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Perché, crediate o meno, dovreste insegnare la Bibbia ai vostri figli

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Mar Dorrio - pubblicato il 11/05/21

Come farete sì che comprendano la loro cultura o quello che vedono in un museo d'arte?

Ho dato un’occhiata a una guida della Comunidad de Madrid indirizzata ai genitori che cercava di orientarli nell’educazione digitale dei bambini.

Vi si ricorda che il cervello è un organo altamente plastico, che funziona in modo simile a un muscolo, e se si utilizza cresce, altrimenti si atrofizza.

“Il cervello e le sue reti neurali crescono dal momento in cui nascono, e non smettono di farlo fino all’ultimo secondo prima di morire”. Il cervello si trasforma grazie a quei piccoli movimenti che si verificano nella connessione tra neuroni.

Ed è qui che la guida propone una riflessione: “Quali zone, capacità o abitudini voglio che mio figlio sviluppi di più?” Lanciando questa domanda, ha ricordato che gli anni tra i 4 e i 12 sono quelli in cui si può instillare il maggior numero di talenti, esperienze e abitudini, con la collaborazione dei figli e la loro libertà.

Quando ho terminato di leggere quella guida, decisamente raccomandabile, ho avuto un flashback del mio primo anno di università. Le ultime due ore del venerdì erano dedicate alla lezione di Arte Antica e Medievale, con uno di quei professori leggendari che in genere ricordavano due concetti: 1) quanto sia positivo e necessario avere un amico restauratore; 2) che chi non ha letto la Bibbia è un completo ignorante che non potrà contemplare la cultura occidentale (per alcune considerazioni che esprimeva in classe oso dire che non fosse proprio un cattolico praticante).

Comprendere la propria cultura

La realtà, però, è che per credenti e non credenti accostarsi alla Bibbia è affacciarsi alle basi della nostra società e risvegliare la sensibilità nei confronti del buono, del vero e del bello. Conoscere le Sacre Scritture vuol dire conoscere la grande fonte di diffusione dell’ispirazione di artisti di tutti i tempi e di tutti gli scenari possibili: architettura, scultura, pittura, poesia, musica…

Richiamando il mio professore di Arte, con la guida della Comunidad de Madrid voglio porre una domanda: desideriamo che si realizzino solo connessioni tra i neuroni che riconoscono l’opera e l’ispirazione degli youtubers, i concorrenti dei reality o i realizzatori di Tik Tok?

Sì, so che molte scuole e molte famiglie dedicano del tempo sia a lezione che fuori a concerti, musei ed esposizioni senza realizzare una lettura previa, senza una spiegazione del passo delle Sacre Scritture o dell’idea di morale cristiana che dà senso all’opera.

Si potranno meravigliare della bellezza, delle pieghe perfette del marmo della Pietà di Michelangelo (una delle grandi sculture più apprezzate anche dai non credenti), ma non capiranno, non potranno valorizzare tutto quello che si nasconde dietro quel giovane volto della Vergine. Un volto che ci ricorda che è figlia di Dio Padre e madre di Dio Figlio, un volto che ci fa volgere lo sguardo al mistero della Santissima Trinità.

Godersi l’arte

O potranno valorizzare la Sagrada Familia per le sue caratteristiche estetiche o la sua struttura, ma resteranno a metà, godendosi l’opera in modo incompleto se non conoscono tutti i significati che danno un senso a quella creazione.

Perderemmo l’eredità che vuole lasciare dietro la realizzazione delle colonne, dietro quell’affinamento progressivo verso il soffitto che rappresenta la ricerca della santità, la perfezione per giungere al cielo.

Le grandi opere d’arte che ci accompagnano diventerebbero parzialmente invisibili se non le guardassimo con la luce necessaria, che non è altro che la conoscenza della dottrina cattolica.

Siamo consapevoli del fatto che senza conoscenza della dottrina cristiana, senza conoscere le Sacre Scritture, non potranno apprezzare gran parte dell’arte che ci circonda, atrofizzando i loro sensi, senza la capacità di stupirsi?

Ci preoccupa il fatto di non dare importanza a questa zona del cervello in cui si producono le connessioni tra neuroni che risvegliano la sensibilità al bene, alla bontà e alla bellezza?

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