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L’industria delle ostie, un’altra vittima del Covid-19

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wideonet | Shutterstock

John Burger - pubblicato il 18/05/21

Le suore che si sostengono fabbricando le ostie per la Comunione hanno dovuto adattarsi alla domanda inferiore

Tra i tanti modi in cui la pandemia di Covid-19 ha influito sulla Chiesa cattolica, uno è passato ampiamente inosservato.

Quando la pandemia ha iniziato a diffondersi nel marzo 2020, milioni di cattolici hanno iniziato ad “assistere” alla Messa via Internet o televisione. Anziché ricevere la Comunione di persona, potevano fare la cosiddetta “Comunione spirituale” – una preghiera chiedendo a Gesù di venire nella loro anima.

Le chiese sono rimaste vuote per mesi, e questo ha portato a un drastico crollo dell’uso di ostie. Le parrocchie sono rimaste con sacche e sacche di ostie inutilizzate, e non c’era quindi necessità di riceverne altre.

In molti casi queste ostie vengono realizzate e vendute da comunità religiose, e la loro vendita offre sostegno finanziario alle comunità stesse.

Con gli ordini cancellati, queste comunità hanno presto iniziato a risentire della crisi.

“Prima della pandemia, avevamo circa 200 acquirenti”, ha spiegato suor Anna Tran, O.C.D., che supervisiona la produzione di ostie presso il Carmelo di Santa Teresa di Alhambra, in California (Stati Uniti), una comunità di Carmelitane Scalze di clausura. “Spedivamo circa 250.000 ostie a parrocchie, ospedali, scuole e comunità religiose a settimana. Con la pandemia, dall’aprile 2020, tutti gli ordini sono stati cancellati. Gli ordini che arrivavano erano minimi (circa il 10%), e quindi probabilmente circa il 90% dei nostri acquirenti o ha ridotto o ha completamente cancellato l’ordine”.

Madre Brenda Marie Schroeder, O.C.D., priora del Carmelo di Santa Teresa, ha affermato che dopo un anno “abbiamo dovuto buttare via tutte le nostre riserve di ostie. Cominciavano a marcire”. Le ostie più grandi, ha aggiunto, venivano ancora richieste perché i sacerdoti continuavano a celebrare la Messa, seppur in privato, ma per le piccole non c’era più mercato.

Il Carmelo ha scritto di recente ai suoi clienti, di tutta l’arcidiocesi di Los Angeles come anche di parti di Nevada e Arizona, esprimendo la speranza che riprendano a effettuare ordini con il ripristino delle Messe pubbliche.

Sostegno tecnico

“Ho pensato che avrei potuto organizzare una base di donazioni mensile”, ha affermato la Nolan, fondatrice della Catholic Polytechnic University. “Lo Hillsdale College ha migliaia di persone che donano 10 dollari al mese. È quello di cui hanno bisogno queste suore – un esercito di persone”.

Nel frattempo, una sostenitrice locale delle religiose, Jennifer Nolan, si è offerta di aiutare perché si è resa conto dell’impatto che avrebbe avuto sul Carmelo la perdita di quell’entrata.

La Nolan ha quindi inserito l’opzione per una donazione mensile sul sito web delle religiose.

Il cambiamento non si è fatto attendere. “In una sola settimana abbiamo trovato 27 donatori per loro”, ha detto la Nolan. “È difficile non sapere se si avrà abbastanza denaro per mangiare il mese successivo. Con 100 donatori che offrono 20 dollari al mese, avranno la cifra che sanno che è sufficiente per loro”.

Un’altra comunità contemplativa gravemente colpita è stata quella del monastero cistercense Valley of Our Ladydi Prairie du Sac, nel Wisconsin. “La nostra vendita di ostie – da cui otteniamo la maggior parte delle nostre entrate – è crollata di quasi il 60% dall’aprile 2020 all’aprile 2021, mentre la vendita di ostie per i sacerdoti è aumentata del 3%”, ha riferito ad Aleteia una religiosa che ha chiesto di non essere nominata.

