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7 suggerimenti per far impegnare di nuovo i parrocchiani

CORONAVIRUS MASS

Piero CRUCIATTI | AFP

Catholic Link - pubblicato il 14/05/21

Abbiamo un compito arduo: convincere la gente che tra tutti i luoghi in cui si tornerà nella vita post-pandemia, la chiesa dovrebbe essere tra i primi

di Emily Ricci

Ricordo la prima Messa a cui ho assistito dopo che il Covid-19 aveva provocato un lockdown generalizzato ed eliminato la possibilità di accedere ai sacramenti. Non ero andata a Messa per più di due mesi, e desideravo l’Eucaristia più di qualsiasi altra cosa avessi perso durante la pandemia.

La Messa sarebbe stata all’aperto, e sono arrivata molto presto perché non sapevo quanto sarebbe stata affollata. Per mia sorpresa, al mio arrivo il parcheggio era quasi vuoto. Beh, è una Messa feriale, mi sono detta. Quella del fine settimana sarebbe stata certamente più affollata.

Il weekend c’era effettivamente più gente, ma c’erano comunque molti posti liberi. Avrebbe potuto probabilmente esserci il doppio o il triplo dei partecipanti senza che si creassero problemi. Settimana dopo settimana, mi sono meravigliata per il fatto che i parrocchiani non tornavano. Non è che io frequenti una piccola chiesa; siamo una delle parrocchie più attive e impegnate nella nostra arcidiocesi, e prima del Covid c’era un elevato tasso di partecipazione alla Messa. Anche quando le condizioni meteorologiche ci hanno costretti a spostare la Messa all’interno ed è stato stabilito il limite del 25% della partecipazione, non ho mai visto nessuno dover andar via.

È una storia che ho ascoltato spesso, mentre le parrocchie si preparavano a riaprire e a trovare modi creativi per far entrare più persone possibile nel modo più sicuro e poi affrontavano una presenza deludente.

Per alcuni andare a Messa non è sicuro, e rispetto totalmente questa posizione. Io stessa ho preso quella difficile decisione per qualche mese quando stavo per partorire, perché non potevo rischiare di esporre il fragile sistema immunitario di mia figlia al freddo dei mesi invernali.

Sento però che il calo nella partecipazione constatato in quasi ogni parrocchia del Paese non sia dovuto solo a salute e sicurezza… è che la Messa online è più comoda, o forse la gente sta scoprendo che non era poi così impegnata. Ha sopravvissuto a lungo senza la Messa, perché ora dovrebbe renderla una priorità?

Mentre il Paese inizia lentamente a pensare a una riapertura, penso che sia fondamentale che le parrocchie comincino a pensare a come impegnare di nuovo i fedeli dopo un’assenza anche di un anno. Prima della pandemia stavamo già assistendo a bassi livelli di partecipazione, ma ora siamo a un bivio – o riaccendiamo il cuore dei nostri parrocchiani non impegnati o affronteremo ancora più chiusure.

Come esperta di marketing specializzata in comunicazioni cattoliche, ci sono sette cose a cui credo che ogni parrocchia dovrebbe pensare per quanto riguarda la sua strategia di riapertura.

7 suggerimenti per far impegnare di nuovo i parrocchiani

1 Rieducazione

In primo luogo, perché andare a Messa? La Messa online è altrettanto feconda e più comoda? Conosciamo la risposta – l’Eucaristia, fonte e culmine della nostra fede –, ma molti non sono davvero convinti della Presenza di Cristo nel Santissimo Sacramento. La priorità delle parrocchie dev’essere quella di risolvere questa mancanza di impegno, e velocemente. Un’idea potrebbe essere offrire una Messa “educativa”, in cui si analizza perché si fa quello che si fa durante la Messa, o una serie di conferenze sui miracoli eucaristici, offerta in streaming e di persona per impegnare entrambi i tipi di pubblico.

2 Strategia di accoglienza

Mi piace che le parrocchie di maggior successo siano quelle che hanno una solida strategia di accoglienza, dalla registrazione alla partecipazione alla Messa. Ad esempio, se qualcuno si registra per diventare parrocchiano nella vostra parrocchia, come avviene questo processo? Molto probabilmente è piuttosto blando – riempire il formulario, ottenere le buste per le donazioni, fine. Immaginate se ci dedicassimo alla nostra strategia di accoglienza quanto ci assicuriamo che i parrocchiani ottengano le loro buste per le donazioni! È molto più probabile che i nuovi parrocchiani si impegnino se ricevono un’e-mail personalizzata o una lettera dal parroco, una telefonata da un parrocchiano che vive circostanze familiari simili o anche un opuscolo su come coinvolgersi nella parrocchia. Una volta che arrivano a Messa, un saluto cordiale può fare la differenza nel sentirsi accolti e amati. Incoraggerei poi le parrocchie a pensare di organizzare un “Weekend del Bentornato” per impegnare nuovamente i parrocchiani attualmente poco attivi. Con queste persone dobbiamo iniziare essenzialmente dall’inizio e rinnovare il rapporto con loro. La pandemia ci ha dato un’opportunità di rivalutare chi siamo come parrocchia – usate quel weekend per comunicare quell’idea con opportunità sociali come cene o progetti di servizio, momenti educativi come conferenze o studi biblici e promuovendo l’impegno parrocchiale con forum sulle attività e le necessità della parrocchia.

