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Francesco: senza natalità non c’è futuro. Se la famiglia riparte, riparte tutto (VIDEO)

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Vatican News - pubblicato il 14/05/21
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Il Papa apre i lavori, insieme al premier italiano Mario Draghi, degli Stati Generali della Natalità promossi dal Forum delle Associazioni familiari: triste vedere donne scoraggiate sul lavoro ad avere figli nascondersi la pancia

Da una parte, lo “smarrimento per l’incertezza del lavoro”, dall’altra, i “timori dati dai costi sempre meno sostenibili per la crescita dei figli” e la “tristezza” per le donne “che sul lavoro vengono scoraggiate ad avere figli o devono nascondere la pancia”. Sono tutte “sabbie mobili che possono far sprofondare una società” e che contribuiscono a rendere ancora più “freddo e buio” quell’inverno demografico ormai costante in Italia. Papa Francesco interviene in apertura dei lavori degli Stati Generali della Natalità, promosso dal Forum delle Associazioni familiari nell’Auditorium della Conciliazione e dedicato al destino demografico dell’Italia e del mondo.

Il Pontefice arriva puntuale alle 9 nel foyer della grande struttura a pochi passi da piazza San Pietro, seguito dal presidente del Consiglio, Mario Draghi. Sul palco ci sono otto bambini che lo affiancano durante tutto l’incontro; in prima fila la sindaca di Roma, Virginia Raggi, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e l’ambasciatore dell’Italia presso la Santa Sede, Pietro Sebastiani. Apre i lavori il presidente del Forum Gigi De Paolo e subito interviene Draghi, dando il via alla serie di interventi degli ospiti invitati a tre tavoli tematici: esponenti di banche, imprese, assicurazioni, media, sport, tutti riuniti per un confronto e un racconto corale sul tema della natalità in un Paese che, nel 2020, ha visto il 30% della riduzione delle nascite.

Proprio questa è la tendenza che bisogna “invertire” per “rimettere in moto l’Italia a partire dalla vita, a partire dall’essere umano”, dice Francesco in apertura del suo intervento, in cui rivolge il pensiero soprattutto ai giovani dai sogni infranti nei ghiacci di questo rigido inverno, scoraggiati al punto che “solo la metà crede di riuscire ad avere due figli nel corso della vita”.

“L’Italia si trova così da anni con il numero più basso di nascite in Europa”, annota il Pontefice, “in quello che sta diventando il vecchio Continente non più per la sua gloriosa storia, ma per la sua età avanzata”.

“Ogni anno è come se scomparisse una città di oltre duecentomila abitanti, nel 2020 ha toccato il numero più basso di nascite dall’unità nazionale: non solo per il Covid, ma per una continua, progressiva tendenza al ribasso, un inverno sempre più rigido”.

Il Papa cita il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, quando ha ribadito che “le famiglie non sono il tessuto connettivo dell’Italia, le famiglie sono l’Italia”. Posa poi lo sguardo sulla realtà delle tante famiglie che in questi mesi di pandemia “hanno dovuto fare gli straordinari, dividendo la casa tra lavoro e scuola, con i genitori che hanno fatto da insegnanti, tecnici informatici, operai, psicologi”. Senza dimenticare i “sacrifici” richiesti ai nonni, “vere scialuppe di salvataggio delle famiglie” nonché “memoria che ci apre al futuro”.

“Perché il futuro sia buono, occorre dunque prendersi cura delle famiglie, in particolare di quelle giovani, assalite da preoccupazioni che rischiano di paralizzarne i progetti di vita”

A proposito di paralisi, il Papa critica la situazione in cui versano tante donne sui luoghi di lavoro, impaurite dal fatto che una gravidanza possa tradursi in licenziamento, al punto da arrivare a nascondere il pancione.

“Com’è possibile che una donna debba provare vergogna per il dono più bello che la vita può offrire? Non la donna, ma la società deve vergognarsi, perché una società che non accoglie la vita smette di vivere. I figli sono la speranza che fa rinascere un popolo!”.

Da parte del Vescovo di Roma c’è anche il plauso per l’approvazione dell’assegno unico per ogni figlio. L’auspicio è che “questo assegno venga incontro ai bisogni concreti delle famiglie, che tanti sacrifici hanno fatto e stanno facendo, e segni l’avvio di riforme sociali che mettano al centro i figli e le famiglie”.

Se le famiglie non sono al centro del presente, non ci sarà futuro; ma se le famiglie ripartono, tutto riparte.

