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Nel buio della morte è nascosto l’imprevisto della resurrezione

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Di iphotosmile|Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 13/05/21

Ecco perché quando si soffre la cosa più saggia da fare è affidarsi; perché nel pieno della passione e del dolore dominano la paura e l'incapacità di comprendere il senso di ciò che si attraversa. Il male sembra vincere ma l'odio ha una vittoria solo apparente: la gioia della resurrezione non ha rivali.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Ancora un poco e non mi vedrete; un po’ ancora e mi vedrete».
Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un po’ ancora e mi vedrete, e questo: Perché vado al Padre?».
Dicevano perciò: «Che cos’è mai questo “un poco” di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un po’ ancora e mi vedrete?
In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia».
(Gv 16, 16-20)

“Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete”. Non si può comprendere nulla del vangelo di oggi se dimentichiamo che ci troviamo al capitolo 16 del vangelo di Giovanni, che per intenderci è il punto focale di tutto il racconto della passione di Gesù.

Passione, morte e resurrezione

Le ore qui raccontate sono le poche che separano Gesù dalla sua fine. Il non vederlo è riferito alla sua morte e sepoltura, il rivederlo è riferito alla sua resurrezione, ma questo i discepoli giustamente non riescono a capirlo.

Esattamente come è difficile per ciascuno di noi capire qual è il senso del buio che tante volte siamo costretti a vivere. Nel cuore di ogni nostro venerdì santo regna la confusione, la paura, lo smarrimento. Quando si soffre, quando si è in croce non si comprende mai il perché di tutto ciò.

Che senso ha tutto questo soffrire?

Come può Dio permetterlo, e dove in realtà ci sta conducendo? Sono domande che quando le si pronuncia nel cuore di una sofferenza sono destinate a rimanere senza risposta. È così che capita anche a Gesù.

Ma Egli ci insegna che in simili ore non bisogna rimanere ostaggio dei ragionamenti, ma bisogna imparare ad affidarsi. «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”?

La gioia del mondo vive di odio

In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia». Il mondo a cui si riferisce Gesù è il mondo basato sull’odio, il male e l’egoismo.

C’è un momento in cui la croce sembra la vittoria schiacciante del male. Ma questa gioia è destinata a finire. C’è infatti qualcosa che nessuno sa, e cioè l’imprevisto della resurrezione.

La gioia di Cristo è la vittoria della vita

Credo che è questa fede semplice e rocciosa che ha animato i pastorelli di Fatima di cui oggi ricorre l’anniversario della prima apparizione. Avevano tutto contro, e due di loro morirono quasi subito, eppure avevano ragione a sperare e a fidarsi di Maria. A noi molto spesso manca questa fiducia, questo affidamento al di là di ogni perché a cui non riusciamo a rispondere.

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