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Cardinal Bassetti: proteggere le persone? Sì. Eliminare le differenze? Proprio no.

CARDINAL GUALTIERO BASSETTI

Antoine Mekary | ALETEIA | i.Media

Il cardinale Bassetti.

Lucandrea Massaro - pubblicato il 17/05/21

Le parole del Presidente della CEI sono nette ma i titoli dei giornali che le riportano sono allusive: facciamo chiarezza.

All’uscita dalla Messa di ieri, il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha ribadito il pensiero suo e della Chiesa cattolica sui temi in esame attraverso il DDL Zan approdato al Senato qualche settimana fa. A fargli le domande poi riprese da diverse testate, è stato Gian Guido Vecchi del Corriere della Sera, giornale che poi titolerà

L’apertura di Bassetti (Cei): «Il ddl Zan? Possono farlo ma deve essere più chiaro»

Ma la posizione di Bassetti è in realtà più netta e più precisa di così.

«Non sta a me, come vescovo, fare le leggi. Da cittadino noto che il testo è scritto male. Secondo me la tutela da queste situazioni era già contenuta nelle leggi esistenti ma se si vuole accentuare, si accentui: nel senso della protezione, però. Con chiarezza e senza ambiguità».

Ma quali sono le ambiguità a cui il presule si riferisce? Lo spiegava poche risposte sopra con nettezza, mentre ribadiva che – dal suo punto di vista – una legge ad hoc non era necessaria, quello che preoccupa il cardinale (e molti altri cattolici e non)

«Che nella formulazione non si sconfini in altri campi, in terreni pericolosi come la cosiddetta “identità di genere”. Una simile confusione antropologica mette in discussione la differenza uomo-donna e per noi è inaccettabile. Questo non vuol dire che non si debbano accettare o accogliere le scelte diverse, le varie situazioni esistenziali, le fragilità. Però una legge deve tutelare le garanzie e i valori fondamentali. La distinzione fra uomo e donna esiste. Per chi è credente viene da Dio, chi non crede dice invece dalla natura, ma esiste».

A questo si aggiunge quella che più di un giurista ha sollevato come problematica concreta e dai risvolti costituzionali circa la forma del ddl Zan: l’ambiguità di una legge che si muove nell’ambito del penale. Una legge che ha il potere di infliggere il carcere non può avere margini di discrezionalità, questo il Cardinale lo sa e lo ribadisce:

«La chiarezza. In ogni legge, lo dico da cittadino, il testo dev’essere scritto in modo semplice e chiaro. Così com’è ora, è un testo che si presta ad essere interpretato in varie maniere e può sfociare in altre tematiche che nulla hanno a che vedere con l’omofobia, gli insulti o le violenze. Ecco: come cittadino ho diritto di chiedere che scrivano una legge chiara, in modo che non abbia infiniti sensi e interpretazioni».

La Chiesa resta della sua posizione, prende atto che una legge in cantiere c’è – e come potrebbe non farlo? – ma chiede che una legge che si dice ispirata alla protezione non diventi qualcosa di pericolosamente altro. Attenzione – come si dice in comunicazione – agli “spin” quindi, in un mondo in cui si leggono solo i titoli, anche le parole più chiare possono essere travisate.

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