divenne noto come il “Santo delle Quarant’Ore”.

Il 15 aprile 1783, Benedetto collassò nella chiesa di Santa Maria ai Monti. Voleva essere riportato al Colosseo, ma i suoi amici lo portarono in un luogo vicino, in cui morì il giorno dopo, il 16 aprile, per malnutrizione. Aveva 35 anni. Era la Settimana Santa, e venne sepolto nella chiesa di Santa Maria ai Monti.

Nella biografia di San Benedetto Giuseppe Labre è scritto che vennero attribuite alla sua intercessione 136 guarigioni, tutte avvenute entro tre mesi dalla sua morte. Quei miracoli hanno anche portato alla conversione al cattolicesimo di un chierico protestante americano, il reverendo John Thayer, residente a Roma all’epoca della morte di Benedetto.

Benedetto Giuseppe Labre è stato beatificato da Papa Pio IX nel 1860 e canonizzato da Papa Leone XIII nel 1881. È patrono dei malati mentali, dei senzatetto, dei mendicanti e degli scapoli.

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