Emergono nuovi documenti che certificano il salvataggio di ebrei durante l’Olocausto, grazie all’intervento di Papa Pio XII. Il pontefice, scrive Il Messaggero (30 aprile), a cavallo della seconda guerra mondiale, dovette gestire le persecuzioni anti-ebraiche scegliendo di aiutare gli ebrei con reti informali umanitarie. E attivando i conventi ma senza mai pronunciarsi apertamente, sfidando Hitler con discorsi pubblici.
Numerosi gli storici che dal 2 marzo 2020 stanno scandagliando gli archivi del Vaticano relativi al periodo del pontificato di Pio XII. L'obiettivo è capire l’entità di questi interventi del Papa a favore degli ebrei.
Le lettere inviate agli ebrei secondo lo storico Wolf
Lo storico tedesco Huber Wolf ha annunciato che – grazie alla recente apertura degli archivi vaticani relativi a quel periodo – ha potuto consultare circa 15.000 lettere inviate a Papa Pacelli da ebrei perseguitati di tutta Europa che imploravano aiuto. «Queste lettere sono testimonianze strazianti di tormento, difficoltà e orrore», ha detto Wolf alla rivista Herder Korrespondenz.
Di fatto, ha spiegato lo storico, la Santa Sede rispondeva alle richieste di aiuto quando possibile. Per esempio con denaro, cibo o dando anche rifugio. Il Papa a volte era anche in grado di fare fronte alle richieste dotando i fuggiaschi di un visto. Oppure di mandare il denaro necessario per pagare il viaggio in nave negli Stati Uniti o in Sud America. Che al momento era l'unica via che aiutasse gli ebrei a sfuggire alla deportazione nei campi di sterminio.
Le richieste da Portogallo e Brasile
Wolf è rimasto colpito, in particolare, dalle richieste fatte da un gruppo di ebrei che riuscirono a fuggire dal Portogallo al Brasile. Papa Pio XII intervenne personalmente per ottenere i visti per quegli ebrei. L'allora nunzio in Portogallo accompagnò il gruppo, compresi i bambini, al porto di Lisbona da dove poterono fuggire a Rio de Janeiro.
Qualche mese fa è stato pubblicato un altro libro che affronta in un capitolo la dolorosa e contestata vicenda dei presunti silenzi di Pacelli. Si tratta del volume redatto da Johan Ickx, direttore dell'archivio della Sezione Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, che ha avuto accesso ai fascicoli contenenti almeno 4.000 nomi e le loro richieste di aiuto.
Il 63,97 per cento degli ebrei romani
Nel saggio su ‘Politiche dei rifugiati dal 1933 ad oggi: sfide e responsabilità, che risale al 2017, Ickx utilizzava i conteggi molto attendibili e mai purtroppo pubblicati del diacono Dominiek Oversteyns. Per quest'ultimo il 63,97 per cento degli ebrei presenti a Roma alla fine delle Seconda Guerra Mondiale erano stati aiutati e salvati da Pio XII, in collaborazione con gli uffici vaticani o il clero diocesano di Roma. Un lavoro, riporta Aci Stampa (17 maggio) fatto in mezzo a mille difficoltà, con le pressioni dei nazisti che attaccarono anche 60 conventi su 235 a Roma.
Scrive Icks che per ragioni sconosciute l'esistenza di questi fascicoli è stata tenuta segreta fino ad oggi. Una parte del suo contenuto risalente fino al 1939 fu rivelata dallo storico Robert Aleksander Marvks. Tuttavia egli non ebbe accesso ai fascicoli originali della Segreteria di Stato vaticana e di concerto non a quelli degli anni relativi alla seconda guerra mondiale. Da qui la leggenda nera sulla presunta negligenza di Pio XII.
Come nasce la “leggenda nera”
«La “leggenda nera” che riguarda Pio XII si articola in più direzioni - ha commentato Icks a Vatican News (26 gennaio). Il primo punto sostiene che durante quegli anni non abbia fatto nulla, sia rimasto per così dire “alla finestra”. E ha assistito a quei massacri che non avrebbe voluto vedere, limitandosi a ignorarli. Ecco, questo non è vero, perché la serie archivistica denominata “Ebrei” che è nel nostro archivio - e rappresenta un vero e proprio unicum penso in tutto il mondo - dimostra la cura quotidiana con cui, 24 ore su 24, il Papa e le undici persone del suo “bureau”, si davano da fare. Un lavoro che svolgevano insieme ai nunzi e gli altri collaboratori all’estero, per venire in aiuto dei perseguitati in tutta Europa».
«Si tratta - conclude lo storico - di una serie archivistica contenente centinaia di fascicoli e migliaia di documenti. Ogni fascicolo racconta la storia di una famiglia o di un gruppo di perseguitati che direttamente, o tramite intermediari, chiedevano aiuto al Papa. Ho contato circa 2800 richieste di aiuto o intervento che riguardano le vicende di circa 4000 ebrei tra il ’38 e il ’44».