3 Orgoglio e collegamento parrocchiale

Io parlo a CHIUNQUE incontro della mia parrocchia semplicemente perché la amo molto. Lì mi sento a casa, considero gli altri parrocchiani parte della mia famiglia estesa e sono profondamente orgogliosa del fatto che quella sia la mia parrocchia. È il momento di promuovere questo senso di orgoglio parrocchiale! Questo va al di là di cose come magneti o borse con un logo (anche se sicuramente non fanno male e sono ottimi per l’evangelizzazione!), offrendo ai parrocchiani anche opportunità per impegnarsi gli uni con gli altri in modi significativi. Pensate di parlare di una famiglia a settimana nel bollettino o avviate un blog parrocchiale con testimonianze di fede dei membri. Organizzate piccoli gruppi guidati su vari argomenti come genitorialità o salute e il loro rapporto con la religione. Più una persona si sente collegata alla sua parrocchia, più è probabile che si sforzi di assistere personalmente alla Messa – e di fare una donazione.

4 Eliminazione graduale del live-streaming

Se ci sono degli aspetti positivi da trovare, una delle cose migliori che penso siano venute fuori da questa pandemia è il modo in cui le parrocchie hanno iniziato a trasmettere in streaming molte Messe e vari eventi. È un ottimo modo per coinvolgere chi è malato o costretto a casa, e spero che continuerà a lungo dopo che saremo tornati alla normalità. Detto questo, temo che il livestreaming renda la Messa troppo comoda per chi potrebbe andare ad assistervi personalmente – dopo tutto, chi vuole trascinarsi fuori di casa con tutti i bambini ogni domenica mattina quando si può sprofondare nel divano e guardare la Messa in pigiama? Consiglierei alle parrocchie di trasmettere in streaming solo una Messa ogni weekend con il miglioramento delle condizioni, e di inserire nel livestreaming dei promemoria sugli orari della Messa e le opportunità di parteciparvi in presenza. Lasciate il livestreaming a chi non può andare in chiesa o vuole cogliere un’omelia da postare e condividere online.

5 Protocolli di sicurezza

Sono una persona particolare che rimugina su tutto, e quindi andare in un posto nuovo mi spaventa sempre. Dove parcheggerò? Dove sono i bagni? La gente può sentirsi nervosa all’idea di andare di nuovo a Messa perché non conosce i protocolli di sicurezza che sono stati messi in atto. Pensate di predisporre una pagina sul vostro sito web riportando tutti i vostri protocolli di sicurezza (incluse le misure di pulizia che state prendendo per tranquillizzare chi teme i contagi) e annunciateli prima di ogni Messa. Chiari cartelli sulle porte e all’interno della chiesa su mascherine, dove sedersi e come prendere la Comunione renderanno l’esperienza più rassicurante per chi è nervoso.

6 Sistemazione

Collegato alla questione della sicurezza è il fatto che molte persone potrebbero temere di tornare a Messa perché l’esperienza online può essere più adatta alle loro necessità. Ad esempio, chi ha difficoltà di udito può mettere i sottotitoli, e chi ha bambini piccoli può sentirsi libero di farli scorrazzare. Pensate a questi gruppi di persone della vostra parrocchia e a come far sì che l’esperienza della Messa in presenza sia più agevole per loro. Potreste mettere dei dispositivi a disposizione di chi non sente bene o offrire un interprete della lingua dei segni in una delle Messe, e avere dei messali per bambini o offrire una Messa “pratica” per le famiglie con bambini piccoli perché possano riabituarsi alla celebrazione in presenza.

7 Sensibilizzazione a livello di evangelizzazione

Probabilmente penserete che sia pazza. Perché dovremmo concentrarci sul fatto di trovare nuovi parrocchiani quando non riusciamo a far tornare quelli che abbiamo già? Penso che concorderemo tutti sul fatto che l’ultimo anno sia stato impegnativo da tanti punti di vista. Credo che molti cattolici che si sono allontanati o persone di nessuna fede siano alla disperata ricerca di speranza. Grazie al cielo, è esattamente quello che offriamo nella Chiesa, e quindi quello attuale è un momento ideale per “fare discepoli”. Usate questo periodo per migliorare i vostri sforzi di evangelizzazione: mettete a disposizione degli opuscoli nei negozi vicini con gli orari delle Messe, o pensate di spendere qualcosa per fare pubblicità digitale nella zona.

Indipendentemente da come deciderete di implementare la vostra strategia di riapertura, una cosa è certa: il modo in cui agiremo come Chiesa conta, e deciderà il futuro del cattolicesimo nel nostro Paese per i prossimi decenni. Abbiamo un compito arduo: convincere la gente che tra tutti i luoghi in cui si tornerà nella vita post-pandemia, la chiesa dovrebbe essere tra i primi. La vostra parrocchia è pronta?

Emily Ricci è proprietaria e presidente di Gloriam Marketing, un’agenzia cattolica di marketing che assiste parrocchie e iniziative cattoliche nelle loro necessità di comunicazione. Ama esplorare le intersezioni tra marketing ed evangelizzazione e lavorare con le organizzazioni come partner nell’evangelizzazione.

Emily ha più di otto anni di esperienza nel lavoro parrocchiale, e ha conseguito un master in Teologia presso l’Augustine Institute. Prima di lanciare la sua attività ha lavorato nel campo del marketing digitale e dello sviluppo di contenuti nel settore dell’istruzione superiore. È formatrice aggiunta di Studi Religiosi a livello universitario, e ama lavorare da casa, dove vive con il marito e la figlia di quattro mesi.

Per ulteriori informazioni sulla sua attività, collegatevi al sito www.gloriammarketing.com

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link.

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