Aleteia logoAleteia logoAleteia
venerdì 29 Marzo |
Aleteia logo
Storie
separateurCreated with Sketch.

La spiritualità di Franco Battiato: sono religioso, ma non ho una parrocchia

075_aquila-notitle141107_npgAP.jpg

Elena Aquila | NurPhoto via AFP

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 18/05/21

Il cantautore scomparso il 18 maggio 2021 sosteneva di avere una religione oltre gli schemi attuali e non nascondeva di aver frequentato i monasteri di clausura

Franco Battiato non si è mai definito cattolico, e neppure ateo, ma ha sempre sostenuto di avere una spiritualità tutta sua. Il cantautore scomparso a 76 anni il 18 maggio 2021, a causa di una malattia, non è mai stato tenero nei confronti degli ultimi due papi, Benedetto XVI e Francesco, anche se la sua musica e la sua fede affondano abbondantemente nella tradizione cristiana. 

I monasteri di clausura

In una dichiarazione a L’Osservatore Romano (e ripresa da La Repubblica, 22 novembre 1994), che indagava sul rapporto tra la fede e i cantautori più noti, Battiato rammentava le sensazioni provate durante un concerto alla presenza di Giovanni Paolo II

«Ricordo con emozione il concerto alla presenza del papa – affermava il cantautore scomparso 18 maggio 2021 – è stata una esperienza importante e più passa il tempo e più sento che è stata giusto farla. Però non sono cattolico. Ho amicizie molto forti nella Chiesa cattolica e soprattutto in alcuni monasteri di clausura, dove ho sempre trovato una toccante liturgia…ho una mia spiritualità, una mia ricerca dell’ascesi, sono un uomo religioso, ma non ho una parrocchia…». 

Che cosa è Dio

In un’intervista a Il Gazzettino (2007), in occasione della presentazione del film “Niente è come sembra”, alla domanda se credeva in Dio, Battiato ha risposto così: 

«Nel film (Niente è come sembra) tutto questo è sviscerato bene. È complesso. Alla prima visione del film si capirà un terzo di quello che c’è dentro, e tratta proprio su cosa si considera Dio. Che non è il Dio umanizzato delle nostre religioni, si tratta di cose metafisiche. Io aderisco a queste concezioni, che parlano della natura primigenia, del male che non esiste alla creazione ma è una sua deviazione. Penso a Teresa D’Avila, la cui visione coincide con la mistica orientale. L’uomo è responsabile della sua nascita. È all’interno di un certo ciclo. È inutile dire che nasce dal nulla».

SAINT-TERESA-OF-AVILA-GERARD-10-15-15-WikiMedia-PD
Santa Teresa d’Avila.

Gli atei e il rispetto delle religioni

Come nel suo stile, Battiato non le ha mandate a dire. Alla domanda “Tutte le religioni vanno rispettate?”, lui risponde così: 

«Per niente. Nel senso che devono avere delle verità per essere rispettate. Se uno dice “vado in Iraq per conto di Dio” (a fare la guerra ndr) non lo rispetto per niente».

E sull’ateismo, nega che si possa considerare una religione. «Ho fatto una grande fatica a far dire nel film cose intelligenti da parte dell’ateo. Di solito un ateo attacca il Vaticano come rappresentante di Dio in terra, ma è una posizione di basso livello».

Il pensiero sui Vangeli

Al meeting del mare di Marina di Camerota (Sa), nel 2014, Battiato ha detto che il Vangelo apocrifo di Tommaso è il suo preferito, in linea con la sua spiritualità “sui generis”. Secondo questo Vangelo, il Regno di Dio sia già presente sulla Terra e che la luce divina, presente all’interno di tutti gli uomini, può permettere loro di vedere il Regno ed entrarvi. Tra i Vangeli canonici ha citato quello di Giovanni, affermando di essere affascinato dalle lettere di San Paolo.

Inoltre ha puntato l’indice contro la religiosità non autentica come quella dei mafiosi, che portano con sè immagini di santini e si affidano alla protezione della Madonna o di Gesù, nonostante siano assassini e criminali.

