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Siamo suoi, la vita eterna non è un luogo ma Dio che ti ama

FATHER, DAUGHTER

InesBazdar | Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 18/05/21

"Non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi". È questa appartenza a far entrare l'eternità lì dove di solito facciamo esperienza di cose che finiscono.

In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse:
«Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te.
Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato.
Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.
Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare.
E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse.

Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola.
Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te,
perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi.
Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro.
Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te».

(Gv 17,1-11a)

“Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo”. La vita eterna non è un posto ma bensì qualcuno. Solo chi ama può capire qualcosa di questo tentativo estremo del vangelo di spiegarci qualcosa che è fuori dalla nostra portata e dalla nostra immaginazione. Ci sono cose che dopo che le hai incontrate non ti lasciano più uguale a prima. Tra queste cose ce n’è una radicale, la più decisiva, è quella dell’incontro con Cristo. Chi lo ha incontrato veramente non ha più la stessa vita di prima. Nulla è più come prima. È entrata la dinamica dell’eternità lì dove noi sperimentiamo solitamente la dinamica delle cose che finiscono.

Dopo che hai assaggiato un vino buono, nessun altro vino sarà uguale, perché hai un termine di paragone che ti fa accorgere di ciò che vale da ciò che non vale. Prima di quel sorso di vino buono, anche un vino scadente poteva essere ritenuto buono, ma dopo quel sorso nulla è come prima. L’incontro con Cristo ci fornisce un termine di paragone che cambia completamente la percezione della vita. Si capisce subito ciò che vale da ciò che non vale, ciò che è vero da ciò che è falso, ciò che è bene da ciò che è male, ciò che ci intrattiene da ciò che invece ci salva.

Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.

È bello poter pensare che noi siamo l’oggetto della preghiera di Gesù. Egli infatti ci considera come qualcosa di profondamente Suo:

Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro”.

Dovremmo darci del tempo nella preghiera per “sentire” nella parte più profonda di noi stessi che siamo Suoi, come la cosa in cui più si gioca l’amore che Egli ha per il Padre. Sentirsi di Qualcuno è la vita eterna.

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