Lo scenario è difficile e il futuro incerto, ma Papa Francesco vede all’orizzonte già una “primavera”. Per raggiungerla offre tre “pensieri”. Anzitutto, il “dono”:

“Ogni dono si riceve, e la vita è il primo dono che ciascuno ha ricevuto… Siamo chiamati a tramandarlo. E un figlio è il dono più grande per tutti e viene prima di tutto”.

“La mancanza di figli, che provoca un invecchiamento della popolazione, afferma implicitamente che tutto finisce con noi, che contano solo i nostri interessi individuali”. Si è dimenticato “il primato del dono”, soprattutto nelle società più agiate e consumiste. “Vediamo infatti che dove ci sono più cose, spesso c’è più indifferenza e meno solidarietà, più chiusura e meno generosità”.

Il secondo pensiero è la sostenibilità. Quella “economica, tecnologica e ambientale”, certo, ma anche una “sostenibilità generazionale”. “Non saremo in grado di alimentare la produzione e di custodire l’ambiente se non saremo attenti alle famiglie e ai figli. La crescita sostenibile passa da qui”: lo afferma Papa Francesco ma è anzitutto la storia ad insegnarlo con la ricostruzione post bellica. “Non c’è stata ripartenza senza un’esplosione di nascite”. E anche oggi, nella “situazione di ripartenza” in cui ci troviamo a causa della pandemia, “non possiamo seguire modelli miopi di crescita, come se per preparare il domani servisse solo qualche frettoloso aggiustamento. No, le cifre drammatiche delle nascite e quelle spaventose della pandemia chiedono cambiamento e responsabilità”.

Il Papa chiama quindi in causa la scuola che “non può essere una fabbrica di nozioni da riversare sugli individui”, bensì “tempo privilegiato per l’incontro e la crescita umana”. A scuola, insomma, non solo “i voti” ma “i volti” a far maturare, perché “per i giovani è essenziale venire a contatto con modelli alti, che formino i cuori oltre che le menti”.

“È triste vedere modelli a cui importa solo apparire, sempre belli, giovani e in forma. I giovani non crescono grazie ai fuochi d’artificio dell’apparenza, maturano se attratti da chi ha il coraggio di inseguire sogni grandi, di sacrificarsi per gli altri, di fare del bene al mondo in cui viviamo. E mantenersi giovani non viene dal farsi selfie e ritocchi, ma dal potersi specchiare un giorno negli occhi dei propri figli”.

A volte, infatti, “passa il messaggio che realizzarsi significhi fare soldi e successo, mentre i figli sembrano quasi un diversivo, che non deve ostacolare le proprie aspirazioni personali”. Questa mentalità è, secondo Francesco, “una cancrena per la società e rende insostenibile il futuro”.

Terza parola è, infine, “solidarietà”. Una solidarietà “strutturale”, non legata cioè all’emergenza ma stabile per le strutture di sostegno alle famiglie e di aiuto alle nascite.

“In primo luogo occorrono politiche familiari di ampio respiro, lungimiranti: non basate sulla ricerca del consenso immediato, ma sulla crescita del bene comune a lungo termine. Qui sta la differenza tra il gestire la cosa pubblica e l’essere buoni politici. Urge offrire ai giovani garanzie di un impiego sufficientemente stabile, sicurezze per la casa, attrattive per non lasciare il Paese”.

Tale compito riguarda da vicino anche l’economia: “Come sarebbe bello veder crescere il numero di imprenditori e aziende che, oltre a produrre utili, promuovano vite, che siano attenti a non sfruttare mai le persone con condizioni e orari insostenibili, che giungano a distribuire parte dei ricavi ai lavoratori, nell’ottica di contribuire a uno sviluppo impagabile, quello delle famiglie!”, esclama il Papa. “È una sfida non solo per l’Italia, ma per tanti Paesi, spesso ricchi di risorse, ma poveri di speranza”.

La solidarietà va declinata anche nell’ambito dell’informazione, specie oggi che “vanno di moda colpi di scena e parole forti”. Il criterio invece “per formare informando non è l’audience, non è la polemica, è la crescita umana”. In altre parole, serve “un’informazione formato-famiglia”, dove si parli degli altri “con rispetto e delicatezza, come se fossero propri parenti” ma che, al contempo, “porti alla luce gli interessi e le trame che danneggiano il bene comune, le manovre che girano attorno al denaro, sacrificando le famiglie e le persone”.

In conclusione, una parola semplice e sincera: “Grazie”. “Grazie a ciascuno di voi e a quanti credono nella vita umana e nell’avvenire. A volte vi sembrerà di gridare nel deserto, di lottare contro i mulini a vento. Ma andate avanti, non arrendetevi, perché è bello sognare il bene e costruire il futuro. E senza natalità non c’è futuro”.