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María de San José e il suo digiuno totale: “Per 10 anni ha consumato solo la Comunione”

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Agustinas Recoletas del Corazón

Ramón Antonio Pérez - pubblicato il 11/05/21

La prima beata del Venezuela, incorrotta, María de San José, ha praticato un dono soprannaturale poco noto, l'“inedia”, digiunando totalmente per dieci anni e nutrendosi solo dell'Ostia consacrata

“È del tutto vero. Ha vissuto dieci anni consumando solo la Comunione sacramentale”, dice Pedro Reinaldo Bravo, ricercatore religioso e devoto a María de San José. Bravo è di La Victoria, nello Stato di Aragua, e visita spesso il santuario di Maracay, in cui si conserva il corpo incorrotto della prima beata del Venezuela.

“Com’è possibile che una persona sopravviva ricevendo come alimento solo l’Ostia consacrata?”, gli è stato chiesto durante la conversazione con Aleteia. “Come tutte le cose straordinarie viene da Dio. È un dono che viene offerto alle persone come María de San José, che vivono appieno il loro rapporto spirituale con Lui”, ha risposto.

Bravo ha sottolineato che la religiosa venezuelana figura nel gruppo ristretto di santi e beati che hanno praticato l’“inedia”, ovvero per molto tempo ricevevano solo la Sacra Comunione, rimanendo in digiuno costante, cioè senza consumare alimenti.

“Queste persone hanno mantenuto questa pratica per molti anni nella loro vita per via del loro stretto rapporto con Dio e dell’assoluto controllo del loro corpo, della mente e dello spirito”, ha dichiarato Bravo.

María de San José ha offerto il suo digiuno in modo permanente e totale, compiendolo per dieci anni, da quando ne aveva 24. Nel 1909, a 34, padre Vicente López Aveledo le chiese di mitigarlo. “Per i suoi voti di obbedienza lo fece”.

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Per la conversione di suo padre

Chi può aiutare meglio a conoscere la prima beata del Venezuela delle sue consorelle della congregazione delle Agostiniane Recollette del Cuore di Gesù (ARCJ)? In un portale dedicato alla loro fondatrice, spiegano come sia stato quel digiuno totale e assoluto.

“A 24 anni, Laurita Alvarado Cardoso (oggi nota come la beata María de San José) offrì a Dio un digiuno totale e assoluto per la conversione di suo padre, Clemente Alvarado”. La religiosa fece questa promessa a Dio, “per mano della Vergine Maria, rifugio dei peccatori, se suo padre si fosse confessato prima di morire”, spiegano.

Il padre della religiosa, a quanto pare, viveva “senza conoscere Dio, e anzi criticando, attaccando e perseguendo sempre, per le sue idee politiche, la Chiesa e i suoi consacrati”, affermano le ARCJ.

All’epoca, Laura collaborava nel primo ospedale di Maracay.

Dopo aver saputo che suo padre era malato, anziché andare “a casa dei suoi genitori per accompagnare la famiglia in quel momento così duro e difficile, Laura si inginocchiò nella cappella di fronte all’immagine della santissima Vergine e pregò Dio tutta la notte perché il Signore desse una seconda opportunità a suo padre, lo riportasse in vita e lo salvasse”.

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La promessa

“Ha fatto qualche promessa? Sì!”, scrivono le religiose sul portale, che riunisce varie curiosità sulla fondatrice. “Laura Alvarado offre a Dio un digiuno totale e assoluto”.

Gli appunti spirituali della prima beata venezuelana, Mis impresiones de retiro, citano parte della promessa. “Cosa non faremo per la salvezza di un’anima? E se quell’anima è quella di un padre o di una madre, quali sacrifici, per quanto grandi, non saremo in grado di offrire? Ah, Signore, hai accettato il mio sacrificio! Sii benedetto!”, scriveva la beata María de San José nel 1899.

“Insolitamente, il 5 aprile 1899, contro ogni speranza, Clemente si sveglia, chiede un sacerdote, parla con lui, confessa i suoi peccati, si comunica e si sposa per la Chiesa con Margarita, sua moglie”. Poche ore dopo, “parte per la patria celeste, che lo aspetta a braccia aperte, grazie all’amore e alla preghiera di sua figlia Laura Evangelista”.

Le religiose precisano che la giovane Laura mantenne la sua promessa, e da quel giorno non assunse alcun alimento, solo la Santa Eucaristia. “Dopo 10 anni, per obbedienza, deve mitigare il suo digiuno. Lo farà fino alla morte, a 92 anni, realizzandolo non più in modo assoluto, ma assumendo porzioni minime di cibo ogni giorno”.

Circa lo stile di vita dopo i dieci anni di “inedia”, il libro Madre María de San José, di María García de Fleury, afferma:

“Da quel momento in poi, tutti i giorni a colazione mangiava un pezzo di pane tostato, un paio di cucchiaini di maizena e un po’ di frutta. A pranzo un cucchiaio di riso e un pezzetto di banana strofinato con aglio. A volte aggiungeva un pezzo di cassava. Per mortificarsi beveva succo d’arancia amaro. La sera non mangiava niente”. E così fino al giorno della sua morte.

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Cos’è l’“inedia”? Esistono altri casi nella Chiesa?

L’“inedia” è un fenomeno soprannaturale sperimentato da santi, beati e persone molto legate a Dio. Deriva dai termini latini per indicare “no”, e mangiare (“edo”), e si tratta dell’astinenza dal cibo per un tempo superiore a quello a cui può resistere il corpo umano, ovvero un digiuno assoluto. Anche se è mistica, alcuni autori raccomandano di non praticarla perché il cibo è indispensabile per vivere.

Nonostante il rischio apparente che si corre smettendo di consumare cibo, all’interno della Chiesa cattolica sono stati molti gli uomini e le donne che hanno vissuto a lungo senza mangiare, alcuni per periodi più prolungati rispetto a María de San José. Tra questi figurano Santa Caterina da Siena, che ha vissuto senza mangiare per 8 anni, la beata Caterina da Racconigi (10 anni) e Santa Ludovina di Schiedam, il cui digiuno è durato ben 28 anni.

Secondo un articolo su El Observador en Línea, esistono molti altri casi di inedia nel mondo cattolico: Sant’Angela da Foligno è rimasta per 12 anni nell’inedia assoluta, la beata Isabel de Reute più di 15, San Nicola di Flüe 20 anni, la beata Luisa Lateau 14, come anche la beata Domenica Lazzari.

Riferiscono che uno dei casi più famosi in cui una persona ha vissuto nutrendosi solo dell’Eucaristia è quello di una mistica stigmatizzata tedesca, la venerabile Teresa Neumann, vissuta tra il 1898 e il 1962. A livello medico, è stato verificato che “non assumeva neanche acqua o qualsiasi altro tipo di liquido – solo all’inizio qualche goccio d’acqua in un cucchiaino, poi neanche quello. È riuscita a vivere così per 35 anni”.

María de San José era nata il 25 aprile 1875 a Choroní, nello Stato Aragua. È morta il 2 aprile 1967 a Maracay. Nel 1978 è stato avviato il suo iter di beatificazione. Nel 1982 si è verificata la guarigione di suor Teresa Silva, miracolo approvato per decreto papale di Giovanni Paolo II nel 1993. Nel 1994, il suo corpo incorrotto è stato trasferito in un sarcofago di cristallo per la venerazione pubblica. Il 7 maggio 1995 si è svolta la cerimonia di beatificazione in Vaticano. Ogni 7 maggio, si celebra la festa liturgica della prima beata del Venezuela.

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