Spiritualità e religione secondo Franco Battiato

In un’intervista al periodico Onda Rock, Franco Battiato tratteggia ancora meglio la sua spiritualità che, a suo dire, va oltre le attuali religioni. Infatti non si identifica «in nessuna, la mia mente non accetta codificazioni, non resiste alle categorie. Accolgo per sintonia le illuminazioni che mi giungono dalle diverse parti, da Buddha a Maometto, e trovo la coerenza in me, giorno per giorno. E’ un cammino continuo, dove niente è assodato, statico. Quando qualcosa, un pensiero o un’intuizione mi fa vibrare, la raccolgo e la trattengo. La custodisco». 

“Senti l’aldilà ad un passo da te”

Il cantautore spiega anche cosa intende per felicità. 

«La felicità è una zona che ho sfiorato qualche volta. A volte entri in risonanza con l’universo naturale, e senti per miracolo che l’aldilà, l’infinito, è proprio a un passo da te. Ma non è così frequente. Più spesso mi sento rilassato. Non ho detto sereno, quello è diverso, presuppone sempre una relazione tra il fuori e il dentro. La serenità è il traguardo dopo un conflitto, una tensione. E io non amo il conflitto e soprattutto non amo il confronto rissoso e giudicante con la gente, con l’esterno invadente e distruttivo». 

«Quando dico esterno – chiosa Franco Battiato – dico televisione, ad esempio, cioè l’universo principe della volgarità e dell’idiozia, e dico corruzione, mancanza di legalità, di senso civico. Invece il rilassamento lo raggiungi e lo conservi da solo. E’ un privilegio ma è anche disciplina interiore, sobrietà di pensieri e di gesti. Rilassamento è pace, immobilità del sentimento, consapevolezza massima, fermezza».

La morte secondo Franco Battiato

Battiato lascia una riflessione sull’aldilà anche nel suo libro “Attraversando il Bardo. Sgardi sull’aldila”.

«Al momento della morte – osserva il cantautore scomparso il 18 maggio 2021 – non avviene una morte “reale”, perché la nostra natura innata è al di là del tempo. Nel Bardo le fiamme non possono bruciarci, le armi non possono ferirci, tutto è illusorio e privo di sostanza: tutto è vacuità. […] Le esperienze che appariranno al momento della morte sono inconcepibili. La cosa più importante è ricordare di non essere tristi o depressi, non ve ne sarebbe motivo. Bisogna mantenere piuttosto l’atteggiamento di un viaggiatore che ritorna a casa. Tutti, più o meno, siamo prigionieri delle nostre abitudini, paure, illusioni. Le sofferenze dovrebbero indurci ad abbandonare l’ego, che chiude la strada del ritorno alla nostra natura divina».

Padre Spadaro: aveva una forte radice spirituale

Franco Battiato era assolutamente unico nel suo genere, con una forte radice spirituale, più che religiosa, nella sua opera artistica. La sua assoluta e completa apertura alla dimensione della spiritualità è una rarità nel mondo musicale italiano“. E’ quanto sottolinea all’AdnKronos (18 maggio)padre Antonio Spadaro, gesuita, direttore di Civiltà Cattolica, che con il suo tweet è stato fra i primi a rilanciare sui social la notizia della scomparsa del cantautore siciliano.

«Mi ha sempre colpito la sua capacità di innervare la sua musica, i suoi testi, la sua ispirazione con la dimensione spirituale più ampia – afferma il gesuita – che va dal cristianesimo alle tradizioni religiose orientali fino alla mistica sufi. La sua ricerca di una testualità che fosse espressione di questa ricerca è stata molto importante, come anche il recupero della tradizione, delle radici profonde, esistenziale, emerse anche dalla sua Sicilia».

Padre Bormolini: era vicino al cristianesimo

«Un sincero e onesto ricercatore spirituale, un artista che aveva fatto della ricerca del divino uno scopo di vita». Così, padre Guidalberto Bormolini, monaco e teologo dei Ricostruttori nella Preghiera, ricorda alla Radio Vaticana, il suo amico Franco Battiato. «Battiato – spiega – era profondamente convinto che la morte rappresentasse una porta per accedere a un mistero spirituale di bellezza e, negli ultimi anni della sua vita, si era molto avvicinato al cristianesimo». 

Tags:
franco battiato
Top 10
See More