Nel caso di questo monastero, però, la crisi ha portato anche a un beneficio. “Abbiamo guadagnato 57 nuovi clienti durante la pandemia – molti dei quali per le nostre ostie per sacerdoti”, ha spiegato la religiosa. “Molti sacerdoti preferiscono le nostre ostie, la cui qualità e il cui design sono unici sul mercato. Prima della pandemia non eravamo in grado di accettare nuovi clienti”.

Il cambiamento più grande provocato dalla pandemia, tuttavia, sembra aver avuto luogo presso le Suore Benedettine dell’Adorazione Perpetue di Clyde, nel Missouri. Le religiose hanno preso la difficile decisione di smettere di produrre ostie, attività in cui erano impegnate dal 1910.

“Per tutti questi anni siamo stati i principali produttori di ostie”, ha ricordato suor Ruth Elaine

Starman, O.S.B. “Le vendevamo all’ingrosso ad altre comunità religiose che nel corso del tempo sono diventate troppo esigue per mantenere una produzione propria. Negli anni le abbiamo fornite a Carmelitane, Clarisse Povere e ad altri monasteri benedettini”.

A causa del Covid, “tutto è andato in fumo”, ha detto suor Ruth, e proprio prima di Pasqua. “La Quaresima e la Pasqua sono i periodi in cui si vendono più ostie”.

Impatto comunitario

La decisione delle Benedettine ha implicato purtroppo il licenziamento dei 13 laici che lavoravano alla produzione delle ostie insieme a sei o sette religiose. La decisione ha dovuto essere permanente perché gli impiegati potessero trovare un altro lavoro, e visto che l’abbazia si trova in una zona rurale, sarebbe stato difficile trovare persone da assumere una volta che le operazioni fossero riprese.

Suor Ruth ha affermato che nell’ultimo anno normale prima del Covid l’articolo che veniva più venduito era “un’ostia da 35 millimetri”. In un anno, l’abbazia ne vendeva 19.823.000.

“In un anno normale, da gennaio ad aprile potevamo vendere 7.253.500 ostie”, ha ricordato. “Nei primi quattro mesi del 2021, in pieno Covid, con le attività che iniziavano appena a riaprire, ne abbiamo vendute 2.238.000, quindi siamo al 30% di quello che vendevamo prima della pandemia”.

Le suore diventerannno ora uno dei fornitori di Cavanagh Altar Bread, un produttore secolare con base nel Rhode Island. Le religiose continueranno a produrre le loro ostie a basso contenuto di glutine. Sono state le prime a produrle da quando il Vaticano le ha approvate per i cattolici che soffrono di celiachia.

Nonostante la crisi, suor Ruth ha detto che l’abbazia è “in buona forma” dal punto di vista finanziario, visto che nel momento di crisi si sono fatti avanti i benefattori. “È stato bellissimo vedere come la gente voglia sostenerci”, ha confessato.

Suor Ruth e altre hanno affermato che, più che per la loro situazione, sono preoccupate per i cattolici laici e la loro vita sacramentale in questo momento. “Spero che sempre più persone decideranno di tornare alla chiesa e accostarsi ai sacramenti”, ha dichiarato. “È stata la tragedia più grande – non che le nostre vendite siano andate male, ma che la gente non abbia potuto accostarsi ai sacramenti. Guardare in televisione non è lo stesso”.

“Non eravamo preoccupate della nostra situazione economica”, ha affermato la suora cistercense di Our Lady of the Valley. “Meno possediamo, più siamo consapevoli e grate per ciò che abbiamo, e più sensibili all’attività della Divina Provvidenza… Eravamo molto più preoccupate per gli effetti avversi morali e spirituali che la pandemia e la conseguente chiusura della chiese avrebbero avuto sulla vita soprannaturale dei laici. Preferiremmo scarseggiare di risorse materiali a vedere un’unica anima che perde la grazia o si indebolisce a livello di fede, speranza e carità”.

Madre Brenda Maria, del Carmelo di Alhambra, ha aggiunto che la pandemia e lo shutdown “ci hanno fatte davvero unire alla gente. Ci sentiamo più una cosa sola con loro, per tutto quello che abbiamo vissuto insieme”.

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